Letto N. 6 era un soggetto dei Manetti Bros. I due registi romani, attualmente impegnati sul set di Diabolik, non sentivano l'horror nelle loro corde e così hanno deciso di affidare il progetto alla loro collaboratrice Milena Cocozza che ha scelto Carolina Crescentini come protagonista assoluta della sua opera prima. Esordio nell'esordio anche per Francesco Motta, compositore della colonna sonora. "Collaboro da molti anni con i Manetti" ci racconta Milena Cocozza. "Sono stati loro a propormi questo soggetto. Inizialmente ero perplessa, ho cercato di trovare in questo film temi che potessero diventare miei. Ho esordito lavorando con Lucio Fulci, forse era predestinazione, ma non voglio circoscrivere Letto N. 6 a un genere perché penso che i film siano storie. Mi fa paura racchiuderli in una gabbia. Ho sentito molto mio il personaggio di Bianca per motivi legati alla gravidanza e al lavoro. In Italia non abbiamo fatto pace del tutto col concetto di madre e donna lavoratrice. E in più, io credo ai fantasmi".
C'è un altro tema presente in Letto N. 6 che sta molto a cuore alla regista: "Volevo affrontare la questione della detenzione nei manicomi, ma non per fare un'analisi sociopolitica. Alcuni comportamenti umani sono devastanti, ma ce ne accorgiamo in ritardo. I danni fatti ai pazienti all'epoca erano ritenuti pratiche comune e motivo di sostegno".
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Il dolore che rimane attaccato alle pareti
Nei panni di Bianca, dottoressa in cerca di occupazione incinta da pochi mesi, Carolina Crescentini è l'anima di Letto N. 6. "Non è la prima volta che lavoro in un horror" spiega l'attrice. "il mio primissimo film è stato H2Odio di Alex Infascelli, thriller con elementi horror. Questo film è stato interessante da tanti punti di vista. Quando lavori sul terrore, l'emotività viene scoperchiata. Questa è la storia di una donna che, pur di lavorare, nasconde ciò che le sta accadendo. E' da sola in un ospedale, incinta e ha a che fare coi bimbi che stanno male. E' una clinica privata religiosa, e lei non è religiosa. Viene sottoposta a un test continuo, ma essendo una donna di scienza non può accettare il soprannaturale. Nessuno le crede, in più gli ormoni creano una dinamica vicina alla depressione. E' una situazione limite".
Come la sua regista, anche Carolina Crescentini è particolarmente coinvolta nella questione dei manicomi è ammette di aver fato molta ricerca al riguardo: "La Legge Basaglia risale al '78, l'altro ieri. Grazie a Motta sono stata al Flower Festival di Collegno, lì prima c'era un manicomio. Ho vistato la struttura, lì si percepisce l'energia del luogo. Ero in una sala dove non entra nessuno e la referente mi ha detto che molti si sentono male in quel posto, il dolore rimane aggrappato alle pareti. Il camerino di Francesco era una cella con le sbarre alle finestre, fuori vedevo gli alberi. Quando sei chiuso lì dentro, vuoi toccare le fronde degli alberi, quelli non erano luoghi curativi, erano luoghi di detenzione. Ancora più grave la questione dei manicomi infantili che non hanno a che fare con problemi psichiatrici, ma con la società. Lì mettevano figli di madri single, figli di donne povere, bambini vivaci. Questa è una responsabilità sociale che non si risolve con un semplice senso di colpa e questo passato contamina ogni aspetto del nostro film".
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Una ninna nanna da brividi
Non è stata una scelta voluta quella di avere un horror in cui a capo di ogni comparto tecnico ci sono donne, ma alla fine Milena Cocozza ammette di essere molto soddisfatta dell'atmosfera che si è creata sul set, davanti e dietro la macchina da presa. Come ammette lei stessa: "nell'horror nove volte su dieci la vittima è donna. Carolina Crescentini è in ogni singola scena. Mi sono immedesimata molto nel suo personaggio e spero di averle trasmesso una mia visione della storia, che ho sentito molto femminile. Sul set tutti i capireparto del film sono donne, ma non è stata una scelta specifica. Io lavoro bene con le donne, nel film c'è una mano femminile a 360°".
A Torino, a fianco di Carolina Crescentini c'è anche Francesco Motta, autore delle musiche del film nonché neomarito della bionda attrice. Questa per lui non è la prima esperienza cinematografica visto che in passato Motta ha musicato il documentario Ciao amore, vado a combattere, ma stavolta si è trovato alle prese con un lavoro diverso: "E' stata un'esperienza molto bella, ho lavorato in team con una squadra. Quando scrivo canzoni sono da solo. Ho potuto lavorare alle musiche con la sceneggiatura in mano, perciò ho avuto grande libertà. Il tema principale, la ninna nanna, è stata scritta pensando al suono del pianoforte giocattolo, il testo l'ho scritto insieme a Milena. Non mi sono staccato mai dal film nonostante qualche incubo notturno. La collaborazione con Milena mi ha permesso di vedere la musica da un altro punto di vista".