Gioco di specchi in Magari, debutto alla regia di Ginevra Elkann che sceglie di raccontare il divorzio dei genitori attraverso il filtro dello sguardo infantile affidandosi alla presenza di Riccardo Scamarcio (in un personaggio ispirato al padre Alan Elkann) e Alba Rohrwacher. Magari inaugura Locarno 2019 aprendo la sezione non competitiva di Piazza Grande. Un sogno che si realizza per la co-fondatrice di Good Films, come ammette lei stessa: "E' da quando avevo 14 anni che sogno di fare la regista e ora ne ho quasi 40. Questo film è stata un'esperienza corale e mi dà gioia inaugurare la Piazza di Locarno, un bel festival in cui il cinema è rispettato e amato".
Magari, in uscita a marzo 2020 con Bim Distribuzione, racconta la storia della piccola Alma (Oro De Commarque), che sogna di rivedere insieme i genitori separati, ma viene mandata insieme ai due fratelli a passare le vacanze di Natale col padre sceneggiatore (Riccardo Scamarcio), squattrinato e impacciato. Scamarcio, abbronzatissimo e più ciarliero del solito, racconta l'esperienza sul set: "Quando Ginevra mi ha chiesto di interpretare Carlo ho messo subito in chiaro che la difficoltà del film era dover interagire con tre bambini senza esperienza e un cane. Il rischio era che sembrassimo tutti cani. Non era la prima volta che lavoravo con adolescenti, è sempre un'esperienza molto interessante, ma ero preoccupato così ho chiesto a Ginevra come intendeva lavorare. Ci siamo subito capiti. Dovevamo evitare l'eccessivo rigore, alla fine è stato il gioco a guidarci".
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Tra autobiografia e finzione
Nonostante le somiglianze tra i personaggi del film e i membri della sua celebre famiglia, Ginevra Elkann mette le mani avanti ammettendo che il suo non è un film del tutto autobiografico, "ma nasce da un sentimento che è quello di Alma. Il suo 'magari' era il mio magari di quando ero piccola. I miei si sono separati quando ero molto piccola e ho sempre avuto il sogno di loro come coppia, come famiglia. Li idealizzavo". Quando le vengono fatte notare le frequenti somiglianze, anche fisiche, tra personaggi e persone reali, la regista ammette sorniona "L'inconscio fa tanto".
Un altro aspetto autobiografico che compare nel film - di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di Magari - è la presenza costante della religione. C'è una sorta di ossessione religiosa che aleggia sui protagonisti della storia. "Sono cresciuta russa-ortodossa, come si vede nel film" spiega Ginevra Elkann "ma ho una famiglia multireligiosa, perciò mi premeva raccontare questo aspetto". A interpretare i tre fratelli Elkann, che naturalmente nel film hanno nomi diversi, sono Oro De Commarque, Ettore Giustiniani e Milo Roussel, tre giovani attori non professionisti che hanno partecipato al casting per gioco senza sperarci troppo. E poi c'è Alba Rohrwacher, presenza discreta, ma fondamentale: "La forza di Benedetta è che non si lascia inquadrare. Benedetta è sfuggente perché appare in funzione degli altri personaggi. Interviene nelle vite degli altri, le modifica, ma della sua vita si sa molto di meno. Poteva essere uno stereotipo ma il lavoro che ha fatto Ginevra è stato quello di tirarla fuori da ogni cliché.
Un titolo unico per narrare una relazione irrisolta
Fin dal titolo, Magari lascia intendere un desiderio di distaccarsi dalla massa recuperando una "parola bellissima, unica alla lingua italiana. Magari comprende dentro di sé sentimenti di felicità e malinconia. Rappresenta bene il sentimento del film, la memoria di oggi di un'idealizzazione futura". Alba Rohrwacher sottolinea come, al di là delle incomprensioni tra genitori e figli al centro del film "ci sono anche tanti dialoghi ricchi di senso. Lo sguardo di Ginevra è discreto, ma ingombrante, ci permetteva di creare dinamiche in libertà che lei raccoglieva, ma le aveva scritte lei. Potevamo improvvisare o affidarci ai dialoghi che erano estremamente precisi".
Dopo aver lavorato a lungo nel mondo della produzione e distribuzione cinematografica, che tipo di difficoltà ha affrontato la neoregista Ginevra Elkann? "La prima regia è stata una grande sfida, le difficoltà sono tante, devi adattarti ai compromessi, le cose non vanno mai come pensi. Per fortuna tutti i problemi si sono risolti al meglio per il film". Pensando ai modelli, Ginevra cita una lunga lista di autori che comprende Francesca Archibugi, Noah Baumback, Wes Anderson,Luigi Comencini, Mike Nichols e Rohmer che "da piccola non mi piaceva per niente, lo trovavo noioso. Rivedendo i suoi film da adulta, ne ho scoperto la poesia".
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Riccardo Scamarcio padre egoista, ma capace d'amore
L'attenzione torna a Riccardo Scamarcio e al suo ruolo di padre separato e egoista costretto a improvvisarsi responsabile per recuperare il rapporto coi figli. L'attore pugliese, che nella vita non ha figli, spiega che ad aiutarlo nel ruolo di Carlo è stato il copione molto preciso. "Non facciamo trattati sociopolitici, ma raccontiamo personaggi precisi. Carlo è quel papà lì, non corrisponde a nessuno in particolare, è un personaggio narcisista la cui vita viene invasa dai tre figli in un momento preciso. I dettagli dell'epoca mi hanno aiutato ad ambientarmi, ma c'è un dettaglio del mio privato che mi è servito moltissimo. Carlo scrive, mia madre dipingeva e in quei momenti era come se ci abbandonasse, come se la pittura fosse la cosa più importante. Per me questa era una fortuna, questo tempo libero mi ha permesso di formare la mia personalità, quindi non ho alcun giudizio morale nei confronti di Carlo. E' egoista, ma si fa perdonare, ama profondamente i figli, ma ogni tanto li detesta".
"Carlo era un padre single negli anni '90" ci tiene a sottolineare Ginevra Elkann. "Allora i padri non erano abituati a gestire i propri figli. Abbiamo messo l'accento sulla libertà, il padre tratta i figli come adulti perché non è abituato a relazionarsi con dei bambini. Questo gap dà vita a situazioni comiche, ma mette in scena un rapporto forte, da individuo a individuo".