Love, Victor, La recensione: la serie spin-off dal film Love, Simon sull’accettazione di sé

La recensione di Love, Victor: la serie Star Original, dal 23 febbraio su Disney+, sull'importanza del fare coming out, soprattutto con se stessi.

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Love, Victor: Michael Cimino e Anthony Turpel in una scena

Dopo il successo di Love, Simon, teen movie che affrontava con delicatezza e romanticismo, il tema del coming out per un ragazzo, risulta giusto chiedersi se una serie spin-off con la stessa tematica e la stessa premessa di partenza, sia, effettivamente, necessaria. La risposta è affermativa e lo dimostreremo in questa recensione di Love, Victor, serie Star Original, dal 23 febbraio su Disney+. Come già anticipato, in apparenza la premessa di base di Love, Victor è la stessa di Love, Simon: il nostro protagonista è gay ma, attorno a lui, famiglia e amici non ne hanno idea. Perché parliamo di apparenza? perché Victor (Michael Cimino) e Simon non sono uguali e lo show lo chiarisce per mano dello stesso Victor che si presenta a noi grazie ad un inizio di amicizia epistolare con Simon, nella cui città e scuola Victor si è appena trasferito. Questo chiarimento serve innanzitutto a chi non ha visto Tuo, Simon o chi ha bisogno di ricordare brevemente cosa raccontava. Nel primo giorno di scuola nel liceo dove già Simon era stato prima e nella città dove si è appena trasferito, Victor scrive a Simon su Instagram, perché ha appena appreso del suo fare coming out pubblicamente e dichiararsi al suo amore con tanto di bacio finale su una ruota panoramica di fronte a tutta la scuola. Ed ecco che Victor e l'inizio della sua storia prendono le distanze da quella di Simon pur possedendo le stesse premesse. Victor manda letteralmente a quel paese Simon invidiandolo per aver avuto dei genitori comprensivi e degli amici aperti e rispettosi. Il resto del percorso di Victor sarà, durante la serie, quello della presa di coscienza non solo della sua omosessualità ma dell'importanza dell'accettare se stessi e rimanere fedeli a ciò che si è, sempre.

Love, Victor porta avanti questo percorso nella maniera più semplice, delicata e sfumata possibile, tralasciando, ma in maniera perdonabile, di sfaccettare eccessivamente i personaggi accanto al protagonisti il cui cammino rimane relegato in una dimensione più superficiale e funzionale al ruolo rivestito nella vita di Victor. La serie in più si colloca bene nel catalogo Disney+ sotto la voce Star, essendo solo relativamente un prodotto dai contenuti più adulti ma sempre molto contenuta per toni, immagini e linguaggio.

Tradire se stessi

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Love, Victor: George Sear e Michael Cimino in una scena della serie

Victor perde l'occasione di dichiararsi subito gay a scuola e la confusione che ne deriva lo porterà presto ad illudersi di poter avere una vita "normale", cedere all'interesse della più bella della scuola, Mia, tentazione facile dato che la ragazza riesce a toccare le giuste corde di empatia con il ragazzo. A nulla serve il monito epistolare di Simon "non diventare così ossessionato dal desiderio di essere accettato da finire per tradire te stesso e le persone che ami". Mentre il conflitto interiore di Victor si alimenta ogni giorno di nuovi contrasti, complice l'attrazione per il tenebroso Benji (George Sear), collega di lavoro di Victor alla caffetteria vicino scuola, la serie si preoccupa di declinare sempre più l'ambiente in cui questa confusione si dipana. Come detto in precedenza, alcuni personaggi, vedi il migliore amico di Victor, Felix (Andrew Turpel), non sono certo approfonditi a 360° ma, alcuni episodi hanno il pregio di concentrarsi tantissimo sulla scoperta, ad esempio, della famiglia di Victor, con i suoi valori, una fede molto presente e delle tradizioni di rettitudine e a volte anche di rispetto delle dinamiche uomo-donna molto arcaiche e patriarcali. I genitori di Victor lo amano profondamente e donano il 100% alla famiglia. Ciò nonostante, i loro limiti nel considerare le possibili varianti su tematiche come orientamento sessuale e relazioni di coppia sono evidenti, ancor di più quando facciamo la conoscenza dei nonni. Va sottolineato che Michael Cimino è perfetto nella parte di Victor, riuscendo ad esprimere sempre intensamente sia quel conflitto interiore che non abbandona mai il suo personaggio sia quella genuinità di spirito che lo rende capace di generare empatia.

