Le indagini di Belascoarán, la recensione: È l’ispettore Coliandro messicano?

La recensione de Le indagini di Belascoarán: la serie tv in arrivo dal Messico, in streaming su Netflix dal 12 ottobre, a prima vista può essere definita un "Ispettore Coliandro messicano", per come unisce poliziesco e ironia. È davvero così?

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Le indagini di Belascoarán: una scena della serie Netflix

Immaginate una puntata di Lascia o raddoppia in cui, al posto di Mike Bongiorno, ci sia un presentatore baffuto. E che come concorrente ci sia un investigatore privato che, come materia per lì quiz finale, si presenta sulla storia degli strangolatori più celebri, dallo strangolatore di Boston in poi. È cosi, come il primo episodio, che inizia la recensione de Le indagini di Belascoarán, la serie tv in arrivo dal Messico, in streaming su Netflix dal 12 ottobre. È una serie curiosa. Durante la live di Movieplayer dedicata al TUDUM, l'evento di presentazione della stagione di Netflix, alla visione del (lunghissimo) trailer, lo avevamo definito un "Ispettore Coliandro messicano", per come univa poliziesco e ironia, e per la natura stralunata del progetto. Detto che non c'è né un Giampaolo Morelli come protagonista, e neanche i Manetti Bros a dirigere, Le indagini di Belascoarán è un curioso esperimento che tratta un tema molto serio, come quello dei serial killer, con un taglio ironico e disincantato, il che è quasi un ossimoro. Il risultato è un prodotto simpatico, che si lascia vedere, ma il suo continuo non prendersi sul serio fa sì che ci si allontani dal pathos e dalla gravità di quello che racconta, finendo per lasciare lo spettatore un po' freddo.

Lo strangolatore di Città del Messico

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Le indagini di Belascoarán: una scena della serie Netflix

Città del Messico, 1970. Nel Paese si stanno giocando i famosi mondiali del Settanta, e nella capitale avvengono da tempo una serie di efferati delitti: una serie di donne vengono strangolate brutalmente senza che la polizia, incapace e corrotta, riesca a fare qualcosa. Belascoarán Shayne (Luis Gerardo Méndez) è ossessionato da questi delitti. E così lascia il suo grigio lavoro per diventare un investigatore privato e dare la caccia al famoso strangolatore. Nel frattempo, come detto sopra, si presenta a un quiz televisivo come esperto di strangolamenti. Per lui è un modo di rendere consapevole il pubblico sul pericolo e per dire che sta dando la caccia al misterioso strangolatore. L'incontro con la bella Irene (Paulina Gaitan), che ha un motivo personale per prendere l'assassino, dà un ulteriore scossa alle indagini. E anche un inaspettato risvolto sentimentale alla storia.

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Un investigatore che non si prende sul serio

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Le indagini di Belascoarán: una scena della serie Netflix

Di storie sui serial killer e su delitti efferati ne abbiamo viste tante. Ma di solito hanno un tono molto grave, ansiogeno, malato e, soprattutto, carico di tensione. Provare a raccontare la stessa storia con i toni dell'ironia, con un'aria disincantata e sospesa, è senz'altro originale. Dalle prime battute della serie, infatti, veniamo portati dentro la storia della voce narrante del protagonista. Che, lui per primo, non sembra mai prendersi sul serio, sembra ironizzare su se stesso, anche se cerca di farci capire come la storia sia terribilmente seria. Il risultato è un prodotto un po' ibrido, incerto. È sicuramente gradevole da vedere, grazie alla simpatia del protagonista e alle sue maldestre azioni. D'altro canto, però, il tono disincantato non riesce a farci arrivare il pericolo che il serial killer della storia incute, e quindi ad appassionarci davvero all'impresa di Belascoarán.

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Le indagini di Belascoarán: una scena della serie Netflix

Nietzsche, che dice?

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Le indagini di Belascoarán: una scena della serie Netflix

Della particolarità della serie fa parte anche un montaggio curioso, postmoderno, che inserisce qua e là tagli di montaggio per mostrare immagini (giornali, manuali d'istruzioni, partite di calcio, digressioni e tutto quello che serve al nostro eroe per raccontarci la sua storia), una scelta che funziona e dà movimento alla narrazione. Attenzione, non si tratta però di una serie superficiale, anzi. Le indagini di Belascoarán è anche fatta di citazioni colte. Il filo conduttore, infatti è il pensiero di Friedrich Nietzsche, e del suo Così parlò Zarathustra. E quella teoria secondo cui certi uomini si sentono superiori alle masse, e in quanto tali anche superiori alla morale. È una teoria che, sentiamo dire, ha attecchito durante il Nazismo, e rafforzato quello che già era il pensiero dei nazisti. Anche questo indizio servirà al nostro eroe per risolvere il mistero. Insomma, parlare di filosofia in una serie tv di questo tipo non è cosa di tutti i giorni, ed è un aspetto da non trascurare.

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Unico nel suo genere, anche come struttura

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Le indagini di Belascoarán: una scena della serie Netflix

Insomma, pur non completamente riuscito, non memorabile in un panorama, quello della serialità, che sta continuamente alzando l'asticella della qualità, è un prodotto a se stante, unico nel suo genere. Di questa unicità fa parte anche la struttura della serie. Che è composta di tre episodi, molto lunghi, quasi tre film (durano tutti intorno a un'ora e 15 minuti) che compongono una trilogia. Sono episodi autoconclusivi, ma collegati tra loro, come certi film tv che si usavano da noi qualche anno fa, prima che la serialità moderna dettasse le sue regole. Belascoarán, inteso come personaggio e come serie, questo lo avrete capito, è invece orgogliosamente fuori dalle regole. No, non è il Coliandro messicano, ma si può vedere.

Conclusioni

Come abbiamo visto nella recensione de Le indagini di Belascoarán, la serie messicana è un curioso esperimento che tratta un tema molto serio, come quello dei serial killer, con un taglio ironico e disincantato, il che è quasi un ossimoro. Il risultato è un prodotto simpatico, che si lascia vedere, ma il suo continuo non prendersi sul serio fa sì che ci si allontani dal pathos e dalla gravità di quello che racconta, finendo per lasciare lo spettatore un po' freddo.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.7/5

Perché ci piace

  • Ha alcune citazioni colte, come quella di Nietzsche.
  • L'ambientazione a Città del Messico negli anni Settanta funziona.
  • Il taglio ironico con cui tocca un tema tragico colpisce...

Cosa non va

  • ...ma finisce per essere anche il limite principale, togliendo pathos alla storia.
  • Il formato è strano, episodi molto lunghi e autoconclusivi, ma in qualche modo legati.