Non avremmo mai voluto cominciare così questa nostra recensione di Little Fires Everywhere, ma sarebbe ingiusto non sottolineare e ricordare la prematura morte, avvenuta lo scorso 16 maggio 2020, della talentuosa Lynn Shelton, regista e sceneggiatrice di grande successo sia in ambito indie (il suo Humpday fu premiato al Sundance e fece il giro dei maggiori festival cinematografici del mondo) che televisivo. Tra i tanti prodotti per il piccolo schermo a cui ha lavorato - si va dal trittico di Netflix GLOW, Master of None e Love ad un classico come Mad Men fino al più recente The Morning Show - siamo certi che questo Little Fires Everywhere sarà forse l'opera con cui verrà più facilmente ricordata in futuro: non solo per la (buona) qualità dell'opera in sé; ma perché la presenza nel progetto fin dall'inizio come produttrice esecutiva nonché in cabina di regia per ben quattro episodi (su un totale di 8) la rendono a tutti gli effetti una delle grandi artefici di questo miniserie di successo targata Hulu e arrivata in Europa sulla piattaforma streaming Amazon Prime Video.
Che fosse una regista dal grande cuore lo si percepisce non solo dalle recenti e commoventi dichiarazioni di colleghi e amici, ma anche dall'incredibile attenzione per i dettagli e per tutti i personaggi, anche quelli secondari, di questo Little Fires Everywhere, libero adattamento dell'omonimo romanzo di Celeste Ng (in Italia noto come Tanti piccoli fuochi) che chiaramente vuole in qualche modo sfruttare il successo di miniserie HBO al femminile quali Big Little Lies ma, nonostante la presenza di Reese Whitersppon sia come protagonista che come produttrice, senza per questo esserne mai una mera copia. Anche perché laddove in Big Little Lies il nemico è in qualche modo la mascolinità tossica e la soluzione la solidarietà femminile, in Little Fires Everywhere il problema risiede altrove e non è così semplice da individuare ed eliminare. Sono, appunto, tanti piccoli fuochi, alcuni accesi da troppo tempo, che si spargono ovunque, fino a diventare incontrollabili.
Una trama che si accende episodio dopo episodio
La serie, così come il romanzo, è ambientata a Shaker Heights, Ohio, un sobborgo di Cleveland che ha la caratteristica di essere una cittadina pianificata fin dalle sue origini, e quindi composta da una comunità benestante, rispettosa delle regole e fiera di essere multirazziale e perfettamente integrata. La storia ha inizio nel 1997 con l'arrivo in città di Mia Warren, madre single e artista squattrinata, e di sua figlia Pearl; il loro incontro con la famiglia Richardson, e in particolare con la raffinata Elena, cambierà i destini di tutti coloro che si ritroveranno così coinvolti in un vortice di amori e antipatie, gelosia e amicizie.
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Ma cos'è che porta al contrasto queste due donne apparentemente così diverse ma altrettanto forti e sicure di sé stesse? È forse il diverso colore della pelle o il differente contesto sociale da cui provengono? È il desiderio di proteggere i propri figli e la propria famiglia? O è l'opposta filosofia di vita, una libera da ogni legame e l'altra ligia alle regole, a separarle fin dalla nascita? La risposta, come spesso accade, va cercata nelle esperienze di ciascuna delle protagoniste, nel loro passato.
Un casting esemplare, un lungo flashback che conquista
Come spesso capita nelle migliori serie, anche in Little Fires Everywhere i personaggi sono essenziali per la sua riuscita, molto più che lo svolgimento vero e proprio della trama. Proprio per questo motivo i primi episodi della serie non brillano quanto potrebbero, perché le due protagoniste - per quanto molto ben interpretate da Reese Witherspoon e Kerry Washington - non riescono a trasmettere tutta la ricchezza e la complessità dei loro personaggi tanto sono "bloccate" e perse all'interno dei loro segreti e del loro passato. Le cose migliorano però con il proseguire della storia, fino ad esplodere letteralmente con il sesto episodio, un lungo flashback ambientato all'inizio degli anni '80 e quindi privo delle due attrici protagoniste (ma sostituite perfettamente da Annasophia Robb e Tiffany Boone), che finalmente ci permette di comprendere le reali motivazioni di entrambe e soprattutto di dare un'adeguata giustificazione a quanto visto finora. È in questo momento che sia la scrittura che le interpretazioni guadagnano di profondità, acquistano nuove sfumature e ci lanciano verso un gran finale particolarmente appassionante.
