Le ultime ore di Mario Biondo, la recensione: il racconto di un dolore nella nuova docu-serie Netflix

La recensione de Le ultime ore di Mario Biondo, la docu-serie in tre puntate in cui si cerca di indagare il mistero che avvolge ancora la morte del giovane cameraman palermitano.

Le ultime ore di Mario Biondo, la recensione: il racconto di un dolore nella nuova docu-serie Netflix

Viviamo in un momento storico in cui la semplicità fa paura. Se qualcosa si risolve in maniera celere e senza intoppi, ecco sorgere il dubbio che qualcosa si sia dimenticato, o non approfondito a dovere. È così anche per i casi di cronaca nera, dove a una facilità di risoluzione corrisponde sempre un gioco mentale secondo il quale qualcosa di macchinoso e misterioso possa nascondersi dietro indagini superficiali e disattente. Se tali drammi incontrano poi il dolore di una famiglia lontana, ecco allora che tutto assume i tratti di una sentenza da reputarsi come errata, perché troppo estranea dall'immagine della vittima, o dall'accettazione del suo fatale destino. E così l'urlo di indignazione dei famigliari si fa più forte, il peso del lutto intollerabile, il pianto talmente potente da superare il muro del suono fino a raggiungere le orecchie dell'interesse mediatico, tramutandosi così in un caso di cronaca da dare in pasto al pubblico di massa.

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Le ultime ore di Mario Biondo: una scena della miniserie

Come sottolineeremo in questa recensione de Le ultime ore di Mario Biondo, quello del cameraman palermitano, marito della conduttrice spagnola Raquel Sanchez Silva e trovato morto nel proprio appartamento madrileno il 30 maggio 2013, ha superato ben presto il vaglio del "suicidio" per viaggiare sulle onde della disperazione della propria famiglia. Come tenta anche di dimostrare la docu-serie disponibile su Netflix, la semplicità apparente di un caso come quello di Biondo si sfalda andandosi a mescolare con una serie di revisioni, riesamini, e incomprensioni che lo stesso documentario tenta di restituire, per poi perdersi in quella stessa complessità che è andata intaccando il mistero al centro della propria narrazione.

Le ultime ore di Mario Biondo: la trama

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Le ultime ore di Mario Biondo: una scena della miniserie

È dal 30 maggio 2013 che il caso di Mario Biondo tiene banco sulle frequenze televisive e mediatiche. Quello che ha investito il cameraman di Palermo è un continuo braccio di ferro tra sentenze giudiziarie e ipotesi familiari. Per gli inquirenti spagnoli e italiani non ci sono dubbi: quello di Mario Biondo è un caso di suicidio per soffocamento. Una versione, questa, alla quale la famiglia del giovane non ha mai creduto e che dopo 10 anni di indagini, e un'archiviazione da parte della Procura di Palermo, la spinge ancora a ricercare la verità dietro la morte del giovane. È innegabile che quello di Mario Biondo sia un caso che ancora oggi si staglia al centro dell'attenzione mediatica. Un'importanza, questa, che ha spinto Netflix Spagna a dedicare una docu-serie proprio a tale vicenda, avvalendosi di numerose testimonianze da parte di familiari, poliziotti e alcuni giornalisti che hanno scritto del caso, tra cui anche Selvaggia Lucarelli.

Semplicità repressa

Mario Biondo
Le ultime ore di Mario Biondo: una scena della miniserie

Doveva parlare semplicemente delle "ultime ore di Mario biondo" la serie prodotta da Netflix Spagna e diretta da María Pulido: lo promette tra le fila del suo stesso titolo, e lo ribadisce nei momenti iniziali dell'episodio inaugurale. Eppure, quello che si assiste nel corso della docu-serie Netflix è tutto, meno quello che ci si aspetta: in una commistione disordinata di testimonianze da parte di tante, forse troppe, voci in campo, Le ultime ore di Mario Biondo racconta tutto, tranne che le ultime ore del cameraman palermitano. Quello che si insegue è un braccio di ferro tra una famiglia che non riesce ad accettare la sentenza di suicidio, e quello di un sistema giudiziario spagnolo qui sottilmente e implicitamente elogiato. Si stabilisce pertanto un discorso contraddittorio tra premesse e promesse non mantenute, e un'indagine documentaristica caotica, dove tutto viene aggiunto, inserito, con il rischio di redigere una sentenza finale poco imparziale, e ancor meno oggettiva.

