Con la sesta stagione, da poco arrivata su Netflix, si è concluso il percorso seriale di Lucifer, adattamento libero dell'universo fumettistico creato da Neil Gaiman e successivamente approfondito da Mike Carey. Un percorso non privo di ostacoli, complice la cancellazione da parte di Fox prima che Netflix decidesse di dare allo show una seconda vita, e che ora è giunto al termine con un finale per certi versi inatteso (la conclusione in origine doveva essere la battaglia per il trono celeste vista alla fine della quinta stagione), ma anche molto coerente all'interno dell'arco narrativo di Lucifer Morningstar, carismatico protagonista di un serial che non ha mai avuto paura di provare cose nuove. Fino ad arrivare, appunto, al gran finale che ora vogliamo provare a sviscerare, per digerire il fatto che molto probabilmente - i diretti interessati hanno parlato di un possibile film, ma non c'è nulla di ufficiale - non vedremo più nuove avventure di Lucifer, Chloe Decker e compagnia bella. N.B. L'articolo contiene spoiler!
Da un finale all'altro
Dopo la cancellazione di Lucifer da parte di Fox nel 2018, due episodi inizialmente realizzati per la terza stagione ma poi rimandati in caso ne venisse fatta una quarta furono poi trasmessi come evento speciale di due ore un paio di settimane dopo la messa in onda di quello che era effettivamente il finale di stagione (dove Chloe vede il volto diabolico di Lucifer e si rende conto che lui è veramente il diavolo). Il secondo episodio speciale, ambientato in un universo alternativo dove Chloe non diventa una poliziotta ma si ritrova comunque a collaborare con il signor Morningstar, era narrato da Dio in persona (con la voce di Neil Gaiman in originale). Poi, qualche mese fa, c'è stato il finale della quinta stagione, parzialmente rimaneggiato a causa della pandemia, dove lo scontro fra Lucifer e il gemello Michael, durante il quale il diavolo si sacrifica per salvare Chloe, si conclude con la redenzione dell'angelo caduto, riammesso in Paradiso e pronto a prendere il posto del padre, che è andato in pensione e si trova con la moglie in un mondo parallelo difficilmente raggiungibile.
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E ora siamo arrivati al finale definitivo, aggiunto in corso d'opera (il rinnovo per la sesta stagione è arrivato mentre si iniziava a girare lo scontro conclusivo), con Lucifer che si ritrova ad accettare un destino diverso, ineluttabile e per certi versi tragico: tornare all'Inferno, per sempre, poiché i dannati non riconoscono altre entità sul trono. Così facendo deve dire addio a Chloe ed essere assente per tutta l'infanzia e adolescenza della figlia Rory, venuta dal futuro per ucciderlo a causa del suo comportamento (che finisce per accettare quando si rende conto che lui non era presente per vere cause di forza maggiore, anche se ciò significa crescere con un rancore costante a causa del funzionamento dei viaggi nel tempo, poiché lei torna a casa nel momento esatto in cui era partita e non può mettere in guardia la sua controparte più giovane). Passano gli anni, Chloe muore e i due possono finalmente ricongiungersi, con lei ringiovanita che torna a fargli da partner all'Inferno, dove è cambiata la gestione: anziché torturare i dannati, Lucifer li ascolta, applicando un approccio terapeutico.
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Il filo conduttore
In tutti quei finali c'è un elemento ricorrente, quello che è stato alla base dell'evoluzione narrativa ed emotiva dello show anche nei primi anni, quando la formula procedurale aveva la meglio sulle trame orizzontali: il rapporto tra Lucifer e Chloe, un amore "costruito" - lei è stata creata apposta per lui, a insaputa dei diretti interessati - che si è fatto sincero e potente fino al sacrificio finale in quella che doveva essere l'ultima stagione, dove lui è pronto a morire per lei e di conseguenza merita l'accesso al Paradiso negatogli dopo l'esilio. Ma in mezzo c'è anche quella che, a un certo punto, ha rischiato di essere la conclusione definitiva dello show: la fine della quarta stagione, con il signor Morningstar costretto a tornare all'Inferno per fermare una ribellione causata dalla sua assenza prolungata. Al netto delle intenzioni originali degli autori, che non si aspettavano di avere dieci episodi in più dopo lo scontro celestiale e l'ascesa di Lucifer al trono paterno, si celava lì l'indizio maggiore su quale fosse il finale giusto per lo show: il diavolo annoiato che, dopo aver abbandonato il luogo di lavoro per darsi alla pazza gioia nella Città degli Angeli, si rende conto di avere delle responsabilità e decide di accettarle, scongiurando apocalissi letterali al costo di sofferenze personali.
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Lucifer sul trono di Dio sarebbe stato paradossale, l'esatto contrario della filosofia del personaggio nel celebre poema di John Milton che ha ispirato la versione di Gaiman e Carey: "Meglio regnare all'Inferno che servire in Paradiso." Ecco, la fine della serie arriva alla giusta conclusione sul piano filosofico, invertendo i due verbi: è meglio servire - nel senso di aiutare - all'Inferno che regnare in Paradiso, con Lucifer che abbraccia il proprio ruolo riscrivendolo, rinnegando definitivamente l'aura di cattivo imposta dagli altri. Rinunciando, così, a ciò che lo aveva reso degno di tornare nel regno celeste, avendo finalmente capito quanto possa pesare la funzione attribuitagli nella gerarchia ultraterrena (poiché, a differenza di Amenadiel che diventa il nuovo Dio, non può contare su un esercito di angeli a cui delegare vari compiti). Eppure, il lieto fine c'è, perché una volta esaurita la sua esistenza nel nostro mondo, Chloe è libera di ritrovare l'amato, senza ulteriori impedimenti. Libera di stare al suo fianco, lontana da altre preoccupazioni (l'episodio lascia intendere che per gli altri personaggi vada tutto bene). Partner fino alla fine, come recita il titolo del finale. La giusta conclusione, su due piani, tirando le somme a partire dal primo episodio. Anche in questo caso, pur se non sempre intenzionalmente, il diavolo era nei dettagli.