Due aggettivi: preparatissimo e gentilissimo. Suffisso superlativo, perché di questi tempi, trovare preparazione e gentilezza, non è una cosa così scontata. Allora sì, rimarchiamo. Incontriamo Lele Adani in quel crogiolo che è stato il Comicon 2024. Fumetti, cosplay, videogiochi, cinema, collezionismo. E se pensiamo al collezionismo, non possiamo non pensare alle figurine dei calciatori. Daniele Adani, vent'anni di professionismo, tra Brescia, Firenze, Milano (sponda Inter), Ascoli ed Empoli, e ora tra i più apprezzati commentatori tecnici televisivi (nota la sua garra sudamericana), è stato scelto per accompagnare uno speciale panel su Euro 2024, organizzato da Topps, per promuovere appunto l'album di figurine ufficiale degli Europei 2024.
Incontriamo Lele, come lo chiamano tutti, nell'area riservata alla stampa: saluti informali e calorosi, strette di mano e uno scambio d'opinione sull'incredibile calore che circonda l'evento, tanto da sovrastare il nostro microfono, facendo ripartire la registrazione diverse volte. Se il calcio non è solo quello giocato, con Adani abbiamo chiacchierato anche di ciò che conosciamo meglio: il cinema. Gli sport movies sono uno dei generi che più amiamo, e dunque inevitabile su quale sia la sua storia cinematografica e sportiva preferita. A proposito, un altro punto dell'intervista, è quello riguardante il valore dello storytelling, fondamentale nel cinema e fondamentale nel calcio. Lo sa bene Lele Adani, che nei suoi commenti in tv riesce a scaldare i tifosi, portandoli a respirare la sua stessa identica e inguaribile passione.
Lele Adani, la nostra intervista
Lele, sei a Napoli per parlare di collezionismo di figurine. È proprio vero che il calcio non dura solo novanta minuti...
Guarda, sono perfettamente d'accordo. E cerchiamo di comunicarlo. È giusto adeguarsi, rispettare, connettersi con tutti questi mondi, e con le persone che con tanta passione seguono queste realtà. È rispetto per la modernità e rispetto per la diversificazione delle passioni. Attraverso però questa unica grande macro passione che è il calcio, che è assolutamente inclusivo, abbracciamo tante forme. Tra l'altro la figurina ci fa tornare alla memoria un calcio romantico.
Parliamo di calcio romantico, ma ormai è diventato un lontano ricordo.
Perché come tutte le cose, il mondo va avanti. Se ci sono nuove forme è perché vengono prestate alla nostra attenzione e nuove culture. Ma io credo che la passione è sempre quella. Noi che abbiamo ereditato la passione dai nostri genitori, dai nostri amici più grandi, abbiamo sentito forte subito questo trasporto, questo amore e abbiamo cercato attraverso le figurine il rispetto delle icone. Li scambiavamo fuori dalla scuola, ed eravamo tormentanti quando non trovavamo il giocatore che volevamo. Adesso è diverso, ma fondamentalmente riusciamo a mantenere quello spirito. Non lo abbandoneremo mai.
Var e giocata sul portiere: sono questi i due grandi cambiamenti del calcio?
Questi sono sono due aspetti sicuramente tecnici, uno di regolamento e l'altro, diciamo di natura tattica o strategica. Però io credo che in assoluto parte molto anche dalla condizione dei calciatori che rispetto a trent'anni fa sono molto più atletici. Quando io giocavo, erano i meno atleti rispetto alle altre discipline. Adesso per giocare devi avere una grande cura del fisico, quindi il ritmo sale, i giocatori vanno più veloce e non esiste più solo il calciatore fisico che fa il centrale di difesa. I parametri si sono evoluti e questo ha aumentato ritmo. Anche lo sviluppo della tecnica e la tecnologia ha permesso ai nuovi atleti di guardare quello che poi vorrebbero vorranno diventare. Il cambiamento del corpo anche ha evoluto anche il ritmo di livello del gioco.
Domande secche: chi vince la Conference, l'Europa e la Champions League?
Allora conference dico Fiorentina. Europa League, non dico le due italiane, dico Leverkusen così di sicuro mi sbaglio! La Champions League... C'è qualcosa che mi dice che può essere l'anno del Paris Saint Germain.
Brad Pitt, El Trinche Carlovich e la Napoli di Marco D'Amore
Parliamo di cinema. Qual è il tuo film sportivo preferito?
Ma guarda, io sono talmente aperto ad ogni tipologia di cinematografia legata allo sport. Una cosa che mi capita di guardare spesso, è L'arte di vincere - Moneyball. Sì, perché ha segnato la storia, il significato, la storia vera di quel film nel mondo e quindi la reinterpretazione di Brad Pitt credo che sia unica, e soprattutto il significato nel rapporto sull'evoluzione dello sport. Lo studio dei dati, la strategia l'evoluzione tecnologica. Che però non può mai sostituire definitivamente e completamente l'aspetto umano.
A proposito di aspetto umano: hai mai pensato di fare l'allenatore?
È una cosa che una decina d'anni fa era nei miei pensieri e nelle mie valutazioni. C'è stato l'opportunità di cominciare un percorso che sarebbe stato anche molto, molto gratificante. Poi ho sempre valutato il mio ruolo di comunicatore. Ancora quando giocavo ero molto preso da quella possibilità di comunicare alla gente le mie idee, la mia passione. E un po come una vocazione, no? Quella di avvicinare i protagonisti al campo, di renderli una cosa sola. Credo che c'era margine, e ora ne sono ancora più convinto di aver fatto la scelta giusta.
Lo storytelling è importante nel calcio, come nel cinema. Qual è la tua storia calcistica preferita?
Guarda, io credo che ci sono tante, tante storie e non sono quelle più eclatanti che che rappresentano il significato del calcio. Rosario, la reputo la città del calcio. Tante figure sono passate lì, come allenatori, come profeti calcistico. C'è Bielsa, e come calciatore possiamo parlare di Messi, ma c'è un calciatore che il El Trinche Carlovich, che è stato raccontato ma raramente approfondito. Non abbiamo quasi immagini, è il calciatore di talento che ha scelto di essere libero, e non fare il professionista. Per me il calcio è quello, cioè talento e passione, al di là della carriera. Il calcio, lo dico sempre e continuerò a rimarcarlo, non è solo quello che vediamo in tv, ma è quello di chi, solamente per passione, si mette due scarpini, fa due chiamate con gli amici e va in strada mettendo gli zaini e prova a trovare se stesso con delle emozioni. Per me quello è il calcio, sì.
Lele, ultima cosa: l'ultimo film visto?
L'ultimo film che ho visto è un film folle, che consiglio ed è Caracas. Un film veramente pieno di contraddizioni. Marco D'Amore è stato bravissimo, ma ti porta a pensare, ti tormenta un po, e non è lineare, secondo me mi rappresenta in pieno!