Una Piazza Grande gremita all'inverosimile e finalmente asciutta ha accolto con calore ed entusiasmo la serata dedicata alle opere di produzione svizzera, serata che si è aperta con il delicato cortometraggio Les yeux de Simone, appassionato omaggio al cinema del regista Jean-Louis Porchet che vede tra i protagonisti la straordinaria Irène Jacob. Risate e applausi hanno accolto la prima mondiale della commedia agrodolce Giulias Verschwinder, dedicata alla memoria del compianto cineasta svizzero Daniel Shmid. Il film è incentrato su una donna alle soglie del cinquantesimo compleanno, in piena crisi di mezza età, che tenta invano di procrastinare i festeggiamenti per non soffermarsi a riflettere sul tempo che passa. Gustosi i duetti tra la protagonista Corinna Harfouch e la gloria nazionale Bruno Ganz, a cui fanno da contorno i numerosi personaggi che gravitano attorno alla povera Giulia. Ritmo e sperimentazione animano, invece, Sounds and Silence, viaggio nel mondo della musica, delle melodie e dei suoni prodotti dal celebre discografico tedesco Manfred Eicher, fondatore dell'etichetta Edition of Contemporary Music e produttore di artisti quali Ian Garbarek, Steve Reich e John Adams.
Il concorso ha visto scendere in campo la pellicola franco-brasiliana Os famosos e os duendes da morte, pretenziosa opera prima che esplora il limitare della soglia tra mondo dei vivi e mondo dei morti. Il regista Esmir Filho prova a fornire una chiave di lettura del complicato universo adolescenziale focalizzandosi su un giovane malinconico che vive in uno speduto paesino della campagna brasiliana e passa il tempo navigando su internet e ascoltando il suo idolo Bob Dylan. Questo mondo senza speranza fotografato dall'esterno, da uno sguardo estraneo e ben poco partecipe, è scandito da un continuo passaggio dalla dimensione reale a un vago onirismo, quest'ultimo visivamente identificato dall'uso del digitale e dominato dalla presenza ossessiva di una ragazza che sembra vivere solo nelle fantasie del protagonista. Quest'alternanza tra vari formati, che vorrebbe farsi marca autoriale, non trova agganci con il reale e lascia che la pellicola fluttui per tutta la sua durata in questo limbo dell'inconsapevolezza senza mai prendere una direzione che permetta allo spettatore di chiarirsi le idee riguardo a ciò che sta vedendo.Di tutt'altro tenore il drammatico L'insurgée, altra pellicola legata al mondo dell'adolesenza ribelle che vede la tormentata Claire (l'intensa semiesordiente Pauline Etienne) a confronto con un nonno distante e misterioso (l'icona Michel Piccoli). Il racconto di due tormentate solitudini che scorrono parallele finché un fantasma del passato non giunge a turbare l'esistenza dell'anziano Piccoli è supportato da una sceneggiatura efficace, ma soprattutto dalla straordinarie interpretazioni dei due protagonisti, vera anima del film. Fino a questo momento senza dubbio la miglior pellicola vista in concorso.
Per domani sono attesi la proiezione del primo film di produzione svizzera, il noir Complices, e l'arrivo al festival dell'attore e regista teatrale Pippo Delbono che accompagnerà il suo La paura, amara fotografia della società italiana realizzata con l'ausilio di un telefonino.