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Fondere tradizioni e modernità

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Love, Victor: Michael Cimino nella serie Star

Qualche mese fa, un'altra serie teen, Non ho mai... su Netflix, aveva affrontato molto bene il difficile cammino verso l'età adulta di un adolescente alla prese con un forte contrasto tra le tradizioni familiari (in quel caso la protagonista viveva in un contesto definito dal suo essere di origini indiane) e la modernità là fuori che la voleva libera da ogni background culturale costrittivo. Torniamo ad affrontare questo conflitto in Love, Victor seppur in maniera meno netta, poiché l'attaccamento per le tradizioni e la fede della sua famiglia sono parte integrante della comunità latina di cui Victor fa orgogliosamente parte. Il rovescio della medaglia di questo amore tanto presente nella sua famiglia è la consapevolezza del ragazzo che i nonni non capiranno mai come si possa condurre una vita diversa da quella dettata da fede e maschia eterosessualità dove le donne devono saper fare i dolci e gli uomini, i capofamiglia. Victor intravede però uno spiraglio di luce nei suoi genitori che, seppur cresciuti all'interno di questi condizionamenti culturali, stanno lasciando una porta aperta a possibili altri modi di vivere la vita. Love, Victor prova ad accompagnare il nostro protagonista verso la luce in fondo al tunnel, a provare a far cambiare idea, prima a se stesso e poi alla sua famiglia.

Tanti modi di essere gay

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Love, Victor: Rachel Hilson, Bebe Wood, Anthony Turpel, Michael Cimino in una foto della serie

Altre serie TV e film avevano già dimostrato in precedenza che, nonostante il mondo della comunità LGBT+ sia più manifesto che mai e maggiormente esposto alle incursioni grazie a social, meccanismi inclusivi e maggiore rappresentazione all'interno di cinema e TV, questo non ne garantisce una conoscenza approfondita né tantomeno corrispondente alla realtà. Chi, come il nostro protagonista Victor, è sempre vissuto dentro un mondo ovattato fatto di eterosessualità e famiglia tradizionale potrebbe quindi avere un'idea molto superficiale, forse falsata e spesso macchiettistica di una persona gay. Non stupisce quindi che un viaggio nella New York dove vive Simon possa aprire a Victor un mondo, quello LGBT+, fatto di mille modi di essere gay, in cui l'attrazione per le persone dello stesso sesso è solo un piccolo pezzo di un puzzle pieno di personalità, modi di essere, vivere le relazioni e la vita. Victor sperimenterà la stessa diffidenza e un tocco di pregiudizio che teme per se stesso per poi comprendere che si può vivere l'omosessualità alla propria maniera, personale, unica.

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Il coming out necessario

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Love, Victor: Michael Cimino in una scena della serie

Love, Victor ha il pregio di focalizzarsi su di un aspetto fondamentale del percorso di consapevolezza e di crescita di una persona, omosessuale e non. La cosa più importante nella vita e soprattutto nell'adolescenza, è infatti impegnarsi a capire chi siamo e chi vorremmo diventare. Guardarci dentro e rispettare noi stessi. Questa ascesa verso l'accettazione di sé da parte di Victor passa anche per un coming out necessario, quello che viene prima con se stessi per poi arrivare ad essere esternato agli altri. Non avrà certo la stessa emozione del coming out di Martino con Giò in Skam Italia, ma la prima volta che Victor ammette ad alta voce i suoi sentimenti per un altro ragazzo è accolta con la stessa commovente comprensione che tanto avevamo amato nella serie di Ludovico Bessegato. La strada per Victor è ancora in salita ma la buona compagnia rende l'impresa un'avventura degna di essere vissuta e un po' meno ardua.

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Conclusioni

A fine recensione della prima stagione di Love, Victor, confermiamo quanto sostenuto all’inizio. La serie, seppur nata dalle stesse identiche premesse del film Love, Simon, di cui è spin-off, si distacca da questo e guadagna una meritata autonomia, concentrandosi sul cammino di accettazione di sé del protagonista Victor, percorso che comprende il coming out ma non ne definisce la totalità. Love, Victor dedica il giusto spazio al contesto e l’ambiente dentro cui il protagonista deve trovare il proprio posto, dedicando ai personaggi di contorno lo spazio che meritano sempre in funzione del loro ruolo nella vita di Victor. Promosso Michael Cimino come protagonista empatico e dal piglio irresistibile. Aspettiamo con fiducia la seconda stagione.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • La ricerca del proprio posto nel mondo è l’essenza del racconto teen e Love, Victor l’affronta con gli elementi giusti.
  • Punta al percorso di accettazione di sé andando oltre il tema del coming out.
  • Michael Cimino è perfetto nel ruolo di Victor, giusto mix tra tenera confusione e empatia contagiosa.

Cosa non va

  • Gli altri personaggi vivono nell’ombra della storia principale senza strumenti per incuriosire adeguatamente lo spettatore.
  • Tratta ogni tema ma sempre con un velo da “visione adatta a tutti”.