Questo episodio flashback "speciale" è anche quello che, a maggior ragione, evidenzia l'impressionante lavoro di casting effettuato su tutti i personaggi: che si tratti di ruoli principali o secondari, di un figlio, parente o di una versione più giovanile del protagonista, ogni attore rappresenta una scelta pressoché perfetta che non fa altro che aumentare il senso di realismo e immedesimazione da parte dello spettatore. Altra grande nota di merito va all'incredibile cura dei dettagli che ci permette di (re)immergerci negli anni novanta (e ottanta) anche grazie ad un'ottima colonna sonora che alterna grandi successi dell'epoca (Tubthumping dei Chumbawamba o Killing Me Softly With His Song dei Fugees), creazioni originali di Mark Isham e Isabella Summers fino ad arrivare ad alcune suggestive cover come Bitch (Meredith Brooks) a cura di Ruby Amanfu e una splendida versione per violino di You Oughta Know (Alanis Morissette).
"Se segui le regole, avrai successo"
Cos'è invece che non convince in questo Little Fires Everywhere? Probabilmente la risposta è proprio nella frase che pronuncia Elena a sua figlia e che è il cuore del suo personaggio: "There are rules, and they exist for a reason. If you follow the rules, you'll succeed." Elena è sinceramente convinta di quel che dice, perché è quello che le è stato insegnato per tutta la vita e che mai ha dovuto mettere in discussione. La vita stessa le dimostrerà che non è così, semplicemente perché per quanto possiamo seguire le regole o un piano, non tutto va come speriamo.
Lo stesso, purtroppo, vale anche per questo adattamento: è evidente fin dall'inizio che la serie di Hulu sia nata per seguire il successo di Big Little Lies e altre serie simili (si pensi anche alla splendida Sharp Objects), ma è proprio questo desiderio di emulazione ad evidenziarne i maggiori difetti. Parliamo della cornice mistery ad esempio, quell'incendio che ci viene mostrato nelle primissime immagini e che ritorna soltanto nel finale, ma che, a differenza della serie HBO o di altri celebri capostipiti (vedi Damages), qui non solo non ottiene mai l'effetto thriller desiderato, ma finisce col cercare un effetto sorpresa evidentemente forzato e slegato dal resto.
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Così come è un vero peccato che, sempre nel finale, si voglia lasciare una porta aperta ad un eventuale sequel/seconda stagione - cosa, tra l'altro, già sfuggita di mano allo stesso Big Little Lies - anche a costo di vanificare il buon lavoro sui personaggi effettuati negli episodi precedenti. Se c'era un insegnamento che questa serie poteva lasciarci, era proprio quello di avere coraggio, seguire il proprio cuore e mai quello che il sistema si aspetta da noi: tutte cose che Little Fires Everywhere sembra dimenticare proprio quando è più importante.
Conclusioni
Come evidenziato nella nostra recensione di Little Fires Everywhere, la serie di Hulu non è ben equilibrata e perde molto della sua forza proprio negli ultimi minuti finali; è altrettanto vero, però, che racchiude al suo interno diversi momenti di alto livello, personaggi e tematiche di notevole profondità e un lavoro sulle interpretazioni e sul casting davvero ineccepibile. Forse sarebbe bastato non preoccuparsi troppo di un'eventuale seconda stagione e concentrarsi di più sul presente.
Perché ci piace
- Personaggi complessi e affascinanti, che guadagnano di spessore episodio dopo episodio.
- Casting eccellente: non solo le due protagoniste principali, ma tutti sono assolutamente perfetti nei loro ruoli.
- Fotografia, scenografia, costumi e musiche: tutta la confezione è curatissima, i due decenni ('80 e '90) sono ricostruiti al meglio.
Cosa non va
- Quel tocco mistery con cui si apre la serie è inutile e controproducente.
- Il finale buonista e aperto rischia di rovinare quanto di buono era stato fatto prima.