Lost: conversazione con Matthew Fox

Abbiamo incontrato l'amatissimo Jack Shephard di Lost in occasione della sua visita al RomaFictionFest ed abbiamo chiacchierato con lui del significato del ruolo nella sua vita privata e professionale.

E' un Matthew Fox informale e rilassato quello che abbiamo avuto modo di incontrare nell'ambito della terza edizione del RomaFictionFest. L'occasione che l'ha portato in Italia, alla vigilia della sesta e ultima stagione di Lost, la serie che lo vede protagonista nel ruolo di Jack Shephard, è la consegna del premio agli autori dello show Damon Lindelof e Carlton Cuse; ma l'attore non si è risparmiato ed ha presenziato anche alla masterclass dei suoi colleghi, realizzando una piacevole sorpresa al pubblico del festival accorso in massa per assistere all'evento.
Consapevoli della voce che lo vuole unico attore a conoscenza del finale della serie, o almeno di parte di esso, abbiamo cercato di metterlo subito in difficoltà proponendogli una domanda al riguardo, ma Matthew Fox ha confermato la fiducia che gli autori hanno riposto in lui, rifiutando ogni commento e riservandoci nel finale della nostra chiacchierata un solo dettaglio sulla struttura narrativa della stagione finale.

Ci dice qualcosa a proposito di quanto questo personaggio ha cambiato la sua vita lavorativa? Il grande successo è stato da una parte una gabbia del quale si trova stretto, ma allo stesso tempo una infinita gamma di opportunità di lavoro. Matthew Fox: Certo, è vero. Una cosa che capisci facendo questo lavoro è che le molte opportunità professionali che ottieni creano una certa consapevolezza di te stesso in giro per il mondo che in qualche modo restringono il modo in cui puoi vivere la tua vita. Lost ha avuto un impatto significativo per me e la mia famiglia e il più grande cambiamento nella mia vita è stato proprio a livello familiare. Mio figlio aveva due anni e mezzo quando ci siamo trasferiti alle Hawaii per lavorare alla serie ed ora ha sette anni e quindi ha vissuto gran parte della sua vita lì. Questo è il cambiamento più immediato che riesco a pensare, mentre a livello professionale mi sento molto fortunato per l'occasione che ho avuto e sto iniziando a sfruttare le opportunità che mi stanno arrivando.

Che cosa farà quando saranno finite le puntate di Lost? Matthew Fox: Prima di tutto andrò via dalle Hawaii! E' stata una bella esperienza per tutti noi, ma non vediamo l'ora di poter andare via. Sono cresciuto in zone di montagna e non vedo l'ora di vivere di nuovo in un posto che abbia quattro stagioni, con inverno, neve, freddo e grandi spazi aperti con paesaggi di montagna innevati.

E a livello di carriera ha già in mente un film? Matthew Fox: Farò dei film. Per la Warner ho film in produzione, oltre ad altri due già usciti per loro, Speed Racer e We are Marshall. Poi lavorerò a Billy Smoke, un film che stiamo sviluppando proprio in questo periodo, che girerò dopo Lost e sarà probabilmente la prima cosa che farò al termine della serie. Ho diverse opportunità che sto valutando, ma l'intenzione è di continuare a lavorare con cineasti che ritengo facciano grandi storie con grandi cast e grandi team di produzione.

Non farete Lost - The Movie? Matthew Fox: No, Lost finirà.

Lei ha lavorato sia al cinema che in televisione. Che differenze ci sono in termini di visibilità tra l'essere un personaggio televisivo ed una star cinematografica? Matthew Fox: Probabilmente in televisione si riesce ad avere una maggiore visibilità, se si ha a che fare con uno show come Lost, se si pensa ad un pubblico di venti milioni di spettatori per venti settimane all'anno per cinque o sei anni. Si crea un legame particolare con il personaggio che interpreti e la sua storia. Invece un buon film in America apre con un centinaio di milioni di dollari, che diviso dieci equivale a una decina di milioni di spettatori.
Quindi direi che il lavoro in televisione, per quanto riguarda una serie come la nostra che ha avuto una esposizione a livello globale, garantisce una maggiore esposizione e visibilità, ma in generale non saprei dire.

Tra i personaggi di Lost Jack è uno dei più amati in assoluto. Secondo lei perchè? Per la sua figura di leader o per il tormento interiore che ha vissuto ad un certo punto della storia, dopo il ritorno nel mondo reale? Cosa ha provato interpretando quella parte della storia? Matthew Fox: Quella è una parte della storia molto difficile per me, anche a causa della non linearità della storia, tra presente, flashback e flashforward, che mi costringeva ogni volta ad immergermi in un diverso stato d'animo a seconda del momento interiore di Jack che dovevo interpretare. Non mi piace molto quella parte, la odio, non mi sono sentito a mio agio ed ho fatto del mio meglio per interpretarla nel migliore dei modi, senza preoccuparmi di come sarebbe stata accolta dalla gente. Con la quinta stagione invece è stato un buon anno per me: il ritorno sull'Isola, sentirsi di nuovo forte e concentrato, pronto a lasciarsi andare al proprio destino e capire cosa ha in serbo per sè. E' stato un sollievo.

Il maggior difetto di Jack è la sua testardaggine, la caratteristica che lo limita di più. E' una cosa che appartiene anche a lei? Quale pensa che sia il suo contributo da attore al personaggio? Matthew Fox: Lo sono molto anche io! Il mio lavoro di attore è di difendere il mio personaggio, ma ovviamente ci sono stati momenti nel corso della storia, soprattutto nelle prime quattro stagioni della serie, in cui Jack ha reagito con testardaggine in molte situazioni in cui io sento che avrei reagito diversamente. Ma lo dico conscio del fatto che è difficile giudicare senza essersi trovati in quella stessa situazione, così cerco di non essere troppo drastico nel valutare alcune sue scelte, che considero diverse da quelle che avrei fatto io.

Cosa le hanno lasciato dentro le bizzarrie che ha vissuto sull'isola, il viaggio nel tempo, i flashback e flashforward, e le questioni filosofiche che fanno da sfondo alla serie? Matthew Fox: La parte filosofica è sempre stata la mia preferita, amo le grandi domande della serie, lo scontro tra Locke e Jack, il dilemma tra scienza e fede, libero arbitrio e destino. Sono domande a cui non si può rispondere, ma su cui è interessante riflettere e ne sono affascinato.
Quanto al tempo in Lost, si è andati avanti e indietro nel tempo fino all'epoca della Dharma Initiative, ma sono sicuro che nella sesta stagione, dopo due o tre episodi, ci si stabilizzerà in un unico momento del tempo ed avremo uno sviluppo lineare fino alla fine.