Littizzetto e De Luigi omaggiano Risi in Aspirante vedovo

Abbiamo seguito la conferenza stampa di presentazione del nuovo film di Massimo Venier, ispirato al cult con Franca Valeri e Alberto Sordi; 'Il nostro è un atto d'amore senza alcuna presunzione', ci hanno raccontato gli interpreti.

Con quella silhouette sinuosa, l'intelligenza brillante, lo sguardo vispo, chi mai potrebbe volere morta Luciana Littizzetto? Probabilmente uno come Fabio De Luigi. State pure tranquilli, la cronaca nera non c'entra, c'entrano invece i personaggi che i due attori si trovano ad interpretare nel loro nuovo film, Aspirante vedovo, commedia diretta da Massimo Venier e in uscita il prossimo 10 ottobre in circa 400 copie grazie a 01 Distribuzione. Ispirata alla black comedy capolavoro di Dino Risi, Il vedovo, la pellicola racconta le avventure di Alberto Nardi, manager con tanti sogni e poche capacità imprenditoriali, che viene tiranneggiato da una moglie molto più nota di lui nell'ambiente finanziario milanese, una capitalista vecchia maniera che ruba ai fessi per dare ai ricchi, cioè a sé stessa. Quando Alberto scopre che la consorte è rimasta coinvolta in un tragico incidente, i sogni di libertà e ricchezza sembrano finalmente concretizzarsi; tuttavia, come recita l'adagio popolare, la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo. Susanna gode di ottima salute e ad Alberto non resta che fare da solo, anzi con l'aiuto di una combriccola di incapaci, formata da Alessandro Besentini e Francesco Brandi, quello che il fato non è riuscito a compiere. Abbiamo incontrato questa mattina a Roma Luciana Littizzetto, Fabio De Luigi, Massimo Venier, regista e sceneggiatore del film assieme a Michele Pellegrini e Ugo Chiti.

Massimo, perché vi siete voluti confrontare con un capolavoro come Il vedovo? Massimo Venier: Quando ci hanno proposto il copione, grazie all'intuizione di Beppe Caschetto, subito ci siamo detti, ma no, non si può. Poi però ci siamo trovati davanti a dei personaggi fantastici e ad una storia stupenda ci dava l'occasione di vedere come fosse cambiata l'Italia e irrazionalmente ti viene voglia di fare una cosa anche se non ti conviene. E poi trovo che sia coraggioso ispirarsi ad una grande commedia del passato per proporre al pubblico di oggi qualcosa di nuovo, un'opera che non offenda l'intelligenza degli spettatori.
Luciana Littizzetto: Questa storia è lontana anni luce dalle commedie di oggi, soffocate dal politicamente corretto, è molto cinica e l'idea era di rifarci a quella comicità, naturalmente senza alcun tipo di pretesa. E poi molti ragazzi di oggi non conoscono Il vedovo, in questo molto possiamo far arrivare a quelli più giovani una storia bella potente.
Fabio De Luigi: Tutti amiamo Alberto Sordi, Franca Valeri e Dino Risi, questo è stato il nostro modo di rendere omaggio a un film che fa parte a pieno titolo della commedia all'italiana di cui si parla sempre; è l'occasione per rivedere un film che appartiene alla nostra cultura. Altrimenti faremmo solo remake di commedie che arrivano dalla Francia, dalla Spagna o dal Brasile.

Non avete avuto paura del confronto con l'originale? Luciana Littizzetto: Il confronto è inutile perché ne usciremmo sempre perdenti. Io a Franca Valeri non ho chiesto il permesso di fare il film, le ho chiesto direttamente scusa. Franca mi vuole bene, escludo che possa dare giudizi.
Fabio De Luigi: Non sono mica pazzo a confrontarmi con Sordi. Lo diceva Risi, no? Che bisogna essere tanto intelligenti da capire che non si vale nulla. E se in alcuni momenti si rischiava la vicinanza con Il vedovo, ma siamo scappati lontanissimi dal film e per quanto mi rigurda, dall'interpretazione di Sordi. Il film era originale allora e lo è anche adesso e questo dimostra la grandezza di chi lo ha creato.
Michele Pellegrini: Il nostro approccio è stato di totale amore, volevamo misurarci con una storia per raccontare come siamo oggi; abbiamo agito con onestà, in fondo ogni remake è un omaggio.

Com'è cambiata l'Italia dagli anni '60? Massimo Venier: La Milano del Boom economico era tutta una gru e gli Alberto Nardi, quelli che volevano emergere, pullulavano; ed è così anche oggi, anche se agiscono in un altro modo.

Luciana, tu hai sempre attaccato un certo tipo di figure, ma la tua Susanna è un personaggio spregevole, è stato faticoso dire certe battute? Luciana Littizzetto: Sì, ho fatto un po' fatica, ma come dicevo prima, questa è una commedia scorretta e il mio personaggio è totalmente funzionale a questo spirito; come Nardi è fanfarone, inadeguato, io sono quella spietata e senza scrupoli, una che si tiene vicino un perdente solo per non voler ammettere di aver fallito, per sintetizzare una donna con le palle, di quelle che non mi piacciono proprio. Però esistono e rimango stupefatta dalla loro perfezione. Quando le vedi sono sempre senza una grinza, tutte perfette. Forse le loro vite durano più delle nostre o dormono solo quattro ore a notte per essere così curate.

Una donna come Susanna che fragilità ha?
All'apparenza non ne avrebbe, ma è una donna sola. Quando si era diffusa la notizia della sua morte nessuno dei suoi amici l'ha pianta e non si è affatto stupita di questo. Ha fatto i conti con questa solitudine facendola diventare cinismo.

Quanto a cinismo forse viene battuta dal Monsignore interpretato da Bebo Storti, l'esatto opposto del papa che tu hai ribattezzato Frankie Hi Nrg...
Forse non c'è una via di mezzo tra il papa e questo monsignore che rappresenta quello che non ci piace di una Chiesa trafficona, godereccia e che aiuta il potere. Invece papa Francesco mi piace perché è una persona normale; abbiamo bisogno di quelle parole facili che ti fanno vibrare. E poi parla come Antonio Banderas. L'altro giorno pensavo che il papa si fosse messo a fare la pubblicità dei frollini.