Lo Squartatore, la recensione: con Netflix sulle tracce del serial killer dello Yorkshire

La recensione de Lo Squartatore: con The Ripper, Netflix rievoca le indagini sugli omicidi del serial killer Peter Sutcliffe tra materiale d'archivio e rievocazioni da brividi.

Lo Squartatore 1
Jack lo Squartatore in una sequenza della serie documentario Lo Squartatore

Prima di addentrarci in questa recensione de Lo Squartatore, una piccola premessa: la nuova docuserie Netflix non è incentrata sulla figura dell'assassino che terrorizzò Londra in epoca vittoriana, ma sulla serie di omicidi che insanguinarono lo Yorkshire, in Inghilterra, nella seconda metà degli anni '70. Sebbene le figure di Jack lo Squartatore e quella di Peter Sutcliffe, lo Squartatore dello Yorkshire, si siano sovrapposte durante le indagini di cui si parla in questo documentario, del secondo è stata scoperta l'identità, quella di un uomo di 35 anni che allora lavorava come camionista e che prima di essere arrestato era stato già interrogato diverse volte dalla polizia, come molte altre persone.

Diretto da Jesse Vile ed Ellena Wood, Lo Squartatore si articola in quattro episodi che rievocano uno dei casi di cronaca nera più famosi d'Inghilterra accompagnandoci in strade buie o appena rischiarate dalle luci dei lampioni, tra i quartieri del sesso battuti da prostitute e i locali notturni, i campi velati dalla nebbia, ma anche redazioni di quotidiani locali che contribuirono a dare ampio risalto mediatico alla vicenda. A partire dal primo omicidio, il caso del serial killer si svela attraverso le indagini che si conclusero dopo alcuni anni e furono rallentate da piste sbagliate.

C'era una volta nello Yorkshire

Wilma Mccann
Wilma McCann, la prima vittima dello Squartatore dello Yorkshire

Il documentario si apre con il primo omicidio dello Squartatore, quello di Wilma McCann, una ragazza di 28 anni, madre di quattro figli, uccisa il 30 ottobre del 1975, dopo che aveva trascorso la serata in giro per locali. Il suo corpo fu trovato su un prato da due uomini, un lattaio e suo figlio, che inizialmente l'avevano scambiato per un manichino abbandonato. La ragazza era stata massacrata a martellate e poi l'assassino aveva infierito su di lei con un coltello. La foto in bianco e nero di Wilma McCann è il primo tassello di un puzzle che dovrà essere disfatto più volte e ricomposto per arrivare a svelare l'identità dell'assassino.
Contrariamente ad altri documentari incentrati su celebri serial killer, Lo squartatore non rievoca immediatamente la figura di Sutfliffe per riscriverla come quella di un villain dal carisma oscuro, ma cerca di dare spazio e voce alle vittime sopravvissute, ai giornalisti (e le giornaliste, in modo particolare) che seguirono il caso, e anche agli investigatori e coloro si trovarono sulle tracce di un criminale pericoloso e inafferrabile. Il documentario Netflix rievoca il periodo della caccia al serial killer in modo efficace, alternando numerosi filmati di quel periodo, tra interviste, manifestazioni, alcune riprese delle indagini sulle scene del crimine e suggestivi scorci delle strade battute dall'assassino. La ricchezza del materiale d'archivio a disposizione contribuisce a rendere il documentario più completo rispetto altri titoli che trattano tematiche simili. I filmati si alternano a testimonianze attuali in modo da raccontare una storia che si sviluppa come un "giallo", con l'attesa di scoprire come sono andate le cose nel finale, almeno per chi non conosce a fondo il caso dello Squartatore.

