Chi lo dice che un film vive solo nel momento dell'uscita in sala? Dai passaggi in tv, fino alle VHS e DVD (che tempi meravigliosi), ogni titolo ha una potenziale vita infinita. Oggi, l'equazione, è certamente ancor più dimostrabile: basta farsi un giro tra le top 10 delle piattaforme streaming, spesso e volentieri "popolate" da quei film passati (più o meno inosservati) sul grande schermo. Ed è emblematico l'esempio di L'amore, in teoria di Luca Lucini che, su Netflix, è saldamente in testa ai titoli più visti dopo la release cinematografica (il film è anche su Sky e NOW). Non il solito teen-movie, bensì "l'ideale proseguo di una narrativa young iniziata vent'anni fa", come spiega Luca Lucini, che abbiamo raggiunto al telefono per una lunga intervista.

Un continuum poetico, e intanto una revisione generazionale, rispetto al suo film d'esordio, Tre metri sopra il cielo. Chiamarlo cult sarebbe riduttivo, in quanto l'epopea romantica di Step e Baby è entrata di diritto nella storia del nostro immaginario. Al centro de L'amore, in teoria c'è invece Leone (Nicolas Maupas), ventiduenne timido e innamorato - ma non ricambiato - di Carola (Caterina De Angelis). Per una serie di incroci e di scambi, Leone finisce ai lavori socialmente utili, dove conosce la colorata attivista Flor (Martina Gatti). In qualche modo, il ragazzo si ritrova a metà tra l'amore vero e quello solo agognato, trovando forse la verità negli insegnamenti del senzatetto Meda (Francesco Salvi).
L'amore, in teoria: intervista a Luca Lucini
Luca, L'amore, in teoria dimostra quanto la vita di un film sia molto lunga, praticamente infinita. Che ne pensi?
"È vero, a maggior ragione che oggi la filiera è diversificata, permettendo di recuperare i film anche a casa. Chiaro, il risultato ottenuto in sala de L'amore, in teoria non è stata soddisfacente, ma sono felice che adesso stia trovando il suo pubblico. Forse è il destino di certi film. Penso a Tre Metri Sopra il Cielo. Una sorta di esperimento: al cinema fu un buon successo, ma fino a poco tempo fa restava comunque il mio incasso più basso. È stato però capace di diventare molto altro, nel tempo".
Possiamo dire che L'amore, in teoria è un'evoluzione di Tre metri sopra il cielo?
"La rom-come generazionale mi è sempre piaciuta, ma quando mi hanno proposto il film mi sono reso conto dei 20 anni di Tre metri sopra il cielo. All'epoca girare quel film fu una sorta di sfida, mancava un riferimento, mancava l'epopea romantica. Al giorno d'oggi le dinamiche sono cambiate, così come sono cambiate le prospettive sentimentali. Abbiamo a che fare con una generazione più fragile e complessa, non confinata negli stereotipi voluti e cercati in 3MSC. Ora, serviva il punto di vista di una generazione che sta riscrivendo le regole, mentre gli scenari cambiano. L'amore, in teoria potrebbe essere il secondo capitolo di una trilogia ipotetica. Il prossimo arriverà magari tra altri vent'anni. Chissà come sarà rivederli...".

Sempre su queste pagine, scrivemmo che si dovrebbe chiedere scusa a 3MSC. Il tempo, alla fine, mostra le cose per il loro vero valore. Che ne pensi?
"Pensare cosa sia diventato il film è certamente una soddisfazione. Al momento dell'uscita fu visto come un fenomeno da baraccone, forse eccessivo, e si prendevano le distanze. Ma c'era entusiasmo, forza, la voglia di noi esordienti. C'abbiamo messo anima e passione, e in qualche modo il pubblico riconosce la sincerità. Un ricordo bellissimo. Portavamo in scena un'amore che il cinema non aveva ancora raccontato".
Da Federico Moccia a Gennaro Nunziante
Se quel film venne scritto da Federico Moccia, L'amore, in teoria invece è firmato da Gennaro Nunziante, fenomeno del box office. Qual è la sua forza?
"Gennaro ha la lucidità nel creare personaggi inaspettati, e forti dal punto di vista drammaturgico. Mi ha chiamato perché voleva mettere dentro il film il lato generazionale. Avevamo già lavorato insieme, prima delle sue collaborazione con Checco Zalone. C'è grande stima. Il lavoro si è arricchito con la firma di Amina Grenci e Teresa Fraioli, le altre sceneggiatrici. Hanno dato la voce ai giovani, dando risalto alla realtà contemporanea. Insomma, mettendoci dentro il sogno".
Sbaglio, o i ragazzi di 3MSC avevano più fiducia nel futuro?
"La complessità è cambiata. I riferimenti erano tutti più chiari. Il bene, il male, il futuro. Ora no. Questo crea fragilità e disagio. È tutto più pressante. Questa è una generazione che ha passato due anni chiusura in casa, subendo un danno, e reagendo come ha potuto. C'è però la speranza che si riescano ad affrontare, come vediamo nel film, problematiche e sentimenti. Ognuno ha i suoi riferimenti e le sue difficoltà. Il quadro da raccontare, tuttavia, era questo: una generazione che sta riscrivendo le regole".
Generazione Tre metri sopra il cielo

All'epoca c'erano Riccardo Scamarcio e Kay Saunders, giovanissimi, ora ci sono Martina Gatti, Nicolas Maupas, Caterina De Angelis. Come hai lavorato con loro?
"Questa generazione di interpreti è forte, crescono a pane e serie di qualità. Un livello alto. Con Nicolas mi sono trovato bene subito, non volevamo solo una commedia romantica ma un manifesto di una certa emozione, e lui ha reso efficace il copione. Martina è stata una piacevole scoperta, e sarà tra i protagonisti di Stella Gemella, il mio nuovo film. Caterina l'avevo conosciuta per Volare di Margherita Buy, sua mamma. Doveva essere la perfetta 'ragazza fata', un personaggio non facile. Dietro c'era il coro, come Gianluca Di Gennaro o Francesco Colella. E poi cito la sorpresa di Francesco Salvi. Una scoperta, sul set era un grillo parlante".
Una curiosità tornando a Tre metri sopra il cielo. Katy Saunders è pressoché sparita, non l'hai più sentita?
"No, so che vive in Corea. Mi capita di sentire Maria Chiara Augenti che interpretava Pallina. Qualche volta sento Mauro Meconi, il mitico Pollo. E sento anche Riccardo, ogni tanto".
Cosa dovremmo aspettarci da Stella Gemella?
"Beh, in esclusiva posso dire che per la prima volta Margherita Buy e Laura Morante recitno insieme. Sono le regine del cinema. Nel film interpretano due suocere antagoniste, mamme dei due protagonisti, Achille e Stella (Matteo Olivetti e Martina Gatti ndr.). L'ho definita una commedia neorealista, uno spunto per approfondire meglio come potrebbero andare quelle cose che, invece, non sono andate. Sullo sfondo, invece, una provincia sempre più retrograda".