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Sguardi altrove per una verità lontana

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Le ultime ore di Mario Biondo: una scena della miniserie

C'è una linea narrativa poco distesa e coesa nell'universo de Le ultime ore di Mario Biondo. L'entrata e uscita in scena delle personalità chiamate in causa per testimoniare il proprio dolore, o la propria partecipazione all'interno del caso, si veste di forzatura e ammiccamento all'universo cinematografico. Sguardi in camera, zoom improvvisi, raccordi di montaggio su volti e reazioni di chi non parla, ma reagisce: tutto si rifà a un allestimento documentaristico ormai surclassato e volto all'accaparramento dell'attenzione dello spettatore, piuttosto che sulla forza intrinseca alla storia da raccontare. È dunque un abito confezionato esteticamente con cura e attenzione, ma posto su un corpo vuoto, Le ultime ore di Mario Biondo. Tutto il mistero ravvisabile, e la mole di sofferenza che un caso come questo può comportare, potevano essere dei punti di partenza interessanti per tracciare un discorso più ampio, con il quale formulare un campo di indagine obiettivo che permetta allo spettatore di avanzare un giudizio personale circa tale vicenda.

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Le ultime ore di Mario Biondo: una scena della miniserie

Intaccato e indebolito dall'inserimento di ricostruzioni di certi eventi e passaggi fondamentali, il documentario nell'arco di tre episodi non aggiunge alcunché di quanto già tracciato e raccolto da programmi e speciali televisivi (si pensi a Chi l'ha visto, o Le Iene). Se vi è qualcosa su cui la docu-serie indugia è la rincorsa alla verità della famiglia, incapace di accettare che il proprio figlio, o il proprio fratello, si sia anche per errore tolto la vita. Che sia un'ossessione, o una ricerca di un capro espiatorio, quello che risulta a visione ultimata è una sorta di attenzione unidirezionale verso il dolore della famiglia Biondo; una focalizzazione estrema, questa, che finisce per tralasciare le questioni puramente di indagine e di natura criminale.

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Le ultime ore di Mario Biondo: una scena della miniserie

Le ultime ore di Mario Biondo si fa pertanto perfetto riflesso del caso che pone al centro della propria produzione: da semplice, fa di tutto per auto-complicarsi, implementando confessioni, interviste, nozioni ed eventi che vanno a disorientare lo spettatore, ostacolandogli il processo di giudizio personale su tale caso. Più confuso di prima, il pubblico non capisce bene su quale fronte avvicinarsi, se quello dell'omicidio, o del suicidio, continuando a muoversi in un limbo oscuro che il documentario non ha né illuminato, né liberato. E così, quella selva oscura che attornia il caso di Mario Biondo rimane ancora intricata, fitta, impraticabile, sospesa tra dubbi e verità quasi (in)accettabili.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Le ultime ore di Mario Biondo sottolineando come la docu-serie in tre puntate di Netflix Spagna non riesca a portare a termine l'obiettivo che si era prefissata e che era ben anticipato a partire dal proprio titolo. La ricerca dei misteri e dei dubbi dietro alle ultime ore di vita di Mario Biondo si perdono tra il buio di una nebbia narrativa in cui tanto viene inserito, ascoltato, promosso, e poco rivelato.

Movieplayer.it
2.5/5

Perché ci piace

  • La voglia di parlare di questo caso tenendolo vivo, così da confutare ogni dubbio o mistero apparentemente irrisolto.

Cosa non va

  • La confusione di racconto.
  • L'inserimento di troppe voci e testimonianze.
  • La sensazione che il pubblico venga indirizzato verso una certa presa di posizione.
  • L'inserimento di ricostruzioni con tanto di attori di ceri eventi o passaggi cruciali all'interno del caso.