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Il ruolo delle donne nel caso dello Squartatore

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Lo Squartatore: una scena della serie Netflix

Uno degli aspetti più interessanti affrontati dal documentario sul serial killer inglese è il ruolo delle donne, che nel momento più drammatico di questa vicenda, quando l'attenzione mediatica era arrivata al culmine e gli omicidi si susseguivano uno dietro l'altro, si ribalterà in maniera drastica cambiando anche le sorti delle indagini. All'ennesimo invito di restare a casa, a non uscire di sera da sole e farsi accompagnare, le donne si ribellano e si riuniscono per protestare contro le forze dell'ordine. "Se l'assassino è un uomo, sono gli uomini che devono restare a casa, non le donne". "Il vero pericolo sono gli uomini e la cultura patriarcale". A questo punto le indagini, come spiega una giornalista, prendono una svolta sconcertante, perché fino a quel momento l'assassino era stato associato esclusivamente al mondo della prostituzione e solo a causa dei forti pregiudizi sulle vittime. Sono proprio questi pregiudizi infatti, ad ostacolare le indagini e a far escludere agli inquirenti altre aggressioni e testimonianze che potrebbero rivelarsi decisive.

Ascolta, è la voce dell'assassino!

Lo Squartatore 2
Lo Squartatore: una immagine della serie documentario Netflix

In uno dei quattro episodi del documentario si parla (e si ascolta) una registrazione audio che viene attribuita allo Squartatore. La voce del serial killer viene fatta ascoltare ai giornalisti, ma anche al pubblico. In un tentativo estremo di assicurare l'assassino alla giustizia fu istituito un numero telefonico attraverso il quale si poteva ascoltare la voce dello Squartatore che sfidava la polizia, ed eventualmente provare a capire se si trattava di una voce familiare o già ascoltata in qualche occasione. Se il racconto sulle indagini e già avvincente di suo, l'elemento "thriller" sulla voce del maniaco (e sulla sua calligrafia, anche quella mostrata su enormi cartelloni stradali) contribuisce a rendere il tutto più "cinematografico" e più vicino ad un thriller di Brian De Palma o a Zodiac di David Fincher.

Peter Sutcliffe, l'ex becchino che sentiva le voci

Peter Sutcliffe
Peter Sutcliffe, lo Squartatore dello Yorkshire

Nell'ultima parte del documentario entra in scena finalmente Peter Sutcliffe, un giovane uomo che era già finito nella "rete" degli investigatori più di una volta. Sutfliffe, che è morto proprio quest'anno, a novembre, viene raccontato attraverso le testimonianze di chi lo aveva conosciuto o incontrato in diverse fasi della sua vita. Abituale frequentatore di prostitute, Sutcliffe era un uomo sposato che aveva lavorato come becchino e poi come camionista e che i colleghi ironicamente chiamavano "Lo Squartatore", senza sapere che era proprio lui l'assassino che stava terrorizzando lo Yorkshire.
Gli ultimi minuti del documentario infine vengono dedicati alla forte attenzione mediatica data ai processi e al percorso giudiziario del serial killer, che raccontò di aver ascoltato delle voci, mentre si trovava all'interno di una fossa che stava scavando al cimitero e furono proprio queste voci "che sembavano arrivare da una tomba" a dare inizio alla sua follia omicida. Se l'immagine pubblica di Sutcliffe viene trascinata su un ideale palcoscenico da concerto rock - con folle di persone disposte a dormire fuori dai tribunali, pur di vederlo - i suoi demoni, le motivazioni che lo spinsero ad uccidere e la sua personalità, restano un po' in ombra e continuano a fare paura.

Conclusioni

Come abbiamo sottolineato in questa recensione de Lo Squartatore, la docu-serie Netflix si sviluppa come un thriller e arriva al finale tra indagini, colpi di scena, testimonianze e materiale d'archivio, ma anche sequenze che evocano le strade buie e piovose dello Yorkshire, al cospetto del serial killer.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • Il materiale d'archivio sul caso dello Squartatore è sorprendentemente ricco e vario.
  • Il montaggio è accattivante, ma non perde mai di vista la narrazione.
  • Lo sviluppo narrativo non è mai ripetitivo, anzi non smette mai di sorprendere e catturare l'attenzione dello spettatore.

Cosa non va

  • La figura di Sutcliffe non è centrale e questo potrebbe deludere chi si aspetta un documentario incentrato strettamente sul 'mostro'.