Recensione Le barzellette (2003)

L'ultimo avvilente lavoro di Vanzina, collage di storielle in salsa di stupidità.

Ma non farmi ridere...

Dopo il non troppo acclamato Il pranzo della domenica, Carlo Vanzina prosegue un suo personale percorso registico con questo Le barzellette. In sostanza, confeziona il suo prodotto filmando una serie di scenette come rappresentazioni di barzellette raccontate dai protagonisti del film nelle più svariate situazioni. Quindi appena un accenno di trama o, se volete, soltanto un pretesto per mostrare una sequenza interminabile di infime gag.

Si sa che la barzelletta è una delle cose più nazional-popolari che ci siano in Italia, nella misura in cui ironizza sui vizi e sulle virtù del popolo del Bel Paese e ridicolizza un po' la vita con riflessioni sul vivere quotidiano e sulla paradossalità dello stare insieme agli altri e del rapportarsi alla società.
Il furbo Vanzina mette assieme un cast oramai "collaudato" in questo genere di pellicole sbanca-botteghino, che va da Carlo Buccirosso a Enzo Salvi, da Biagio Izzo agli ormai onnipresenti Max Cavallari e Bruno Arena, alias i Fichi d'India. Su tutti, Gigi Proietti, grandissimo e poliedrico attore che stavolta mette la propria bravura al servizio di qualcosa di fortemente scadente.
Regia poco impegnata, naturalmente, poiché lo script (in effetti simili termini tecnici, accostati a questo genere di opere, stonano decisamente) non richiede praticamente nulla se non una camera che segua le gesta dei personaggi senza null'altro da dire.
Del resto, poco da registrare anche sul fronte delle interpretazioni, tutte a livello squisitamente cabarettistico; alcuni personaggi (come il "fumato" di Enzo Salvi) sono ripresi da altri film o addirittura dal repertorio proprio dei vari comici.

E' vero, chi va a vedere Le barzellette al cinema, all'ingresso in sala non si aspetterà certo un capolavoro, ma soltanto qualcosa che lo intrattenga per un'ora e mezza facendolo ridere spensieratamanete. Ma sul fatto che questa pellicola ci riesca, ho qualcosa da ridire.
In effetti c'è ben poco da dire, e quanto sarà detto potrà anche risultare scontato, per tutti coloro i quali ormai sono riusciti finalmente a convincersi che il cinema italiano più recente ha ben poco da offrire per chi cerca sostanza, originalità, spessore in un film; per chi a queste cose non è interessato, c'è di che scegliere. Nel nostro caso particolare, quand'anche le varie barzellette, che toccano un po' tutti i temi più "cari" agli italiani, possano sporadicamente strappare un sorriso, ciaò non basta certo a far sì che tale prodotto meriti l'appellativo di "film".

Pur volendo sforzarsi di trovare modi qualcosa di positivo, non c'è nulla che possa far riemergere quest'ultima fatica di Vanzina dal baratro entro il quale cadono tutti quei film che guadagnano molto nelle sale, per due, tre, quattro settimane, ma non lasciano alcuna traccia nel corpo e nel cuore.