Una cosa banale e innocua può d'un tratto assumere colori vividi e sfumature intense.
A volte le produzioni seriali hanno delle coincidenze assurde. Dopo che Dopesick e Painkiller hanno raccontato su due diverse piattaforme a distanza di due anni lo stesso evento realmente accaduto - lo scandalo, ascesa e caduta dell'Oxycontin - altre due miniserie si trovano a parlare di un fatto di cronaca nera talmente efferato da aver creato due diversi adattamenti. Stiamo parlando della storia truculenta che riguarda Candace Montgomery che nel 2022 è diventata una miniserie in cinque episodi su HULU (in Italia disponibile su Disney+) con protagonisti Jessica Biel, Melanie Lynskey, Pablo Schreiber e Timothy Simons e ora una miniserie in sette puntate Max disponibile in Italia su TimVision dal 27 settembre (le tre puntate finali il 4 ottobre). Delle differenze tra le due versioni della stessa storia e delle tematiche che volevano veicolare parleremo nella recensione di Love and Death, ecco il titolo semplice eppure carico di significato del nuovo show.
Amore e morte
Eros e thanatos si sono sempre accompagnati l'un l'altro fin dalla tragedia greca. Ed è proprio una tragedia quella messa in scena in questa storia drammatica che colpì nel 1981 un paesino del Texas, Wylie, forte della propria comunità religiosa e delle proprie famiglie apparentemente perfette. Finché Candy Montgomery, una casalinga dalla vita apparentemente appagante, uccise con 41 colpi d'ascia l'amica Betty Gore. Un evento inspiegabile e che segnò un prima e un dopo, dato che erano 25 anni che nella cittadina non si verificavano crimini di nessun tipo, turbando la polizia oltre che la popolazione locale. Che cosa porta a compiere un atto così efferato? Jessica Biel, anche produttrice, aveva provato a capirlo dopo aver già esplorato la mente femminile criminale in The Sinner con Candy: Morte in Texas.
Love and Death sceglie un altro approccio: dove la precedente saltava continuamente avanti e indietro nel tempo per raccontare anche eventi molto antecedenti a quanto accaduto quel terribile venerdì 13 per illustrarne il contesto allo spettatore, questa nuova miniserie procede in ordine rigorosamente cronologico, con solamente qualche flash su ciò che accadrà. L'omicidio in sé viene mostrato senza incedervi troppo, proprio come nella miniserie su Disney+, ma grande attenzione viene data all'evoluzione della relazione extraconiugale che portò alla tragedia, ovvero quella intercorsa tra Candy - qui interpretata da un'incredibile Elizabeth Olsen, che conferma la sua bravura nel passare da un'espressione all'altra in un nanosecondo dopo WandaVision - e Allan - in questa versione col volto e soprattutto il corpo di Jesse Plemons, attore che chi scrive segue e apprezza dai tempi di Friday Night Lights e che già in Fargo - La Serie aveva saputo esprimere l'inettitudine umana.
Il casting era sicuramente la chiave di questa storia non solo per i nomi riconoscibili da coinvolgere ma anche per la particolarità del racconto, che repentinamente cambia registro. I due amanti discutono con dovizia di scrupoli e particolari la possibilità di iniziare un rapporto carnale, organizzano in modo certosino i loro incontri segreti e alla fine chiudono la relazione molto tempo prima del fattaccio. Come si è arrivati allora a quel punto e quali ne sono le cause? Come si è risolta la vicenda in tribunale? Che fine ha fatto Candy? Pur conoscendo già le risposte se si è seguita la cronaca dell'epoca oppure si è già visto il precedente adattamento, qui c'è molto più glamour nella messa in scena anni '80 che nel precedente adattamento era volutamente kitsch. Ad interpretare gli altri due coniugi coinvolti nella vicenda troviamo Lily Rabe (non totalmente riuscita nei panni della rabbiosa e repressa Betty) e Patrick Fugit di Outcast (che invece funziona come amorevole marito di Candy, Pat).
