Le memorie del Professore
Lo chiamano il Professore, ma dell'accademico non ha proprio nulla questo ragazzone sui quarant'anni che vive la sua vita da tuttofare nella casa d'appuntamenti gestita dalla Signora. Dorme su una brandina in cucina, indossa calzini bucati (non sono più di buona qualità, purtroppo), fa la spesa (comprando le cose sbagliate). Non è una persona brillante, anzi. Spesso si assenta seguendo il filo dei suoi pensieri, fino ad allontanarsi dal mondo reale. Ritorna bruscamente alla realtà, dopo uno dei suoi numerosi 'viaggi', quando incontra la Marchesa, che anni prima aveva lavorato con lui. La bella ragazza apprezzata dei clienti ha lasciato il posto ad una donna disperata, fiaccata da una vita che non le ha dato nulla di quanto sognato. Il tentato suicidio la porta ad un lungo ricovero in ospedale dove appunto ritrova il Professore, spedito lì dalla coinquilina della Marchesa, solo per assicurarsi delle sue condizioni in previsione di uno sbrigativo benservito. Abbandonata anche dall'amica, quindi, la donna trova un vero sollievo nelle visite dell'uomo, anche grazie agli sgangherati racconti del Professore che non perde occasione per descriverle le sue escursioni a Villa Adriana, la residenza appartenuta all'imperatore romano Adriano, frequentata regolarmente da quando si è trovato costretto ad accompagnare alcune prostitute in 'trasferta' di lavoro. Per uno strano meccanismo, quelle rovine risvegliano il Professore alla coscienza e lo spingono ad iniziare una relazione affettiva con la Marchesa, a cui regala il tanto agognato sorriso.
Emidio Greco torna dietro alla macchina da presa a quattro anni di distanza dal suo ultimo lungometraggio, il controverso L'uomo privato, per realizzare finalmente quel sogno covato nel lontano 1964, quando, aspirante regista, si innamora a tal punto del racconto di Franco Lucentini, Notizie degli scavi, da scriverne di getto l'adattamento cinematografico. La sceneggiatura rimane nel cassetto fino al 2010, anno in cui finalmente Greco decide di riprenderla in mano per tradurla in film. Non si può non tenere conto di questa attesa, di questo desiderio alla fine soddisfatto per 'giudicare' la pellicola; sia ben inteso, non ci troviamo davanti all'exploit di un regista che si balocca coi suoi giocattoli. C'è passione vera nel film di Greco, un sincero trasporto per i suoi personaggi, figure quasi eteree legate l'una all'altra da un filo tenue. Il regista non segue la classica evoluzione dell'improbabile storia d'amore fra i due protagonisti (storia possibile ma non si sa quanto realizzabile), ma privilegia questa sorta di poetica sospensione temporale, che libera il Professore e la Marchesa da ogni vincolo con la realtà, per unirli in una bizzarra relazione costituita da situazioni paradossali, momenti lievi e tocchi furtivi. Una simile dichiarazione d'intenti predilige uno stile ben preciso che Greco 'amministra' con grande perizia, soprattutto quando racconta l'isolamento del Professore, ingabbiato in spazi angusti quasi quanto i suoi pensieri inutili. Le continue dissolvenze che legano scene di impostazione teatrale rendono bene il fluire di un tempo che è ripetizione asfissiante di momenti banali. Tuttavia è forse in questa compiaciuta insistenza su certe atmosfere rarefatte che risiede il limite, non da poco, del film. Quella che è la chiave giusta per entrare nel microuniverso di personaggi fuori sincrono con il mondo, diventa quindi una sorta di monocorde basso continuo che non fa apprezzare la complessità delle figure in gioco. L'opera rischia così di allontanarsi anche dallo spettatore che conosce la 'lingua' del cinema d'autore. Lingua che perde tutta la sua efficacia quando si affronta l'altro snodo fondamentale del racconto, ossia il rapporto tra il Professore e Villa Adriana, il paradiso archeologico la cui scoperta è necessaria per il 'risveglio' del protagonista; con la sola concessione di una serie di panoramiche accompagnate dalla musica di Mozart, la relazione particolare tra quelle pietre antiche e la 'visione' del Professore non viene sviscerata a dovere e continuiamo a chiederci perché il goffo personaggio sia stato riportato alla realtà dall'inaspettata scoperta. Restano impresse le buone interpretazioni dei protagonisti, Ambra Angiolini e Giuseppe Battiston, bravi nel restituire sul grande schermo i tratti distintivi dei loro personaggi, quella insolita mescolanza di candore e insicurezza, dolore e speranza.
Movieplayer.it
3.0/5