Al secondo film, a cinque anni di distanza da L'intervallo, Leonardo di Costanzo torna a parlare di Napoli attraverso gli occhi dei suoi bambini, vere e proprie spugne che assorbono umori e atteggiamenti degli adulti che li circondano: L'intrusa, presentato nella sezione Quinzaine del 70esimo Festival di Cannes, nelle sale italiane dal 28 settembre, racconta infatti la storia di Giovanna, donna impegnata nel sociale che gestisce un centro ricreativo.
Quando arriva Maria (Valentina Vannino), moglie di un boss incarcerato con a carico due figli, le altre mamme si ribellano: non vogliono che i bambini frequentino persone legate alla Camorra. Immergendosi completamente nella realtà che cerca di raccontare, Di Costanzo mina alle fondamenta le certezze dello spettatore, ridefinendo costantemente i confini di ciò che si può considerare giusto o sbagliato. A emergere è soprattutto l'umanità della figura di Giovanna, interpretata dalla ballerina Raffaella Giordano.
Abbiamo incontrato Di Costanzo a Roma, dove ci ha spiegato come vorrebbe che il pubblico, guardando il suo film, si chiedesse in continuazione cosa avrebbe fatto al posto della protagonista: "Era importante restituire questo equilibrio" ci ha detto, proseguendo: "È molto interessante che lo spettatore venga interpellato, spingendolo a chiedersi ma io cosa avrei fatto? Mi piacerebbe che ogni spettatore desse ragione all'ultimo che ha parlato e che questa convinzione venisse negata da chi parla dopo. A me questa cosa capita spesso nella vita di tutti i giorni: penso di aver capito, di avere la soluzione in tasca e poi invece arriva qualcosa che mi fa cambiare idea. Se fossimo più attenti all'ascolto penso che sarebbe meglio per tutti".
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Il valore della gentilezza
Nel film la protagonista dice la frase: "Ci vuole gentilezza nella vita: bisogna essere gentili con tutti", un valore importante secondo il regista: "La gentilezza è una delle cose che le protagoniste, prima che insegnarla, mostrano che esiste, che è possibile, che è un sentimento, un modo di essere, che, soprattutto, può essere molto utile. Questa frase è una di quelle piccole cose che sono capitate grazie al lavoro di improvvisazione fatto con gli attori: è una scena che è stata totalmente improvvisata. Sul copione la scena della colla era scritta, ma poi le reazioni sono quelle spontanee del momento. Sono i piccoli regali che offre un certo tipo di lavoro".
Altro punto fondamentale è il dialogo: quando i bambini sono in tensione Giovanna li mette in cerchio e li fa parlare fino a che non si risolve tutto: perché da adulti è così difficile invece comunicare? Secondo Di Costanzo: "Forse perché manca una Giovanna che ci faccia parlare! Da adulti forse siamo molto meno disponibili a chiuderci in cerchio e per parlare, man mano che cresciamo siamo sempre meno propensi ad ascoltare. Per questo mi interessano le figure come Giovanna, perché sono persone che pensano che l'accolto sia essenziale: basta spostare di un millimetro il punto di vista per capire le ragioni dell'altro. Credo che persone del genere vadano raccontate più spesso".
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L'altra faccia di Gomorra
Al contrario dell'immaginario che prodotti come Gomorra ci hanno consegnato, a Di Costanzo non interessa raccontare la Camorra dall'interno, ma analizzare piuttosto l'ambiente in cui nasce e si sviluppa: "Credo di non aver niente da raccontare sulla Camorra e penso che sia molto pericoloso raccontarla senza farle un regalo. Bisogna stare molto attenti. Capirne il funzionamento, scomporre quella macchina, a me personalmente non interessa, è molto più utile capire l'ambiente dove tutto questo si sviluppa: su quello possiamo agire. Se riduciamo la Camorra al concetto di bada criminale, non ci vuole niente a scomporla: si riduce tutto al fatto militare, a come funziona militarmente. Il problema è capire l'ambiente e perché si sviluppa proprio lì. Per questo filmo sempre accanto".
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