Leopardi - Il poeta dell'infinito, recensione: Sergio Rubini rivede il mito in chiave fiction

Presentato alla Mostra del cinema di Venezia, Leopardi - Il poeta dell'infinito di Sergio Rubini tenta di offrire un nuovo sguardo di stampo seriale su uno dei poeti capaci di parlare alle anime di tutti i tempi.

Leopardi, il poeta dell'infinito. Una scena della ficiton

Non c'è maledizione più grande per uno scrittore che vedere il proprio nome scomparire sotto le sabbie del tempo. Dimenticati, ignorati, assistono alla sparizione delle loro parole tra gli accumuli di una quotidianità che li affianca, senza donar loro importanza.

Leopardi Il Poeta Dell Infinito Sequenza
Leopardi.Il poeta dell'infinito. Una scena del film

In tanti ci hanno provato ad augurare a Giacomo Leopardi una vita nell'oblio; eppure, come dimostrato prima da Il giovane favoloso di Mario Martone, e adesso da Leopardi - Il poeta dell'infinito (serie TV in quattro episodi diretta da Sergio Rubini e presentata alla Mostra del cinema di Venezia), il nome del poeta di Recanati esula dalla pagina per imprimersi nelle intercapedini dell'anima. Un personaggio la cui poesia si fa riflesso speculare di un'esistenza adesso da offrire sull'altare di un'immortalità che va al di là di un ermo colle, per ambire all'infinito.

"La poesia malinconica è un respiro dell'anima"

Leopardi Il Poeta Dell Infinito Sergio Rubini Set
Sergio Rubini sul set della serie

Come un Nick Cave del proprio tempo, Giacomo Leopardi affida il potere della propria forza a una parola mai casuale, perché intrisa di emozioni, significati, pronti a colpire anime fragili, sguardi malinconici, cuori che battono. Lontano dagli stereotipi estetici, e dai tratti fisici con cui il poeta si è impresso nell'immaginario collettivo, Sergio Rubini raddrizza la schiena del suo Leopardi, ricercando attimi fuggenti, momenti di vita, la portata creatrice dei suoi versi per tracciare le linee guida della propria regia. La sua cinepresa pare non vantare un'autonomia propria, ma si lascia guidare dalla corrente in tempesta di parole nate dal buio della vita per accarezzare l'anima. Quando lapidaria, la parola si tramuta in montaggio sincopato di primi piani sconvolti, mentre l'unicità di una mente così grande, e per questo così incompresa, spingerà l'uomo a isolarsi dagli occhi altrui, rintanandosi in un posto tutto suo all'interno dell'inquadratura. Gli altri si limiteranno così a guardarlo, a giudicarlo, ma sempre a debita distanza, incapaci di unire i loro sguardi a quelli del poeta all'interno di un'unica ripresa.

Racconto di cuori fragili per anime sensibili

Leopardi Il Poeta Dell Infinito Leonardo Maltese Primo Piano
Leonardo Maltese nei panni di Giacomo Leopardi

Certo, Leopardi - Il poeta dell'infinito non vuole ambire a rivoluzionare il costrutto televisivo di cui fa parte. Quello di Rubini è comunque un prodotto destinato a un pubblico ampio, eterogeneo, generalista, desideroso di ricercare tra i raccordi di montaggio sprazzi di un'anima in combutta tra il proprio genio e una vita non sempre toccata dal calore della felicità. Eppure, per quanto il suo Leopardi si mostri come un ribelle letterario con la penna in mano, Rubini non riesce sempre a restituire la stessa forza iconoclasta della mente da cui si abbevera. A travolgere uno slancio che vorrebbe essere turbolento, carico di passione, è invece una canonicità di racconto dalla facile lettura, che spesso pecca di coraggio, di incendi passionali con cui infervorare l'anima degli spettatori; gli stessi fuochi che bruciavano negli occhi stanchi, indeboliti, di Leopardi, quando tracciava sulla pagina parole colme di emozioni che la sua bocca timida non osava proferire.

