Nel corso degli ultimi anni le sale cinematografiche hanno vissuto una crisi senza precedenti: complice la complessa situazione sanitaria mondiale e l'inesorabile avanzata delle piattaforme streaming, il cinema ha sperimentato un drastico calo dei suoi fruitori che hanno cominciato a preferire il divano e le comodità di casa alle poltroncine, non sempre confortevolissime, che fino a poco tempo prima suscitavano una certa fascinazione, ma che improvvisamente sembravano diventate una sistemazione meno ospitale.
Piccoli cenni di ripresa si sono verificati a seguito di blockbuster e "film evento", ovvero quelle pellicole divenute argomento caldo sui social e che, inevitabilmente, finivano per entrare a pieno titolo nelle mode del momento di influencer, content creator e altri volti con un certo seguito che, per lavoro o per diletto, spingevano determinate produzioni. Quella di cui stiamo parlando è storia recente, eppure proprio mentre scriviamo queste parole ci paiono d'improvviso raccontare già qualcosa di obsoleto, qualcosa che è già difficilmente applicabile per analizzare quella che è la situazione odierna.
Sintomo di un nuovo cambiamento di tendenza è stata la battaglia gentile tra Barbie e Oppenheimer, scontro meno vissuto qui in Italia a causa delle uscite non simultanee, ma che ha dominato le conversazioni di appassionati e non sui vari social network, polarizzando molto spesso le opinioni degli spettatori che così si sono sentiti parte di qualcosa, di un fenomeno che in fin dei conti va ben oltre ciò che è stato Barbenheimer, affondando le radici nella naturale propensione umana ad esprimere sé stessi e le proprie opinioni. Entrambi i titoli sono annoverabili tra i blockbuster ma racchiudono il seme della valenza sociale: Barbie ha sdoganato alle masse la parola patriarcato, utilizzando una bambola per parlare efficacemente di disparità di genere, mentre Oppenheimer ha riacceso i riflettori su una delle figure più grigie e contraddittorie della storia del novecento. Con C'è ancora domani Paola Cortellesi, poi, è riuscita a compiere quello che effettivamente sembra quasi un miracolo con trentasei milioni d'incasso, non ancora raggiunti nel momento in cui scriviamo, ma che diamo assolutamente per scontati.
Povere Creature e I Soliti Idioti 3 ai primi posti
Cosa sta succedendo, quindi, nelle nostre sale? Ma sopratutto: quali sono le esigenze del pubblico che possiamo intercettare leggendo gli ultimi dati? Il nuovo anno ha infatti portato a un nuovo duello - che poi duello non è ma usiamo questa parola giusto per rimarcare una contrapposizione - tra due titoli che difficilmente in altre circostanze avremmo per qualche motivo accostato: stiamo parlando di Povere Creature! e I soliti Idioti 3 - Il Ritorno. Questi due film sono stati ai vertici delle classifiche nel finale di gennaio e lo sono ancora ai primi posti in questa prima settimana di febbraio, dopo un inizio 2024 con l'ottimo e sorprendente dato di Perfect Days e Il ragazzo e l'airone, e per quanto ci sembri quasi divertente vederli lì uno vicino all'altro, non possiamo fare a meno di chiederci cosa questo ci stia dicendo sulla situazione del nostro pubblico. L'opera di Yorgos Lanthimos sceneggiata da Tony McNamara è un epopea femminista, scritta da uomini, ma fortemente legata a questo tipo di corrente, forse per questo divisiva, ma allo stesso tempo coraggiosa, criptica in alcune sue parti e quindi non poi così facilmente digeribile per il pubblico. A questo punto facciamo un gioco: accostiamola ad un piatto della nostra tradizione, diciamo... una lasagna. Un insieme di strati e condimenti messi l'uno sull'altro, qualcosa di saporito e soddisfacente che però richiede un certo tempo di digestione.
In questa immaginaria tavola imbandita, proprio accanto alla lasagna, abbiamo I soliti idioti 3 - Il ritorno, titolo comico, nel quale Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio non solo ripropongono ai giorni nostri quegli sketch comici che nei primi anni del duemila li resero celebri anche come comici su MTV, ma cercano, forse, di intercettare le nuove generazioni. La pellicola punta quindi a parlare per stereotipi ad un pubblico prettamente italiano, un pubblico che in parte già li conosce e che può apprezzare allo stesso tempo l'operazione nostalgia effettuata e se prima avevamo parlato di lasagna, ora a venirci in mente sono piuttosto un piatto di bastoncini di pesce, quei lingottini surgelati che tiriamo fuori dal freezer quando non abbiamo voglia di impegnarci più di tanto nel preparare la cena, quel cibo che in fin dei conti ha un sapore gradevole ma che a fine pasto ti lascia ben poco, se non il divertimento nel sentire la croccantezza sotto i denti.
Dati Cinetel 2023: il pubblico italiano ha (ri)scoperto i film al cinema
Il problema della polarizzazione
Non siamo qui per esprimere un vero giudizio sui due titoli, il nostro discorso ha come obiettivo il riflettere - anche in modo piuttosto superficiale - su un fenomeno e proprio per questo, spesso abbiamo avuto l'impressione che il pubblico approcciasse alla decisione del film da guardare proprio come se dovesse decidere cosa mangiare a cena: due titoli così diversi ci parlano di un paese che, come entità collettiva, da una parte necessita di leggerezza ma, allo stesso tempo, sente il bisogno di contenuti di più forte attualità e spessore. Quello che rimane da capire è se effettivamente le tipologie degli spettatori dei due titoli siano in qualche modo sovrapponibili. Ovvero, se coloro che scelgono di trascorrere un paio d'ora in leggerezza con Biggio e Mandelli desiderano poi approcciarsi a Povere Creature! di Yorgos Lanthimos. Ovviamente tutto ciò che possiamo fare in questa sede non sono altro che supposizioni e congetture ma, esclusi gli appassionati, i due tipi di spettatori restituiscono l'immagine di un'Italia piuttosto divisa, polarizzata in due distinte e opposte idee di cinema che, seppur agli antipodi, hanno avuto il pregio di creare intorno alla sala cinematografica quell'aspettativa e quel clamore che ha giovato di sicuro all'industria.
Ovviamente solo i Sith vivono di assoluti, e nessuno vi vieta di godere di entrambe le pellicole, ma in un mondo dove la politica, il costume, le ideologie e il sentito dire si mischiano sempre più di frequente anche il box office diventa specchio di un paese, dimostrando in fin dei conti qualcosa che avevamo sempre saputo ma chissà perché avevamo deciso di ignorare: siamo sempre più polarizzati e in un universo di scelte pressoché infinite. Spingiamo ciò che fa più clamore, qualcosa da demolire o difendere per dimostrare agli altri che esistiamo, che facciamo parte di un gruppo e convincerci che non siamo soli in un mondo a cui fatichiamo a stare al passo e che ci fa sentire, sempre più forte, il vuoto che si crea intorno ai nostri smartphone.