Netflix continua a navigare con grande successo le limpide e fortunate acque dell'animazione. Se recentemente ha aggiunto alla sua già ricchissima libreria serie di enorme impatto come Pluto e Blue Eye Samurai (leggi la nostra recensione), in chiave cinematografica è Nimona l'ultimo lungometraggio animato qualitativamente importante, comunque d'estrazione occidentale.
Per un film in lingua giapponese bisogna risalire a Bubble di Wit Studios, collaborazione che ha poi spalancato le porte ai responsabili de L'attacco dei giganti per le grazie del colosso dello streaming (rifaranno l'anime di One Piece), e adesso, a un anno di distanza, è arrivato il turno di Mappa. Lo studio dietro ai successi di Jujutsu Kaisen, Chainsaw Man e Vinland Saga, recentemente sommerso di critiche - va detto - per le accuse di crunchig e di condizioni di lavoro esasperanti per gli animatori, debutta in piattaforma con questo Maboroshi, storia d'amore incorniciata in un contesto di genere dove le tematiche più emotive e intimiste e quelle sociali e culturali s'incontrano senza soluzione di continuità, dando valore, senso e verità a un film profondamente umano, nel bene e nel male.
Chiudere le crepe
Maboroshi trasporta lo spettatore in una piccola provincia giapponese dove i confini tra realtà e magia si confondono. Il racconto si dipana attraverso la storia di Masamune Kikuiri, un adolescente di 14 anni che si ritrova improvvisamente intrappolato nella sua città natale, Mifuse, insieme a parenti e compagni di scuola. Tutto inizia dopo un grave incidente all'acciaieria del paese, che dà lavoro quasi all'intera popolazione maschile di Mifuse. L'evento catastrofico fa sì che si aprano nel cielo numerose crepe, che puntualmente vengono però richiuse dal fumo dell'acciaieria, che sale dall'altoforno sotto forma di lupo.
C'è chi considera l'acciaieria un Luogo Sacro e chi invece la vede come una punizione per il male inflitto alla natura circostante (qui c'è il tema ambientalista), ma una cosa è certa: gli abitanti della città sono bloccati in una sorta di freddo ed eterno inverno che sembra impedire anche lo sbocciare dell'amore o di altri potenti sentimenti, come il dolore o la delusione. In questo contesto, Masamune inizia a provare qualcosa per la compagna di classe, Mutsumi Sagami, ed è dopo l'inizio di questi sentimenti e l'incontro con una strana ragazza, Itsumi, che vive proprio nell'altoforno dell'acciaieria che il confine tra realtà e finzione comincia a incresparsi e distruggersi, spingendo Masamune a interrogarsi su cosa significhi veramente vivere e amare.
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Andare avanti
Maboroshi significa illusione. Il titolo è immediato. Masamune e Mutsumi vivono infatti in un mondo illusorio che non possono abbandonare. La provincia, in questo senso, diventa una gabbia da cui tentare di evadere e che tiene imprigionati i corpi e i sogni di chi è costretto ad abitarla nonostante il desiderio di fuggirvi, di cercare qualcosa di diverso, di non voler restare intrappolati in un passato che non c'è più, ambendo alla piena realizzazione di sé. Mifuse rappresenta l'orizzonte illusorio tra un mondo che non esiste più e la modernità, agognata dai più giovani e allontanata dai più anziani. Uno spaccato sensibilmente attuale dove si va a inserire la tematica dell'amore e del coming of age inteso sia come ancora e catena, che inchioda e lega, sia come fondamentale elemento trasformatore per entrambi i protagonisti (ma non solo), l'unico modo per accettare di "restare" e il solo per guardare avanti, al futuro, a una realtà ben più libera, calda e matura di quanto pensato.
La provincia è allora metafora delle paure e dei vincoli che spesso ci trattengono, dove è l'amore l'elemento catalizzatore di fuga, crescita e cambiamento, anche se fuggire significa farlo da se stessi. Maboroshi ci invita allora a riflettere sulla complessità delle relazioni umane e sulla dualità di una realtà apparentemente immutabile e sui legami che la rendono al contempo limitante e affascinante. Le straordinarie animazioni ideate da Mappa e dirette dalla talentuosa Mari Okada si intersecano e si fondono con una storia penetrante e passionale, offrendo uno sguardo intenso e delicato sul costante desiderio d'evolvere e mutare, sul peso delle illusioni e l'accettazione della verità. Ci invita in definitiva ad aprire gli occhi e vivere appieno la consapevolezza del mondo e dei nostri sentimenti, esistendo per sperare in un domani migliore ma godendo appieno del presente facendo tesoro della felicità del passato.
Conclusioni
Maboroshi è l'ennesima testimonianza del talento dello Studio Mappa, sia in termini d'animazione che di tematiche, in rispetto della poetica del progetto, specie se originale. È un viaggio emozionante dove le magnifiche animazioni tessono con una delicata storia d'amore e un'interessante analogia sociale e culturale che riflette sulla provincia come simbolo di vincoli e libertà, esplorando con cognizione e profondità temi di natura universale. Un'opera d'animazione che cattura in definitiva cuore e mente dello spettatore grazie alla sua saggezza e alla sua poetica.
Perché ci piace
- Le animazioni e la regia sono di altissimo livello.
- Il modo in cui sfrutta l'analogia della provincia unita al tema dell'amore.
- Il valore sociale e culturale del racconto.
Cosa non va
- Forse non riesce del tutto a slegarsi dalla metafora.
- Il ritmo fin troppo cadenzato della narrazione, che per molti potrebbe essere un ostacolo.