È stato un sollievo poter tornare nel mondo de L'era glaciale, che ci era sembrato a rischio dopo l'acquisizione di Fox e la chiusura dei Blue Sky Studios che ne realizzavano i film. Un sollievo anche se il nuovo film non ci è sembrato del tutto riuscito, perché ci ha fatto capire che quel mondo esiste ancora e potrà essere ulteriormente sviluppato in futuro, per farci incontrare ancora e ancora quei personaggi amatissimi. L'era glaciale: Le avventure di Buck si concentra soprattutto su alcuni comprimari e personaggi secondari del franchise, su tutti quel Buck interpretato in originale di Simon Pegg che era stato introdotto nel terzo capitolo e aveva subito conquistato il pubblico. Di questa scelta e di altre curiosità sulla lavorazione abbiamo parlato con i registi del film, John Donkin e Lori Forte, cominciando guardandoci alle spalle e facendoci raccontare come nacque l'idea per L'era glaciale, ormai vent'anni fa.
Nel mondo de L'era glaciale
Facciamo un passo indietro e parliamo della genesi di questo mondo: come nacque l'idea per L'era glaciale?
Lori Forte: Vent'anni fa cercavamo l'idea per un film e volevamo qualcosa che non fosse stata fatta prima, o che almeno fosse stata affrontata poco. Ci rendemmo conto che c'erano molti film e libri sui dinosauri mentre crescevamo, ma non riusciamo a ricordare molte storie riguardo l'era glaciale e quelle magnifiche creature che ora sono sfortunatamente estinte. Così abbiamo deciso di concentrarci su quel periodo e iniziare a raccontare quelle creature. A Fox piacque molto l'idea e mettemmo insieme un team di scrittori per sviluppare quei personaggi e quelle storie. Volevamo che avesse un'enfasi sulla famiglia e volevamo che fossero storie personali ed emozionanti, così ci siamo concentrati su questi tre personaggi che pur non essendo consanguinei diventavano come una vera famiglia per salvare un bambino umano. Ne venne fuori una storia emotiva, ma volevamo anche che fosse una commedia, che divertisse, e che sapesse comunicare con lo spettatore e riflettere lo spirito familiare con cui tutti possono relazionarsi ovunque.
E parlando di quest'ultimo capitolo, da cosa nasce la scelte di concentrarsi sui personaggi secondari piuttosto che sui protagonisti del franchise?
John C. Donkin: Film dopo film, abbiamo sviluppato un ampio cast di personaggi ed è molto difficile dare a ognuno lo spazio che merita. Così abbiamo iniziato a pensare a quali personaggi dei precedenti film non avessimo ancora avuto modo di esplorare a fondo e ci è venuto in mente Buck. Buck è un personaggio memorabile del terzo film, che torna nel quinto e col quale abbiamo pensato che il pubblico volesse passare più tempo. Io di certo avrei voluto! È entusiasmante, esilarante, che è sempre spinto dal cuore e farebbe sempre la cosa giusta, anche se è un po' fuori di testa. E poi c'erano Crash ed Eddie, che lo idolatrano e lo vedono come un eroe, e ci è sembrato perfetto metterli insieme per questa nuova avventura e approfondire Buck, capire cosa l'ha reso quello che è. Abbiamo introdotto il nuovo personaggio di Z che viene dal suo passato per poter analizzare il suo rapporto con questi personaggi con cui ha passato più tempo. E poi c'era il mondo perduto, che è un ambiente così ricco in cui puoi fare letteralmente tutto, perché lì rompiamo le leggi della scienza e della fisica. Nel regno perduto possiamo fare quello che amiamo e libera la nostra creatività!
Ho amato molto l'introduzione che racconta la storia della saga con stile da graffiti. Come è nata quell'idea?
John Donkin: Credo che l'idea sia venuta da uno dei produttori, che si è iniziato a chiedere se ci potesse essere una parte di pubblico che non conosceva gli altri film, così abbiamo pensato a un modo rapido per metterli al passo e fornire un minimo di contesto. Credo che il film sia sicuramente fruibile anche senza per chi non ha visto gli altri titoli della saga, ma penso che per i nuovi o comunque per chi ha bisogno di una rinfrescata, sia un aiuto. Ma per noi ha avuto anche un'altra funzione, mettere la storia nel giusto contesto emotivo dal punto di vista di Ellie, ci ha permesso di far capire rapidamente che Ellie pensava ai suoi fratelli e del tipo di percorso emotivo da affrontare per capire che era necessario lasciarli andare e avere una loro avventura.
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L'era glaciale e i suoi personaggi
Parlando delle voci dei personaggi: Simon Pegg torna ed è un Buck fantastico, ma avete anche nuovi doppiatori per altri personaggi. Come avete lavorato sul casting
John Donkin: Ovviamente volevamo avere Simon Pegg. È un collaboratore incredibile, che ama il personaggio quanto noi e ha voluto essere coinvolto sin dall'inizio. Per quanto riguarda gli altri, volevamo catturare lo spirito del cast originale. Questo non vuol dire che abbiamo cercato qualcuno che suonasse esattamente come gli altri, ma che volevamo qualcuno capace di catturarne lo spirito e mantenere il feeling di quei personaggi e del rapporto tra loro. Qualcosa di simile l'abbiamo fatto anche per le new entry, cercando qualcuno che portasse commedia e una voce unica in grado di mescolarsi alle altre e creare un gruppo riuscito.
