Eccessivo, brutale, cialtrone, ma con una voglia di fare cinema bulimica e inarrestabile: Oscar Martello, un nome che è tutto un programma, è il produttore protagonista di Dolceroma, ma in parte assomiglia anche al suo interprete. In questa intervista a Luca Barbareschi parliamo del film che è sia interpretato che prodotto dall'attore, che inizialmente avrebbe dovuto anche dirigerlo, per poi lasciare il testimone al più giovane e visionario Fabio Resinaro, al secondo lungometraggio dopo Mine (diretto a quattro mani con Fabio Guaglione).
Nel film - di cui abbiamo parlato nella recensione di Dolceroma - Oscar Martello vuole produrre il film tratto dall'unico romanzo del giovane scrittore Andrea Serrano (Lorenzo Richelmy), offrendo al ragazzo tutto quello che ha sempre desiderato: un lavoro come sceneggiatore, la possibilità di entrare nel mondo del cinema e di incontrare la donna dei suoi sogni, l'attrice di fiction Jacaranda Ponti (Valentina Bellè), scelta come protagonista. C'è solo un problema: per fare un favore ad amici potenti il regista scelto (Luca Vecchi) rovina completamente quella che poteva essere una pellicola d'azione importante. C'è quindi un'unica soluzione: gonfiare il film con una campagna di marketing epocale, facendo finta che la Camorra abbia rapito la protagonista.
Discusso e controverso, Luca Barbareschi, accantonata la politica, nel 2009 ha messo su una notevole factory fondando Casanova Multimedia, che si occupa di teatro, fiction e anche cinema, grazie a Eliseo Cinema: Dolceroma è, al momento, il suo frutto migliore, almeno per il coraggio. Abbiamo incontrato l'attore e produttore proprio al Teatro Eliseo, dove ci ha confermato la sua voglia di circondarsi di professionisti di talento per realizzare pellicole il più possibile originali: "Questo film avrei dovuto dirigerlo io: quando ho letto il libro Dormiremo da vecchi di Pino Corrias ho detto subito questo è il mio nuovo film. Poi, dopo una sceneggiatura che non mi ha convinto, mi sono reso conto che avrei diretto un film vecchio, perché tendevo a raccontarlo in una maniera vecchia. Ho conosciuto quindi Fabio Resinaro, dopo aver visto il suo film, e ho capito che questo ragazzo è più bravo di me: ha una visionarietà che io non ho, un coraggio di spezzare delle regole che io non avrei avuto. Gli ho dato in mano il film, lui è sparito un mese, è tornato e mi ha detto: non ti spaventare, devi imparare a usare la katana. Ho letto il copione e in effetti era bellissimo. Ad aiutare Fabio è stato Fausto Brizzi, che è a capo di Eliseo Cinema: tutto quello che faccio lo faccio grazie ai miei collaboratori. Brizzi al cinema, Saverio D'Ercole a Eliseo Fiction, Gaia Montanaro e Alessandro Vaccari a Eliseo Cultura, Daniela Piccolo a Eliseo Teatro. Resinaro ha fatto un film fuori dalle regole, visionario: c'è una scena in cui lanciamo fuori da una finestra una palla di fuoco. Per realizzare un film del genere servivano i soldi, la mia incoscienza, la visione e il credere che l'avremmo potuto fare. E l'abbiamo fatto."
La video intervista a Luca Barbareschi su Dolceroma
Il cinema ha bisogno di attenzione
Guardando Dolceroma la cosa che colpisce di più è il bisogno di inventarsi numeri da circo per riuscire a creare interesse su un film: il cinema è davvero così in crisi? "Ormai siamo ridotti a un punto che l'unico modo per attirare l'attenzione è lo scandalo" ha ammesso Barbareschi, continuando: "Questa è una cosa terribile perché spuntano fuori balle e fake news. C'è un'attrazione irresistibile per il cerebroleso di turno: più uno è un mascalzone e un depravato mentale più gli si dà attenzione. È frustrante: tu fai un film che costa 4, 5, 6 milioni di euro e va a finire che si dà più attenzione a uno che ha messo il dito nel naso di un altro. Ti viene da dire: tutta questa fatica cui prodest? La gente a volte non si rende conto che questo è un mestiere fatto da centinaia di persone che lavorano tutto il giorno, il cui lavoro così viene vanificato. Penso che la ragione di tutto questo stia nella perdita dell'industria: perdendo l'industria rinunciamo alla possibilità di stupire e di fare anche film più costosi e spettacolari."
Luca Barbareschi: l'intervista shock tra Naomi, coca e cinema
'Roma è la città più bella del mondo, ma ci sta distruggendo'
Oltre a una visione non tanto benevola della fauna che opera nell'industria cinematografica italiana, c'è anche un rapporto di odio e amore con la città di Roma. Nel film si dice che essere sfigati vuol dire lasciare tutto al caso: in questo senso quindi Roma è la città più sfigata d'Italia?
Secondo Barbareschi: "Roma non è lasciata al caso, è lasciata al caos totale. È talmente demenziale la gestione di Roma che Virginia Raggi mi fa tenerezza: ogni tanto la guardo e mi sembra Bambi. Abbiamo dovuto cercare complicità nella magistratura per salvare Roma: se una signora cade in una buca viene denunciata perché, in quanto romana, dovrebbe sapere che si cade nelle buche e quindi deve risarcire Roma. È il paradosso dei paradossi: una cade, si rompe il femore e deve risarcire Roma perché deve sapere che ci sono le buche?! C'è una sentenza che lo dice. Siamo nella generazione mentale totale. Il film racconta anche questo: il paradosso sta nel titolo stesso, Dolceroma. In realtà è una Roma avvelenata, una Roma che, come direbbe il mio amico Gigi Proietti, c'ha rotto er ca..o. È la più bella città del mondo, dell'universo: ho girato tutto il mondo, ho vissuto a New York, Los Angeles, Hong Kong ma voglio vivere qui, nella dolcezza di questa città. Però è una dolcezza che ci sta uccidendo, perché sta degradando."