Luce, intervista a Marianna Fontana e ai registi: "La felicità? È un diritto"

"Questo è un film sul diritto alla felicità: come tutti i diritti, c'è bisogno di battaglie per conquistarla": l'attrice, sempre più brava, e i registi ci raccontano, attraverso suono, luce e movimento, cosa significa essere liberi. Il film è in sala.

Marianna Fontana è la protagonista di Luce

Quante bugie siamo disposti a raccontarci per non affrontare delle verità che ci fanno male? È una delle domande che si pone Luce, opera seconda di Silvia Luzi e Luca Bellino, registi e sceneggiatori, arrivato in sala, dopo la presentazione alla Festa del Cinema di Roma 2024.

Luce Marianna Fontana
Marianna Fontana in Luce

È la storia di una ragazza di origini umili, interpretata da Marianna Fontana, che lavora in fabbrica. Non ha rapporti con suo padre da tempo, ma un giorno, inaspettatamente, lui le telefona e da lì comincia una serie di conversazioni che le permettono di fargli tante domande e costruire un rapporto mai avuto prima. La voce dall'altra parte del dispositivo è di Tommaso Ragno.

Il film è una vera sorpresa: bravissima Fontana e sorprendente l'utilizzo del sonoro. Il rumore dei macchinari della fabbrica in cui lavora la ragazza rispecchiano la confusione della sua mente: ne abbiamo parlato con l'attrice e gli autori nella nostra intervista.

Luce: intervista a Marianna Fontana

In Luce l'utilizzo del suono è fondamentale: come si lavora con il rumore? Marianna Fontana: "In questo film il rumore è un personaggio. Lo percepisci, anche se non c'è fisicamente. Un po' come la voce. È una storia fatta di suoni. Quando sono andata a lavorare in fabbrica, mi sono accorta che la mia voce che cambiava gradualmente: più ero lì a lavorare sulla catena di montaggio, più il mio approccio alla parola cambiava. Abbiamo lavorato molto sui suoni, sulle voci, sui rumori. La realtà e l'immaginazione si mischiano: non sai mai quando finisce il reale e inizia la fantasia. Questo per me è stato molto divertente e interessante. Abbiamo fatto molte ricerche e prove di telefonate. È un viaggio mentale che fa questo personaggio, alla ricerca di una luce".

D'accordo Bellino: "Il punto di partenza è stato proprio il rumore che abbiamo sentito in fabbrica. Non a caso abbiamo scelto quel tipo di struttura, in cui il rumore è costante e ripetitivo. L'alienazione è inevitabile: dovuta a gesti ripetuti e anche al non poter ascoltare. Questo ci ha aiutato tantissimo nella costruzione del personaggio: ha costretto Marianna a concentrarsi soltanto sulla sua testa. Quando non puoi comunicare con nessuno sei costretto a chiuderti. E quella chiusura creava la necessità di cercare altro: in diversi momenti cerca il silenzio. Volevamo fare un film sensoriale e fastidioso, per spingere lo spettatore a partecipare alla visione".

Il lavoro sul corpo

Luce Marianna Fontana Lavoro Colleghe
Le protagoniste di Luce

Marianna Fontana è uno dei giovani talenti del cinema italiano che più (e meglio) lavora con il corpo. L'abbiamo visto molto bene in Indivisibili e nella serie Romulus. Anche in Luce questa sua attitudine è evidente: il personaggio si esprime molto attraverso il ballo. Danza perfino con un gatto!

L'attrice: "Il corpo in questo film è fondamentale: la danza, il movimento, anche il modo di camminare e di stare in chiusura. Sono partita proprio da qui: di nuovo, il lavoro in fabbrica ti cambia fisicamente. Ti fa venire i calli alle mani: ci sono infatti delle scene in cui le operaie mettono le dita in acqua e sale per alleviare il dolore. Dopo un mese di lavorazione in fabbrica ho ascoltato le sensazioni del mio corpo: mi sono appoggiata molto al ritmo serrato del lavoro con le macchine. Il ballo invece ha portato una dolcezza. Questo personaggio ha un tumulto interiore e quando finalmente può parlare al telefono si libera. Perché trattiene molto la rabbia".

Per Luzi: "Sì lei ogni tanto fugge e balla. Il movimento dell'attrice e il movimento della macchina per noi esprimono il suo tumulto del personaggio. Abbiamo provato a farlo con lunghi piani sequenza e primissimi piani. Accompagnati anche dagli oggetti: dallo scorrere del nastro che si muove veloce, alla gente che balla in cerchio. E nel finale: in cui andiamo a cercare il volto della protagonista".

Luce Marianna Fontana Lavoro
Una scena di Luce

A proposito di rabbia: è un'emozione sempre negativa, oppure si può trasformare in forza? Fontana: "È un sentimento molto particolare. Dipende come va a sfociare. Alcune volte per trovare uno sfogo, una ribellione, ti fa fare delle cose non controllate. In questo personaggio la rabbia è positiva: è qualcosa che la contorce, perché cerca qualcosa che materialmente non ha e la trova attraverso l'immaginazione. Se la riconosci e la riesci a gestire ti può portare a una ribellione positiva, a una liberazione".

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Luce: intervista a Silvia Luzi e Luca Bellino

Un amico della protagonista, che fa le foto a matrimoni e battesimi, dice che ama il suo lavoro, perché gli permette di stare sempre accanto a persone felici. In fabbrica invece sono tutti scontenti. Perché pensiamo sempre così poco al fatto che agli esseri umani non basti sopravvivere, ma intimamente cerchino sempre la felicità?

Bellino: "In fondo questo è un film sul diritto alla felicità. E, come tutti i diritti, c'è bisogno di battaglie per essere conquistata. Di fatto è una battaglia per la libertà e per la crescita. È la trasformazione di questa ragazza in donna. La contrapposizione tra la realtà della fabbrica e quello fiabesco delle cerimonie era fondamentale: è il rapporto che c'è tra verità e finzione. La felicità delle cerimonie probabilmente è falsa. E quando la protagonista può trovare la felicità al telefono, lo fa attraverso la finzione: in qualche modo codifica le parole del fotografo e le trasforma. E, proprio perché viene dal mondo della fabbrica, quella finzione diventa verità".