La vita di James Dean torna sul grande schermo. Life, il titolo della pellicola firmata dal fotografo e regista Anton Corbijn non fa, però, riferimento tanto all'esistenza del divo quanto alla celebre rivista su cui Dean finì subito prima di girare Gioventù bruciata grazie al reportage del giovane fotografo Dennis Stock. Corbijn racconta l'incontro tra i due artisti, le loro inquietudini e la reciproca conoscenza in un viaggio da New York fino in Indiana, nella fattoria degli zii di Dean.
A interpretare l'irrequieto attore la cui esistenza si è spenta a 25 anni è un mimetico Dane DeHaan, mentre Dennis Stock ha il volto del timido Robert Pattinson. Due giovani star moderne impegnate a calarsi nei panni di personaggi vissuti più di sessant'anni fa. Difficile? Non molto a quanto raccontano gli attori. Dane Dehaan confessa candidamente: "In questa sceneggiatura, più di ogni altro film che ho fatto, ho ritrovato qualcosa di me. Sarà l'assonanza del mio nome col cognome di James Dean, ma Anton Corbijn mi ha fatto un grande dono. Mi ha permesso di riflettere sul mio futuro, sulla mia carriera, sulla mia vita, sulla fama. James Dean è un modello, è un personaggio fondamentale per chiunque faccia l'attore". Riguardo al suo personaggio, Pattinson aggiunge: "Dennis Stock è qualcuno che cerca di fare l'artista e teme di non essere abbastanza bravo. Non è stato difficile per me entrare in contatto con lui perché è un personaggio senza tempo e vive un momento difficile della sua esistenza".
Realtà, finzione, cinema e fotografia
Il cinema che riflette sui suoi protagonisti, un fotografo che racconta la vita di un altro fotografo. Life è un vero e proprio gioco di specchi e ce lo conferma il regista Corbijn nel raccontare il training affrontato da Robert Pattinson per trasformarsi in un fotografo credibile. "Robert doveva abituarsi a usare le macchine fotografiche old fashion così, tre mesi prima delle riprese, ha iniziato a prendere confidenza col mezzo. Al momento delle riprese per lui doveva essere uno strumento naturale. Dennis Stock era un fotografo sempre pronto a scattare". Un divertito Pattinson aggiunge: "Confermo, pochi mesi prima dell'inzio delle riprese mi è stata data una macchina del 1953 e mi sono messo a fare terribili foto. Durante le riprese scattavamo foto in continuazione e credo di essere migliorato. Sul set mi sono sentito per un secondo come i paparazzi, ho imparato a capirli e ogni sera, alla fine delle riprese, mi sentivo un po' disgustato di me come penso accada a loro".
La vita di James Dean si è consumata in un lampo. Con solo tre film è diventato un'icona. Life riflette anche su questo aspetto cercando di portare alla luce quegli aspetti inconfondibili della personalità del futuro divo che tanto hanno affascinato le generazioni a venire. "Negli anni '50 non erano molti gli attori che hanno fatto ciò che ha fatto James Dean" spiega Dehaan. "Marlon Brando, Paul Newman, Dean erano artisti rivoluzionari che recitavano come nella vita vera. Questo prima non era mai successo, perciò il pubblico giovane è stato toccato emotivamente, anche perché La valle dell'Eden e Gioventù bruciata erano film oper giovani. Il gigante e Gioventù bruciata sono usciti subito dopo la sua morte, perciò le persone si sono chieste che cosa fosse successo. Le foto fatte da Dennis, le opere, la vita, tutto ha contribuito a creare il suo mito". Anton Corbijn aggiunge: "James Dean ha sempre avuto la fama di ribelle, ma in realtà era molto legato alla sua famiglia, come mostro nel mio film. E' diventato famoso nel bel mezzo della rivoluzione culturale avvenuta a metà anni '50 con l'avvento del rock'n roll e ha incarnato un certo tipo di star, il che gli ha permesso di diventare celebre in pochissimo tempo".
Come Dane Dehaan si è trasformato in un'icona
A fianco di Robert Pattinson e Dane Dehaan, Life vanta nel cast anche una presenza italiana, quella di Alessandra Mastronardi che interpreta la giovane diva italiana Pier Angeli, approdata a Hollywood e capace di conquistare il cuore di James Dean conquistando le cronache rosa dell'epoca. Riguardo al suo ruolo, l'attrice racconta: "Conoscevo bene la vita di Pier Angeli. So che era famosa in America molto più che in Italia e già in passato mi avevano chiesto di interpretarla, ma poi il progetto non era mai partito per problemi economici. Quando ho letto lo script di Life l'ho trovato fantastico e sono felice di averla portata al cinema perché è stata una delle poche relazioni che James Dean ha avuto. Entrambi erano intrappolati dalla fama e dal lavoro, erano troppo giovani per gestirla nel mondo giusto, e in più lei aveva alle spalle una madre autoritaria. Sono queste somiglianze ad averli uniti, anche se per poco tempo". Dal punto di vista fisico, la trasformazione di Dane Dehaan in James Dean è quella che ha richiesto più lavoro. Come confessa l'attore "per fortuna la produzione mi ha concesso il tempo necessario, perché non è stato facile acquisire il suo modo di parlare. Ho dovuto prendere peso e avevo un trainer e un dialogue coach che mi seguivano sul set. Questa è stata la più importante sfida della mia carriera. Personalmente non credo di avere problemi nel gestire la fama. Mi sveglio ogni mattina e mi sento molto fortunato perché posso fare il lavoro che amo. Amo recitare e credo che anche Dean la pensasse come me". Riguardo al suo approccio ai ruoli biografici Pattinson, presente alla Berlinale anche in Queen of the Desert di Herzog nei panni di Lawrence d'Arabia, racconta: "Il ruolo di T.E. Lawrence non è stato complicato, è una piccola parte in un film iconico. Vorrei un regalo così ogni Natale. Per Dennis Stock, invece, mi sono affidato soprattutto alla sceneggiatura e sono riuscito in qualche modo a entrare in contatto con lui e con la sua insicurezza cercando nel mio lato oscuro".