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"Beata se te d'ogni dolor morte risana"

Leopardi Il Poeta Dell Infinito Immagine
Leopardi il poeta dell'Infinito: Leonardo Maltese in un'immagine del film

Creatura generata tra lingue di un'oscurità che cerca la bellezza della luce, Leopardi si veste di nero, per proferire attimi di un dolce dolore. I suoi abiti scuri sono la seconda pelle di un animo che vive di malinconia, sospeso tra l'attrazione per una gioia solo da immaginare, e una mente adombrata di bui pensieri. Cerca l'ombra il Leopardi di Rubini, lasciando che il proprio volto si faccia maschera funerea contesa tra una luce calda, di un naufragar dolce in questo mare, e il buio di un mal du vivre che lo affligge, infiammando più ardente che mai la sua scrittura. Un dipinto di caravaggesca memoria reso possibile non solo dal "pittore Rubini", ma anche dal soggetto chiamato a ridare forma, corpo e anima a Giacomo Leopardi. Leonardo Maltese modella il poeta con fare gentile; come uno scultore neoclassico scalpella il proprio blocco marmoreo con eleganza, realismo, giocando sui dettagli, trattenendo in un gesto la potenza di mille emozioni. Il suo Leopardi vive su parole sospirate, sussurrate, bloccate tra i denti. Bastone tra le mani, si incammina per le strade, entra nei salotti letterari, restituendo tutta la timidezza e l'essere impacciato di un uomo posto "in assenza" tra uomini e donne incapaci di cogliere una mente così unica, così delicata, così sensibile.

Leopardi Il Poeta Dell Infinito Foto
Leonardo Maltese, Giusy Buscemi e Cristiano Caccamo sul set

A influire coesione all'opera sono anche Giusy Buscemi e Cristiano Caccamo nei panni di Fanny e Antonio Ranieri, unici complici in un tentativo costantemente sabotato da Leopardi di sfiorare il concetto di felicità. La prima dona al proprio personaggio quel senso di frivolezza, o leggerezza, che tanto attirava a sé, come orsi sul miele, gli uomini dei salotti intellettuali; Caccamo è invece un'altalena che dondola costantemente tra sprazzi di incontenibile gioia, e pensieri ombrosi, frutti di paure e insicurezze. Ma è proprio nel momento in cui i due prendono il sopravvento, distanziando il racconto dalla figura di Leopardi, che la magia della serie si perde, l'incantesimo si spezza, la liricità dell'opera viene soppiantata dal racconto popolare.

Con il suo Leopardi - Il poeta dell'infinito, Rubini tenta di grattare via la crosta, per trovare l'anima di un uomo fattosi poeta, e un poeta fattosi mito. Incamminandosi lungo il percorso tortuoso del biopic di stampo televisivo, il regista e sceneggiatore cerca di distaccarsi dalla resa semplicistica, fredda, reiterata e didascalica dello sceneggiato popolare, per infondere nei propri personaggi un'anima, la stessa che vibrava in Leopardi nel momento in cui la penna toccava il calamaio e l'inchiostro tingeva di nero il foglio vuoto. Non sempre Rubini riuscirà nell'intento, ma c'è qualcosa in Leopardi. Il poeta dell'infinito che al di là di elementi anacronistici, e costanti deja-vu, fa sentir battere il cuore sofferente del suo protagonista. Non sarà particolarmente dolce, ma il naufragar in Leopardi - Il poeta dell'infinito è comunque sostenibile in questo mare televisivo.

Conclusioni

Leopardi. Il poeta dell'infinito è un'opera televisiva destinata a un pubblico quanto più ampio e generalista possibile. Dobbiamo ricordarlo un'ultima volta, a conclusione di questa recensione, per sottolineare quanto la serie di Sergio Rubini, per quanto vorrebbe slegarsi dai crismi di una narrazione canonica, finisce comunque per reiterare certi stereotipi per facilitare la lettura, e permettere la fidelizzazione del proprio pubblico. Ciononostante, la serie vanta un cast in parte, e delle scelte di regia comunque interessanti che la rendono a tratti interessanti, soprattutto per coloro che vogliono riscoprire una figura chiave della nostra letteratura come quella di Giacomo Leopardi.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.7/5

Perché ci piace

  • Il tentativo di restituire la potenza delle parole di Leopardi attraverso inquadrature fuori asse e musiche imponenti.
  • La performance elegante, timida, di Leonardo Maltese.
  • La scelta di indugiare sui paesaggi, con riprese ad hoc.
  • La fotografia, a tratti caravaggesca.

Cosa non va

  • Non essere riusciti ad andare oltre il racconto canonico e classico destinato a un pubblico più ampio possibile.
  • La presenza di Antonio come espediente narrativo della vita di Leopardi. Scelta alquanto anacronistica.
  • Il finale, un po' troppo melenso.