Nel film ritroviamo tanti personaggi amatissimi, ma uno manca: rivedremo Scrat in future produzioni relative al franchise?
Lori Forte: Se saremo coinvolti, Scrat ci sarà sicuramente, perché lo amiamo. Lo abbiamo lasciato fuori intenzionalmente in questo film perché volevamo concentrarci su Buck, Crash, Eddie e Z, e volevamo esser sicuri che avessero abbastanza tempo. Sono personaggi molto divertenti e dotati di un umorismo fisico e volevamo tenere l'attenzione su quello. Scrat è un personaggio amatissimo e se il pubblico vorrà altri progetti legati al franchise, lo rivedremo sicuramente.
E avete un personaggio preferito del franchise?
John Donkin: Ce lo chiedono molto e ho una risposta semplice per queste occasioni: ho dei momenti preferiti per ognuno di loro. È difficile scegliere un personaggio, è come scegliere tra i propri figli, ma ho nel cuore dei momenti per ognuno di loro e penso che tutti abbiamo guadagnato il proprio posto in questa saga. Ed è quello che mi piace di loro.
Lori Forte: In realtà sì. Non ho un personaggio preferito in senso assoluto, perché penso anche io che sarebbe come scegliere tra i propri figli, ma c'è uno con cui mi immedesimo di più. Ed è Scrat. Scrat è uno che non si dà mai per vinto e io sono così. Non accetto mai un no come risposta e John lo può confermare. Mi ritrovo in questa perseveranza ed è in questo che mi identifico con Scrat.
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E avete un momento preferito in questo film in particolare?
John Donkin: Ce ne sono diversi, in realtà, e per motivi diversi. Mi piace la scena in cui Buck e Z vengono a patti con il loro rapporto e capiscono che insieme sono più forti che separati. È un messaggio speciale per me, una lezione importante che mi piacerebbe che la gente comprendesse che a volte bisogna chiedere aiuto e che si può essere più forti insieme.
Lori Forte: Dal punto di vista emotivo è anche la mia scena preferita, perché è quella in cui tutti diventa compiuto. Li vedi litigare fino a quel momento e non sappiamo esattamente quale sia il loro passato, ma si arriva a comprenderlo un po' nel vederli fare un passo verso l'altro per diventare una squadra. Amo quel momento, ma anche la scena dell'incontro con Orson, il villain del film: è un personaggio divertente e quella è una scena divertente. È un gran personaggi orson, un gran cattivo perché lo è in modo delizioso. È divertente, grottesco e crede di essere più intelligente di chiunque altro. Metterlo contro Buck ha funzionato benissimo.
Tornare al franchise
Dal punto di vista tecnico, quale è stata la principale difficoltà del film?
John Donkin: La sfida è stata di mantenere uno scopo. Il film è stato realizzato molto rapidamente e con un budget un po' diverso dai lavori precedenti, quindi è stato difficile mantenere quel tipo di attenzione. Penso a quelle scene con centinaia di raptor, con letteralmente 120 personaggi su schermo, che sono stati una sfida dal punto di vista tecnico ma anche artistico, perché non potevamo mostrarli in ogni inquadratura e abbiamo dovuto pensare a delle scorciatoie per mettere insieme le sequenze. Ma la squadra ha trovato ottime soluzioni, come fa sempre, e abbiamo trovato le scelte migliori.
La situazione sanitaria è stata un problema nel corso della produzione?
John Donkin: Il film è stato fatto tutto nel periodo di maggior difficoltà, quindi abbiamo lavorato tutti da remoto, connessi via Zoom e altre soluzioni simili. E devo dire che per l'animazione funziona alla perfezione. Gli animatori tendono ad apprezzare un controllo sul proprio tempo, gli impegni quotidiani creano loro qualche problema, così invece hanno avuto l'elasticità di poter fare una pausa per seguire un impegno pomeridiano di un figlio, per esempio, e riprendere il lavoro in serata. Quindi per noi ha funzionato molto bene. Ho potuto seguire anche il montaggio a distanza, così come le fasi di doppiaggio, guidando gli attori da remoto. Mi ha aiutato a concentrarmi su quello che sentivo e non quello che vedevo. Nel complesso non ci ha creato problemi.
Un'ultima domanda sul futuro: riuscite a immaginare L'era glaciale in un'altra forma, per esempio come serie tv?
Lori Forte: Riesco a immaginarla senza problemi. I personaggi sono così ben definiti che credo si presterebbero molto bene a un lavoro seriale, se l'esigenza dovesse nascere.
John Donkin: Lo penso anche io. Penso a quello che fa Marvel, ma ultimamente anche Star Wars, con grandi film e poi progetti che si muovono parallelamente, come The Mandalorian. L'universo de L'era glaciale, se così vogliamo chiamarlo, è ugualmente ricco e ampio da poter permettere discorsi del genere. Potremmo raccontare ogni genere di storia!