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Religione e desiderio
Completano il cast i due pastori della congregazione locale, rispettivamente Elizabeth Marvel (Jackie Ponder), amica e confidente di Candy, e Keir Gilchrist (Ron Adams), che Betty non prende subito a genio. Ci sono inoltre l'ex Jessica Jones Krysten Ritter nei panni di Sherry, l'amica sguaiata e pettegola di Candy, e Tom Pelphrey (ex Ward Meachum anche lui dal mondo Marvel/Netflix) che è Don Crowder, l'avvocato che ebbe la responsabilità di difendere la donna dopo l'omicidio (in precedenza interpretato da Raul Esparza). Nonostante la modifica di alcuni dettagli - e non sapremo mai chi si è avvicinato di più alla storia vera - il succo della vicenda rimane lo stesso e viene raccontato con tensione e pathos, anche se dobbiamo dirlo di minore appeal rispetto al precedente adattamento, che beneficiava del continuo andirivieni della cronologia temporale del racconto. Ciò che emerge però è il rapporto stretto della comunità con la religione e con l'istituzione del matrimonio: quando il pastore annuncia il proprio divorzio, questo crea uno scompenso nella cittadina e un disequilibrio in Candy, che inizia a chiedersi se meriterebbe di più.
La figura della donna viene abilmente tratteggiata da David E. Kelley che, visti i precedenti di Big Little Lies e The Undoing, capiamo perché abbia voluto raccontare questo tipo di storia nonostante fosse già stato fatto di recente. Elizabeth Olsen porta sulle spalle l'intera miniserie, mentre c'è una caratterizzazione maggiormente negativa su Betty, quasi a demonizzarla quando invece Linskey lavorava soprattutto di sottrazione, (di)mostrando sottomissione piuttosto che rabbia. Tante altre le tematiche affrontate in Love and Death: il piacere sessuale come tabù e pettegolezzo, così come la comprensione non totale verso la depressione post partum, Dio come guida nella vita, così come il suo pastore come guida sulla Terra, il rapporto tra il vicinato e tra le madri, il ruolo di donna che vada oltre l'essere madre, moglie e casalinga perfetta vengono sviscerati e viene mostrato come un avvenimento apparentemente insignificante nel quadro generale come una relazione possa portare a conseguenze disastrose. La colonna sonora è quasi ingombrante a volte ma estremamente azzeccata, fin dalla sigla sulla note di Don't Let Me Be Misunderstood che gioca appunto sull'incomprensione verso Candy, verso Betty e tutto il resto della comunità, soprattutto femminile, nonostante ovviamente non si condoni o giustifichi ciò che ha fatto.
Conclusioni
Abbiamo parlato necessariamente del precedente adattamento televisivo di questa agghiacciante storia vera nella recensione di Love and Death, per comprendere meglio l’approccio intimistico, cronologico e forse un po' sbilanciato che David E. Kelley ha scelto per questa miniserie. La serie vuole soprattutto ricordarci come siamo quasi sempre il risultato della società in cui viviamo e soprattutto in cui siamo cresciuti ed Elizabeth Olsen, insieme al resto del cast, è magnetica e inquietante proprio come la sua Candy Montgomery, ricordando alcuni sprazzi di WandaVision.
Perché ci piace
- Elizabeth Olsen.
- Jesse Plemons.
- La colonna sonora.
- L’aver messo al centro le tematiche del desiderio sessuale e della religione.
Cosa non va
- La miniserie rischia di essere un po' di parte, quasi a giustificare il comportamento di Candy come risultato della comunità in cui viveva.
- Si demonizza forse un po’ troppo il personaggio di Betty.
- Il casting di Lily Rabe non è totalmente riuscito allo scopo.
- La scansione cronologica avrebbe forse beneficiato di qualche guizzo narrativo in più.