Continuiamo a crederlo fortemente: tutti film (vabbè, non proprio tutti) meritano un giusto metro di rispetto, avendo in qualche modo una loro ragione di esistere (se non altro è il frutto di un lavoro). Sì, anche i film più bislacchi, incongruenti, palesemente raffazzonati. È questo il caso? No, o almeno non proprio, ma il concetto si sposa benissimo con questa spudorata e in parte apprezzabile operazione pop, che va necessariamente valutata per il suo spirito guascone, ideato per intrattenere facilmente e velocemente il pubblico. Pure questo è cinema, e a guardar bene potrebbe essere proprio il cinema ricercato oggi dagli spettatori latitanti. Un cinema che non si prende sul serio, che ammicca dimenticando il montaggio, costruendo l'intera messa in scena sulle spalle insormontabili di un protagonista efficace, rendendo il tutto talmente assurdo da risultare persuasivo nell'economia generale. Ecco servito - bollente - L'Esorcista del Papa, diretto da Julius Avery e liberamente (molto, liberamente) ispirato ai libri di memorie di una delle figure più indecifrabili, controverse e fugacemente influenti della Chiesa Cattolica: l'esorcista Gabriele Amorth.
Un'ispirazione che va presa alla larga, anche se alcuni aspetti di Padre Amorth sono mantenuti o suggeriti (esempi sparsi: un passato da Partigiano, la laurea in Giurisprudenza, la passione per il giornalismo, la poca propensione ai dogmi) nella sceneggiatura firmata da due esperti dell'horror, ossia Michael Petroni ed Evan Spiliotopoulos. Tuttavia, va obbligatoriamente specificato che L'Esorcista del Papa non è un film pauroso, in grado di incutere terrore. Anzi, il concetto di horror potrebbe essere fuorviante, tanto che il film rifiuta quasi totalmente gli stilemi del genere avvicinandosi invece al thriller investigativo segnato da marcate venature soprannaturali. Un punto a favore: nella canonicità e nell'artificiosità latente, l'opera di Julius Avery mantiene un barlume di originalità, rifacendosi al mainstream duro e puro degli anni Novanta, per intenzioni (prendere una figura reale, esagerando con la fantasia) e per estetica (toni scurissimi), strizzando l'occhio all'ipotetica serialità del personaggio, reso inaspettatamente tridimensionale dalla performance dell'attore capace di tenere insieme il film: Russell Crowe.
L'Esorcista del Papa: la trama
Come detto, la ragione dietro L'Esorcista del Papa è proprio la totale rivisitazione in chiave cinematografica e pop di Padre Gabriele Amorth, con il fisico massiccio e imponente dell'ex Gladiatore Russell Crowe, talmente innamorato di Roma che, in un modo o nell'altro, continua a ripercorrere i vari anfratti della Capitale, tanto profani quanto sacri. Del resto, vista la secolare e immutabile bellezza, come dargli torto? Dunque, eccoci nel bel mezzo degli anni Ottanta, a Tropea: Amorth fa il suo ingresso in una umile dimora, affrontando quello che sembra un caso di demoniaca possessione, rivelandosi invece mera suggestione.
Chiamato a rapporto dagli alti prelati, mostrerà sfacciatamente il suo giustificato ego cinematografico di possente esorcista, nonché improvvisato psicologo: solo il due per cento dei casi da lui affrontati sono infatti riconducibili al Demonio. Poco avvezzo alle regole vaticane, ma stimato e protetto dal Papa (Franco Nero!), Padre Amorth verrà chiamato in Spagna, in un vecchio monastero sconsacrato ereditato da una mamma e dai suoi due figli, in quanto il più piccolo della famiglia sembra posseduto da un potente demone. Una linea narrativa potremmo dire quasi pretestuosa, perché dietro la possessione del ragazzo pare nascosta una terrificante cospirazione millenaria.
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E se fosse un instant scult?
Per certi versi, affiancando il film ai cinecomic, L'Esorcista del Papa è una specie di origin story: l'introduzione del personaggio in una storia sbrigativa, che pone le basi per le possibili (e future) evoluzioni, tralasciando senso narrativo e, nella parte centrale, il giusto ritmo. In fondo, a giudicare dalla scintilla, lo script in generale è rimpinzato di pretesti funzionali alla caratterizzazione di Amorth, suggestivo nel suo alone di inafferrabile e tormentato esorcista, contestualizzato all'interno di un'opera di semplice (e semplicistica) fantasia. Perché, al netto delle rimostranze sollevate e della rispettabile sensibilità religiosa, quello messo in moto da Russell Crowe è disinteressato cinema, e quindi il pensiero centrale deve essere indirizzato verso il film in sé, tralasciando la realtà.
Visto il suo appeal e il suo approccio, quello di Julius Avery è quindi un palese pop-corn movie ad effetto, giustificato e credibile in un confine narrativo da cui non bisogna pretendere troppo. Una visione a modo suo leggera, che non dimentica però una buona dose di fascino, generata in gran parte dal profilo di Amorth (dipinto come una sorta di anti-eroe poco avvezzo alle regole), dall'indagine e dalla successiva cospirazione (che non vi riveliamo) scoperchiata dall'esorcista, affiancato nel diabolico caso da Padre Esquibel (Daniel Zovatto) in una sorta di duo non dissimile dagli archetipi dei buddy-movies. Ovvio: la scrittura, per i sopraindicati motivi, scricchiola e vacilla, intanto che il montaggio non tiene il passo del tempo narrativo, tagliando di netto e senza troppa fluidità le svariate svolte di un film che mette, letteralmente, uno-contro-uno il Bene e il Male in un pre-finale che rielabora il concetto di peccato. Nulla di memorabile, ma quanto basta per considerare L'Esorcista del Papa un vero e proprio instant scult.
Conclusioni
Concludiamo la recensione de L'Esorcista del Papa rimarcando la centralità di Russell Crowe, capace di sorreggere un film gracile, ma che si prende la libertà di rendere volutamente fumettistico il profilo di Padre Amorth, e dunque interessante nell'economia di un cinema mainstream. Un opera che va dunque presa alla leggera, senza soffermarsi troppo sul contesto e sulle intenzioni.
Perché ci piace
- Russell Crowe.
- Le suggestioni.
- Gli elementi tipici della origin story...
Cosa non va
- ... scollati però da una sceneggiatura pretestuosa.
- L'idea di montaggio.
- Alcune dinamiche affossano il ritmo.