Le sedie di Locarno sostengono a fatica un attore "di peso" come Gérard Depardieu, così prima dell'incontro col pubblico svizzero assistiamo a un balletto di sedute per trovare la sistemazione più appropriata per l'attore. Il fisico imponente lo conosciamo fin troppo bene, l'amore per l'arte e per i piaceri della vita anche, ma il segreto del fascino che Depardieu esercita sul gentil sesso sta in quel miscuglio sorprendente di passione, curiosità, esuberanza e carisma che lo contraddistinguono. Basta un microfono in mano per dare il la alla star francese e per invitarla a riversare un fiume di parole sulla platea estasiata. A a suo agio di fronte al pubblico, l'istrionico Depardieu ricorda nella spigliatezza l'altro grande mattatore del cinema odierno, George Clooney, ma da esso si distingue per quella naturalezza un po' rude e per quel senso pratico tipicamente europeo che lo fa stare con i piedi bien piantati sulla terra. Curiosamente è proprio Depardieu a citare Clooney nel corso del dialogo con il pubblico che lo porta a esplorare il proprio rapporto con il regista Maurice Pialat, omaggiato dal Festival di Locarno nell'incontro a cui partecipa la vedova Sylvie Pialat, ma anche a parlare della propria vita e della propria lunga carriera.
Cosa ha significato per te lavorare con Maurice Pialat?
Gérard Depardieu: Maurice Pialat è stato il più poetico dei registi, era un creatore d'arte, nel vero senso della parola. E' sempre stato un outsider. Insieme abbiamo realizzato quattro film. Il primo, Loulou, del 1980, era un meraviglioso lavoro pieno d'amore che mi vedeva protagonista a fianco di Isabelle Huppert. Il protagonista della storia ama una donna proveniente da un altro mondo.Cinque anni dopo abbiamo girato Police. La protagonista femminile era Sophie Marceau. Sul set tra di loro sono sorti dei problemi. Maurice era un artista sensibile, aveva un carattere particolare e spronava gli attori a dare sempre il meglio, ma lo faceva in modo anticonvenzionale. Temeva che Sophie la tradisse perciò l'ha spiazzata con il suo modo di fare, le ha fatto crollare le sue certezze. Due mondi diversi si sono confrontati in modo imprevisto. Però, nonostante tutti i problemi sorti durante la lavorazione, il film è risultato un successo al box office.
Il più celebre dei film girati insieme è Sotto il sole di Satana.Gérard Depardieu: Maurice era attentissimo ai dettagli. Per girare il film, che è tratto da un romanzo di Bernanos, ha scelto una località della Regione della Francia del nord, semplice e poverissima, location perfetta per le opere di Bernanos. Il film contiene scene che sono vere e proprie preghiere. E' una cosa molto rara, ma Maurice aveva grande rispetto per il testo. Con questo lavoro, nel 1987, ha vinto la Palma d'oro al Festival di Cannes.
Sylvie Pialat: La presenza di Gérard era importantissima per Maurice. Senza di lui probabilmente non se ne sarebbe fatto di niente. Gerard era la persona giusta per il ruolo e appena abbiamo deciso di adattare il romanzo ci siamo subito convinti a contattarelo così siamo andati in vacanza da lui. Ha accettato il lavoro, abbiamo preparato i costumi, trovato le location. Il giorno prima dell'inizio delle riprese abbiamo fatto l'ultima prova costumi e Gerard è arrivato sul set con molti chili in più. Maurice gli ha detto: "Andiamo Gerard, mi avevi promesso di farlo e di restare in forma". "L'ho promesso, ma non l'ho mantenuto". Alla fine abbiamo dovuto allargare tutti i costumi.
##Qual'era la visione del cinema di Pialat?## Gérard Depardieu: Maurice è uno degli autori che ho amato di più insieme ad Agnes Vardà. Lei mi chiama affettuosamente Igor, per ovvie ragioni. Sono cresciuto imparando da due generazioni di autori, la Nouvelle Vague e quella successiva, ma ho inziato la mia carriera in teatro. Il cinema è venuto dopo. Oggi la fruizione cinematografica è molteplice. Ci sono internet, le tv satellitari, i canali porno e anche se io non so usare gli strumenti tecnologici sono affascinato dalle mille possibilità. Ci sono i festival come Locarno dove cinquemila persone si riuniscono per vedere un film sotto la pioggia. E' una forma di celebrazione del cinema in cui tutti condiviamo lo stesso sentimento, la meraviglia e lo stupore di quando eravamo ragazzini. Maurice faceva un cinema grandioso. I suoi film non erano solo per piccoli cinema, ma per grandi schermi.Maurice pensava in grande e, con i suoi lavori, trasmetteva le più grandi passioni umane.Parlaci invece del tuo rapporto col vino e col cinema.
Gérard Depardieu: Il vino e il cinema sono come il cibo. Quello che mi piace è ciò che mi danno, la grande soddisfazione. Purtroppo ho un grande naso che respira più del dovuto e che mi permettere di distinguere la differenza tra vini genuini e vini industriali, così allo stesso modo sono molto sensibile alla differenza tra cinema artistico e cinema industriale. Amo la genuinità perciò sono particolarmente legato all'Italia. In Italia ho trovato persone attaccate alla terra, al cibo, alle tradizioni, al bel vivere. Rispettano la famiglia, sono molto uniti. L'Italia è un paese legato ai veri valori, quando si abbandona l'area industriale del Nord e si raggiunge l'Italia centrale si percepisce il legame con la terra. Una delle regioni che preferisco è la Puglia, per la sua bellezza e ovviamente per il suo cibo. Ci vuole coraggio ad abbandonare questo paese senza provare una grande malinconia.
Sei noto per essere un ottimo chef. Cosa pensi del cibo di Lcoarno?
Gérard Depardieu: Qui c'è un formaggio favoloso, ma ho notato che c'è una grande attenzione al cibo internazionale. A Como, da quando George Clooney ha comprato casa, le case costano il triplo rispetto a prima. E' un fenomeno normale, ma credo che ognuno dovrebbe difendere le proprie origini e guardare meno all'estero. Qui a Locarno si può mangiare il cibo del Ticino e io difendo le origini e le tradizioni locali.
Chi è Gérard Depardieu?
Gérard Depardieu: Non so chi sia davvero Gérard Depardieu. Ho avuto fortuna a fare questo mestiere perché da giovane sono stato cacciato dalla scuola, dalla chiesa e non ho mai avuto un'educazione tradizionale. Non ho studiato, ma ho vissuto. Ho sviluppato una mia spiritualità studiando i testi sacri come il Corano. Ho avuto fortuna ad avere due genitori che si amavano ma che, purtroppo, sono morti giovani. Non mi è stato regalato niente, ho lavorato moltissimo, ma ho fatto sempre cose che mi piacciono. Non ho avuto maestri, ma ho imparato dalla vita. Ho cercato di tenermi lontano dalla stupidità anche se a volte sono stato il più stupido di tutti.