Lovecraft Country – La terra dei demoni: 5 motivi per non perdere la nuova serie horror

Ecco i 5 motivi per iniziare a vedere Lovecraft Country - La terra dei demoni, la nuova serie horror targata HBO e prodotta da J.J. Abrams e Jordan Peele.

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Lovecraft Country: Jonathan Majors e Jurnee Smollett

Arriva giusto in tempo per la notte di Halloween, in prima serata su Sky Atlantic, Lovecraft Country - La terra dei demoni, la nuova serie HBO di dieci episodi pregni di terrore e raccapriccio. Non usiamo questi aggettivi un po' obsoleti a caso, perché la serie creata da Misha Green e prodotta da due nomi noti dell'ambiente quali J.J. Abrams e Jordan Peele (quest'ultimo, dati i contenuti della serie, sembra essere il nome a cui fare più riferimento) è uno strano ibrido di toni e contenuti che ricorda le storie pulp dei fumetti anni Cinquanta. Fumetti come quelli celebri della EC Comics, dal tono simile alle storie di Zio Tibia per intenderci, che in questa serie davvero molto interessante si contaminano con un discorso contemporaneo e attuale che molto ha molto a che vedere con la Storia americana. Abbiamo già avuto modo di parlare dei primi episodi visti in anteprima nella nostra recensione, ma in vista della trasmissione dei primi due episodi abbiamo pensato di elencarvi - ovviamente senza il minimo spoiler - i 5 motivi per non perdere la nuova serie horror. Addentratevi, insieme a noi, nelle strade desolate della terra dei demoni.

1. La trama imprevedibile

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Lovecraft Country: i protagonisti in un'immagine

Adattamento dell'omonimo romanzo di Matt Ruff, Lovecraft Country ha una struttura interna molto particolare che rendono la sua trama imprevedibile e piena di colpi di scena. Non fermatevi ai primi due episodi, che possono essere considerati solo un riscaldamento introduttivo (soprattutto il secondo potrà sembrare un po' confuso, ma vi garantiamo che, puntata dopo puntata, tutto troverà un senso) a tutto quello che verrà. A una normale struttura orizzontale, ovvero una lunga unica trama che si dipana nel corso delle puntate, si contrappone un "vecchio" modello televisivo che però, in quest'occasione, si dimostra essenziale. Ogni puntata è anche una storia che inizia e finisce in un'ora, che prende ognuna un diverso modo di approcciarsi al genere (non solo horror - che è il genere predominante -, ma anche l'avventura alla Goonies, la fantascienza cosmica, per dirne un paio) e costruisce, piano piano, un mosaico eclettico dove ogni tassello alla fine riesce a creare un disegno generale. Si torna alle vecchie e sane abitudini di attendere con impazienza le puntate successive, inconsapevoli di quello che ci verrà raccontato all'interno di questa vera e propria follia (perché è veramente difficile mantenere un equilibrio in una serie così particolare) di nome Lovecraft Country. A questo punto la serie corrisponde benissimo al senso generale della storia e all'America: vari Paesi, diverse culture, eppure tutti uniti dal Male.

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2. Il cast sorprendente

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Lovecraft Country: una scena della serie

Lo sappiamo: una serie televisiva deve fare i conti con un parco di volti e personaggi capaci di entrare nell'immaginario collettivo e saper creare un legame empatico con lo spettatore. In questo, Lovecraft Country non sbaglia davvero. Non sono poi molti i protagonisti della serie (alcuni di questi nemmeno compariranno regolarmente in tutti gli episodi), ma tutti trovano occasione di mettersi in mostra, anche attraverso la loro umanità e il loro passato risultando personaggi a cui affezionarsi facilmente. Merito di un cast sorprendente che accomuna volti nuovi con altri più celebri. Se abbiamo occasione di vedere una volta di più il talento di Michael K. Williams, già visto in due serie HBO molto amate come The Wire e Boardwalk Empire, o di Abbey Lee (che i più conosceranno come una delle mogli di Immortan Joe in Mad Max: Fury Road), sono la coppia di protagonisti il vero punto di forza della serie. Jonathan Majors sa dare corpo e voce a un Tic che si fa portavoce delle stranezze che lo spettatore è costretto a vedere ed è proprio attraverso i suoi occhi che potremmo addentrarci nella terra maligna americana. Ma è Jurnee Smollett la vera forza di Lovecraft Country: un personaggio femminile forte, perfetto per la parte, fragile e sensibile. La coppia insieme funziona attraverso questi due ruoli complementari che ricordano un'altra coppia della televisione che ci è entrata nei cuori: quella di Murder e Scully di X-Files, intenti ad indagare le stranezze inspiegabili del mondo.

