È sempre interessante potersi confrontare con gli autori delle produzioni che vediamo quotidianamente, in particolare quando si tratta di una serie come Luna nera, la terza prodotta nel nostro paese da Netflix dopo Suburra e Baby, che ha diversi motivi di interesse a dispetto di un livello qualitativo non all'altezza delle sue premesse e ambizioni (ne abbiamo parlato nella nostra recensione di Luna nera). Il primo è senza dubbio l'uso del tema della caccia alle streghe per raccontare qualcosa di più ampio e attuale, quella paura del diverso che è figlia dell'ignoranza e che vediamo viva ancora oggi. C'è, in secondo luogo, la predominanza femminile sia nel cast artistico che nelle maestranze, un aspetto che è, purtroppo, ancora una notizia perché anomalia in un sistema produttivo in cui le donne fanno ancora fatica a trovare spazio. C'è infine l'approccio fantasy, un ritorno a produzioni di genere in un paese che aveva una grande tradizione nel settore, ma poco seguita e sviluppata degli ultimi tempi.
Da cosa nasce Luna nera?
Temi che abbiamo discusso nella nostra intervista con Tiziana Triana, l'autrice della storia e del romanzo sviluppato in parallelo Le città perdute. Luna nera edito da Sonzogno, e le tre registe che si sono alternate dietro la macchina da presa, Francesca Comencini, Susanna Nicchiarelli e Paola Randi. Abbiamo indagato sui motivi che le hanno spinte a raccontare questa storia, quale urgenza narrativa abbia mosso in prima istanza la scrittrice e in seconda battuta le registe, scoprendo quella volontà di dar voce alle donne perseguitate nel diciassettesimo secolo, dando loro una possibilità di riscatto senza raccontarle come delle vittime.
Un racconto portato avanti cercando il difficile equilibrio tra realismo e fantastico, sempre attente a tenere il focus sui personaggi, le loro emozioni e i rapporti tra essi. D'altra parte Luna nera prende le mosse dalla giovane Ade, sedicenne che deve affrontare la sua crescita e la scoperta di se stessa con la guida di un gruppo di donne perseguitate, ma la sua storia è inserita in una costruzione narrativa che non rinuncia ad avventura e azione, supportata da effetti visivi e interventi in post-produzione che, va detto, avrebbero richiesto un investimento più corposo.
Luna nera, le autrici della serie Netflix: "Raccontiamo donne che non fanno un passo indietro"
Costruire un mondo
Uno sforzo produttivo che ci siamo fatti raccontare nella nostra intervista e che ha dovuto far i conti anche con la costruzione del mondo in cui si muovono i personaggi, con un'attenta scelta di location laziali come Canale Monterano, il borgo di Celano, il castello di Montecalvello, la Selva del Lamone, Sorano e Sutri, oltre che al Parco degli Acquedotti di Roma, e un importante lavoro sulle scenografie e i costumi, a opera di Paola Comencini e Susanna Mastroianni. Un'attenzione per la ricchezza del nostro territorio, definito "il vero territorio del fantasy", che si accompagna a quella per il nostro folklore a cui si è scelto di attingere per raccontare il fenomeno della caccia alle streghe. "Più erano veri i luoghi rappresentati, più era forte il contrasto con la magia e quello che avveniva" ci hanno spiegato infatti le registe, "attraverso la realtà, raccontare la fantasia".