Metti insieme il genio visionario di Tsui Hark e la densità di uno dei romanzi più amati della letteratura wuxia, Condor Heroes. Il risultato è un film monumentale, Legends of the Condor Heroes: The Gallants, che riesce a condensare in 147 minuti alcuni capitoli della seconda metà della saga, uno dei più adattati tra quelli nati dalla prolifica fantasia dell'hongkonghese Jin Yong (pseudonimo per Louis Cha): decine di trasposizioni tra cinema e tv, tra cui la trilogia firmata negli anni '70 da un maestro del genere come Chang Cheh, e la celebre serie del 1983, la più vista nella storia di Hong Kong.

Lo stesso Tsui Hark in passato ha provato a esplorare il mondo di Louis Cha, producendo la trilogia di The Swordsman tratta da The Smiling, Proud Wanderer, ma questa volta la sfida è stata addirittura quella di dirigere un adattamento che sin dall'inizio si presentava arduo: raccontare in un solo film una tale moltitudine di personaggi e linee narrative che funzionerebbero solo in una serie tv. Ma il regista di Once Upon a time in China è riuscito anche questa volta a far sognare lo spettatore e a restituire l'immenso immaginario delle arti marziali fatto di spadaccini, eroici condottieri, malvagie creature e impavide eroine.
Legends of the Condor Heroes: The Gallants, un classico del genere wuxia

Tsui Hark trasforma così un classico dell'epica cinese in una sfrenata maratona di duelli, feroci battaglie, calci volanti, acrobazie mozzafiato, una storia di amore, coraggio e vendetta come insegna la migliore tradizione wuxia e insieme allo sceneggiatore Song Xuan sceglie di concentrarsi su un triangolo amoroso: una principessa mongola, Huajun (Zhang Wenxin), un valoroso eroe Guo Jing (Xiao Zhan) e una intrepida guerriera, Huang Rong (Zhuang Dafei).
Nel prologo iniziale di Legends of the Condor Heroes: The Gallants il regista affida a un flashback il compito di raccontare le origini della storia d'amore tra l'iconico eroe wuxia, Guo Jing, e la tenace Huang Rong, che lo aiuta ad apprendere la Tecnica dei Diciotto Palmi che Sottomettono il Drago. La loro separazione quando Guo incolpa per errore il padre di lei per l'assassinio dei suoi maestri, dà il via al resto della narrazione che seguirà il peregrinare dei due protagonisti in terre devastate dall'infuriare della guerra nel tentativo di ricongiungersi.

Quando Guo ritorna in Mongolia dal padre adottivo Genghis Khan, ad aspettarlo troverà la principessa Huajun (Zhang Wenxin), che gli era stata promessa in sposa fin dall'infanzia; Guo però si rende conto di amare Huang Rong nel frattempo perseguitata dal malvagio Ouyang Feng, il Veleno dell'Ovest, (Tony Leung Ka-fai), che vuole impossessarsi del manuale Novem Scripture di Huang per assicurarsi il potere supremo nelle arti marziali. Intanto Gengis Khan prepara l'esercito per invadere il territorio della corrotta dinastia Jin, il suo sogno è affidarne il comando a Guo, che invece farà di tutto per evitare di trascinare i due popoli in una guerra che costerebbe troppo a tutte le tribù vicine. I maestri delle diverse scuole di arti marziali delle pianure centrali della Cina uniscono così le forze per difendere la città di Xiangyang, ultimo avamposto prima che i mongoli possano penetrare nel territorio nemico.
La sfida del romanzo epico
Un'impresa mastodontica quella di raccontare senza confondere il pubblico un'intricata matassa di leggende perdute nel tempo, creature mitologiche, trame e personaggi che farebbero impallidire anche i più appassionati del genere; l'operazione nel complesso può considerarsi riuscita, anche se qualche fan della saga potrebbe accusare il film di Tsui Hark di essere a tratti sbrigativo e di non lasciare abbastanza spazio alle relazioni tra i personaggi. Il suo merito è però quello di aver saputo aggiornare una storia classica e adattarla alle nuove generazioni a metà tra Dragon Ball e La tigre e il dragone: l'uso della CGI, il montaggio provvidenziale del coreano Lee Moon-ho e le scene di arti marziali straordinariamente coreografate fanno il resto.

Il regista rimane tuttavia molto fedele agli elementi tipici della tradizione wuxia facendone una storia di coraggio, vendetta e resilienza e dimostrando particolare attenzione alla caratterizzazione dei personaggi: il Guo di Tsui Hark è nel suo stoicismo un eroe quasi moderno, perché "il vero eroe non è colui che conquista ma colui che si prende cura del suo popolo". Colpisce il ritratto delle figure femminili: da Zhuang Dafei che interpreta la scaltra e impavida Huang Rong con il piglio e la determinazione di una donna del nuovo millennio, alla rivelazione di Zhang Wenxin nel suo primo ruolo da attrice nei panni della principessa mongola Huajun. All'iconico Tony Leung Kar-Fai spetta invece il ruolo del cattivo del film. L'inizio di una saga? Le scene dopo i titoli di coda ci lasciano ben sperare.
Conclusioni
Tsui Hark adatta il romanzo wuxia più famoso di tutti i tempi, Condor Heroes di Jin Yong. Impresa non facile soprattutto se si considera la complessità della saga; per questo il regista decide insieme allo sceneggiatore di concentrarsi solo su alcuni capitoli del romanzo, quelli della parte centrale. Pur risultando frettoloso in alcuni passaggi, Legends of the Condor Heroes: The Gallants riesce nell’impresa di ricreare l’immaginario tipico del genere e ancora una volta fa sognare lo spettatore. Sequenze in CGI, duelli mozzafiato, scene di combattimento superbamente coreografate contribuiscono a rendere l’adattamento più realistico rispetto alle precedenti trasposizioni.
Perché ci piace
- Una versione aggiornata di un classico del genere wuxia.
- L’abilità di condensare in un solo film una vastità di trame e personaggi senza confondere il pubblico.
- La modernità delle figure femminili.
- Una concezione moderna dell’eroe wuxia.
Cosa non va
- I fan del genere potrebbero giudicarlo un adattamento frettoloso.