3. Una serie spettacolare

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Lovecraft Country: un'inquietante immagine della serie

Siamo abituati all'incredibile cura visiva delle serie targate HBO (non dobbiamo dimenticarci il vecchio slogan del canale: non è tv, è HBO) e sappiamo che sono proprio le storie in costume, ambientate nel passato, il vero punto di forza del canale dove la forza della produzione esplode in tutta la sua grandiosità. Lovecraft Country non è una serie spettacolare solo per la ricostruzione dell'America degli anni Cinquanta, elemento essenziale che consente di inserire le vicende in un contesto politico e sociale ben preciso su cui tutto l'orrore della serie si basa, ma anche per la presenza di effetti visivi fondamentali nel creare un clima orrorifico o, semplicemente, dare vita a veri e propri momenti gore. Gli amanti dello splatter e degli schizzi di sangue saranno ben contenti di vedere che Misha Green e il suo staff non si sono tirati indietro nello sporcare stanze e personaggi di un bel rosso vivo, e in generale, tra case infestate, universi paralleli, mutazioni corporali, demoni e mostri (vi stiamo raccontando troppo?) ce n'è davvero per tutti i gusti. E se gli effetti digitali a volte possono apparire un po' troppo artificiosi (c'è un motivo ben preciso e ve ne parliamo tra poco) basterebbe il prologo della prima puntata per rimanere incantati e catturati dall'atmosfera della serie (provare per credere!) in un miscuglio di guerra, mostri tentacolari e UFO: gli anni Cinquanta sono, in tutto e per tutto, tra noi.

4. Il tono particolare

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Lovecraft Country: un'immagine della serie

Sapere come approcciarsi a Lovecraft Country è fondamentale per apprezzare al meglio la natura da B-movie della serie. C'è un'ingenuità di fondo che si scontra con le tematiche più mature e che dà vita a uno strano ibrido che richiede un piccolo sforzo da parte dello spettatore. Proprio questo tono particolare è, tuttavia, il vero punto di forza della serie che la rende un unicum nel panorama televisivo contemporaneo. Se gli argomenti trattati intendono scavare nella radice del male nei territori americani (percorrendo strade già battute, in maniera diversa, da Watchmen), il modo in cui questi argomenti vengono trattati richiama le belle storie pulp "di una volta". Se da un lato bisogna stare molto attenti e cercare di interpretare le metafore, i richiami, i riferimenti a certe canzoni o semplicemente certi eventi storici realmente accaduti, dall'altro bisogna semplicemente godersi il giro di giostra con il "mostro del mese" accettando serenamente alcune ingenuità di fondo che derivano proprio da un modo di scrivere di settant'anni fa. Un'operazione da fumetto vintage che presuppone personaggi che compaiono e scompaiono al bisogno, eventi che accadono e su cui non bisogna porsi troppe domande o leggerezze nello svolgimento della trama principale. Ambientato negli anni Cinquanta, Lovecraft Country ne abbraccia anche la tipologia di narrazione, forse oggi considerata un po' obsoleta e straniante dai più, ma che riesce a dare incredibili soddisfazioni una volta accettata. La parola d'ordine, paradossalmente, è divertimento.

5. Il miglior horror possibile

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Lovecraft Country: una scena del primo episodio della serie HBO

E se abbiamo detto "paradossalmente" nella frase precedente è proprio perché Lovecraft Country non sottovaluta le possibilità tematiche dell'horror diventando un ritratto amarissimo e cattivo dell'America. L'horror, in tutte le sue declinazioni, dalla ghost story al body horror di stampo cronenberghiano diventa il genere che permette di mettere in scena senza filtri, soprattutto attraverso le immagini, il razzismo che ancora si nasconde, come un demone, nella società americana (e qui il nome di Jordan Peele non appare così campato in aria). Anzi, a seconda dei punti di vista, il discorso che la serie vuole affrontare è quale sia, di conseguenza, il Male Cosmico tanto caro a quello scrittore di Providence che compare nel titolo: è il razzismo dei bianchi o sono proprio le minoranze? Due punti di vista che si scontrano fino ad arrivare a un finale catartico e risolutivo (e come tutti gli horror migliori, anche un po' aperto, in attesa di un rinnovo - non indispensabile, i dieci episodi chiudono tutte le trame aperte - per una seconda stagione) dando la possibilità di mettere in scena il miglior horror possibile, quello che usa le caratteristiche del genere per "svegliare" lo spettatore. L'unico vero scoglio che possiamo avere noi spettatori italiani è quello di non riuscire a cogliere i vari riferimenti alla cultura americana di cui gli episodi sono intrisi. Siamo sicuri che, in questo particolare momento storico, la serie, vista con gli occhi di un americano - e soprattutto di un afroamericano - risulti decisamente più forte, cattiva e necessaria, a tratti davvero rivoluzionaria e sconvolgente. Tutti effetti che è quello che dovrebbe fare il genere horror: non accomodare lo spettatore, ma disturbarlo, fargli male, spaventarlo davvero. C'è davvero di tutto: gli orrori del passato, quelli nascosti, gli orrori della guerra e gli orrori degli stessi uomini. Non vogliamo rovinarvi la sorpresa, ma alla fine dei dieci episodi la sensazione sarà quella di aver compiuto un essenziale e indimenticabile viaggio lungo le strade dell'inferno. Un inferno di nome America.

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