Locarno, giorno 7: Racconti di giugno e guerre d'estate

Non impaurisce il noir ticinese La valle delle ombre, mentre il concorso riserva una bella sorpresa, l'avvincente anime Summer Wars.

Pippo Delbono viene accolto con una commossa ovazione alla fine del suo straordinario monologo Racconti di giugno, eseguito in un'esclusiva versione festivaliera che ha strappato risate, applausi e qualche lacrima nello struggente finale. Un performer di classe che, in quello che è il suo lavoro più personale, si mette in gioco fino in fondo donandosi a un pubblico partecipe che accoglie con incredibile calore l'arrivo sul palco dell'ormai star Bobò per i saluti finali, seguito dal direttore Frederic Maire che consegna a Delbono uno specialissimo Pardo del cuore.
Decisamente meno entusiastica l'accoglienza riservata al noir italo-svizzero La valle delle ombre, progetto sulla carta decisamente interessante, vista la fonte alla quale si ispira (alcuni racconti del giallista emiliano Eraldo Baldini contenuti nelle raccolte Gotico Rurale e Bambini, ragni e altri predatori) e alla presenza nel team degli sceneggiatori di un altro popolare romanziere italiano, Sandrone Dazieri. Il regista attinge all'ancestrale mitologia rurale per costruire la sua fiaba nera fatta di racconti a incastro, un po' alla maniera delle Mille e una notte, scegliendo intelligente di calare il tutto nell'atmosfera casereccia e un po' retrò delle Alpi ticinesi, location piuttosto inedita e decisamente adatta per le storie narrate al povero Matteo, bambino di città giunto da Lugano per far visita al nonno. Purtroppo a causa di un budget ridotto e della conseguente penuria di effetti speciali, il film è costretto a far leva prevalentemente sulla fascinazione dei luoghi, sulle interpretazioni degli attori e sulla solidità dello script, elementi che a tratti vacillano provocando l'umorismo involontario del pubblico a causa della scarsa tenuta della suspence. Non aiuta la presenza nel cast dell'ungherese Andrea Osvàrt, protagonista dell'episodio in teoria più "terrificante" dei tre narrati.

Il concorso presenta due opere estremamente diverse tra loro. Il primo è un dramma argentino, il (fintamente) morboso La invéncion de la carne, atipico road movie che vede protagonisti due pazienti di un ospedale, Mateo, un giovane omosessuale con gravi problemi psicologici, crisi di panico e pulsioni materne nei confronti dei neonati e Maria, una donna che non può avere figli. Il film lascia ampio spazio a momenti di tensione sessuale, soprattutto nella fase di presentazione dei personaggi, aprendosi con un fuggevole rapporto che lascia immediatamente trapelare la personalità disturbata di Mateo e ii numerosi incontri sessuali casuali a cui Maria, incapace di costruire una relazione stabile, si abbandona. La cornice sessuale che inaugura La invéncion de la carne, promettendo provocazione e sensualità, lascia il posto a un tentativo malriuscito di scavo psicologico nei personaggi che si fa sempre più cupo man mano che la narrazione avanza fino a culminare in un finale che cancella con un colpo di spugna ogni residua speranza.
Piacevole e divertente il secondo film in concorso, l'anime Summer Wars diretto da Mamoru Hosoda, una pellicola priva della profondità o dell'eleganza di un Miyazaki, ma capace di avvincere ed emozionare. La tesi su cui si basa il film riguarda la fine del nostro mondo ogni giorno più virtuale e dipendente dal web che potrebbe essere provocata da virus informatici, mostri creati dall'unione di avatar e giochi on
line. A salvare il mondo ci penserà una famiglia molto speciale, quella della dolce e volitiva Natsuki, che con l'aiuto del suo amico, il genio informatico Kenjii, e degli altri membri del clan lotta fino alla fine per proteggere la Terra. Anime dall'estetica particolarmente variegata, che unisce dimensione reale (la campagna giapponese) e virtuale (l'universo di Oz popolato da avatar), Summer Wars unisce il fascino e l'immediatezza di alcune popolari serie tv nipponiche all'ampio respiro del plot che contiene sorprese, suspence, momenti di tensione e un pizzico di romanticismo. Proprio ciò che ci occorre per far volare in alto la fantasia.