Le tre rose di Eva: passioni e misteri sotto il sole di Toscana

Realizzata a quattro mani dai registi Raffaele Mertes e Vincenzo Verdecchi, la nuova fiction targata MediaVivere trae spunto dal romanzo ottocentesco e dalla tradizione dello sceneggiato italiano per costruire una vicenda attuale in cui passione, delitto e onore si fondono per costruire un percorso misterioso.

L'amore ostacolato dagli eventi, due casate storicamente nemiche, una donna che cerca di riconquistare il prestigio della propria famiglia e il mistero di una scomparsa che aleggia sulle colline toscane; con questi elementi fondamentali Le tre rose di Eva si prepara a conquistare dal 4 aprile su Canale 5 l'attenzione di un pubblico amante dei racconti popolari e della lunga serialità. Così, prodotta da MediaVivere e realizzato a quattro mani dai registi Raffaele Mertes e Vincenzo Verdecchi (Questa è la mia terra - Vent'anni dopo, Un medico in famiglia 7), la fiction trae spunto dal romanzo ottocentesco e dalla tradizione dello sceneggiato italiano per costruire una vicenda attuale in cui passione, delitto e onore si fondono per costruire un percorso misterioso attraverso 12 puntate da ottanta minuti l'una. "Crediamo che il nostro pubblico abbia bisogno di prodotti capaci di far sognare - spiega il direttore fiction Mediaset Giancarlo Scheri - E' per questo motivo che abbiamo puntato su di una vicenda che, a nostro parere, contiene diversi stili narrativi perfettamente adattati alla contemporaneità." Girata in sole sedici settimane tra Umbria,Toscana e Lazio, questo nuovo progetto targato Mediaset prende il via dalle vicende personali che contrappongono le famiglie Taviani e Monforte. Apparentemente divise dal desiderio di dominare nell'ambiente vinicolo, nella realtà i loro contrasti nascono da motivazioni personali difficili da superare nonostante l'amore che unisce Aurora (Anna Safroncik) e Alessandro (Roberto Farnesi). Incomprensioni che diventano insormontabili quando la ragazza viene accusata di aver ucciso il padre del suo fidanzato per vendicarsi di una presunta relazione avuta con la madre Eva, misteriosamente scomparsa anni prima.

Fino a questo punto tutto sembra seguire un intreccio piuttosto consueto, ma la storia è destinata a complicarsi grazie a numerose variabili narrative. Prima tra tutte, il ritorno inaspettato di Aurora nel borgo di Villalba. Infatti, dopo aver scontato otto anni di detenzione, la giovane donna fa la sua comparsa in paese con la ferma intenzione di riscattare la fama di Primaluce, il podere di famiglia, e di provare la propria innocenza. Ad ostacolarla c'è la diffidenza di un'intera comunità, fatta eccezione per Don Riccardo (Kaspar Capparoni), di una famiglia che non ha alcuna intenzione di ricordare un passato doloroso e di un ex innamorato trasformatosi in acerrimo nemico. _"Da quando ho iniziato a lavorare ho sempre rivestito ruoli di donne sopra le righe - dichiara Anna Safronick parlando del suo personaggio - questa volta, invece, ho avuto la possibilità d'interpretare la mia prima eroina romantica. E per dare vita alla sua vicenda mi sono rifatta alla realtà delle donne di oggi. Per questo motivo, credo che Aurora sia una messaggera di speranza, capace di soffrire per amore ma anche di lottare con intensità pur di riconquistare la propria dignità ". _Ad accompagnare la Safronick nella rappresentazione di questa vicenda caratterizzata da potere, denaro e rancore è un cast numeroso formato da un esercito di volti noti, presi in prestito direttamente dal mondo della soap opera e della fiction. Così, accanto ad un Capparoni per la prima volta in abiti talari, troviamo Luca Capuano, noto soprattutto per essere l'ambiguo Adriano Riva di Centovetrine, Fiorenza Marchegiani, storico volto di Vivere, Francesco Arca, ex tronista nobilitato dalle serie tv, e l'inconfondibile Luca Ward che, più famoso per "aver scatenato l'inferno" ne Il Gladiatore di Ridley Scott con la sola forza della sua voce, non ha mai rinnegato esperienze decennali come Incantesimo. Insomma un parterre d'interpreti capaci di conquistare gli amanti del genere e di creare, come Giancarlo Scheri spera, un legame fedele e indissolubile con Le tre rose di Eva.