Se per Il signore degli anelli - La compagnia dell'anello si poteva affermare che il minutaggio inserito nella Extended Edition rappresentasse poco più che un complemento per i cultori avidi di dettagli, con Il signore degli anelli - Le due torri la sensazione è molto diversa. L'idea che sorge con la visione del doppio DVD con la versione estesa di Le due torri è che questo sia il film che Peter Jackson aveva originariamente concepito, e che quindi tale non fosse la Theatrical Version proiettata nelle sale di tutto il pianeta. Le scene aggiuntive più cospicue non hanno semplicemente il ruolo di raccordo e arricchimento filologico che avevano quelle de La compagnia, ma servono a svolgere importanti funzioni narrative, di cui i milioni di spettatori avevano avvertito la mancanza di fronte alla versione ridotta.
Ci riferiamo innanzitutto al lungo flash back che serve a gettare luce, in maniera decisiva, sulle motivazioni e la personalità di uno dei personaggi centrali della seconda parte del film, Faramir di Gondor. La scena ci mostra il secondogenito brillare di luce riflessa di fronte a un fratello all'apice della sua gloria: Boromir ha appena guidato le truppe di Gondor alla riconquista di Osgiliath. La contesa Osgiliath, la perla di Gondor, sfigurata dalla guerra, è così teatro dell'ultimo incontro tra i due fratelli: perché il padre Denethor arriva ad arginare la gioia dei festeggiamenti e a spedire Boromir a Granburrone per il Consiglio di Elrond, con l'ordine di portare l'Unico Anello a Minas Tirith. Boromir non vorrebbe partire, e Faramir si offre di sostituirlo, ma Denethor, che ha occhi e fiducia solo per il primogenito, lo deride: "Un'occasione per Faramir, capitano di Gondor, di mostrare il suo valore? Non credo."
Quando Faramir, dunque, conoscerà il motivo per cui Frodo e Sam stanno cercando di entrare a Mordor, vi vedrà quell'occasione che gli è stata negata la prima volta, e ripeterà ai due hobbit le medesime parole del padre. Vedrà Denethor costretto a ricredersi sulle sue scarse capacità: l'Anello potrebbe valergli non solo la stima, ma anche l'amore di un genitore duro e distante. Così la scelta fatta dagli sceneggiatori di distanziarsi notevolmente da Tolkien per quanto riguarda la caratterizzazione di Faramir assume una coerenza e una solidità di cui la theatrical version faceva difetto, per cui questo personaggio - in un primo momento ombroso, ambizioso e scellerato al punto da portare la quest a un passo dal fallimento, e alla fine, improvvisamente, giusto, eroico e avveduto - non funzionava. Grazie ai nuovi elementi narrativi non solo la caratterizzazione del Capitano di Gondor convince, ma anche la scelta di inserire la "digressione" a Osgiliath, tanto avversata dai puristi tolkieniani, assume ben altra ragion d'essere: Faramir entra nelle fila di quei personaggi tentati pericolosamente dal male che riescono a redimersi e a riscattarsi in tempo. Una tematica morale, e religiosa, estremamente cara al Professore oxoniano.
Le sequenze aggiuntive pongono rimedio anche ad un altro intoppo logico del film. Dopo il volo nel fiume di Aragorn, non si capiva da dove giungesse il cavallo che lo aiuta a riprendere i sensi per poi condurlo al Fosso di Helm: i Rohirrim, infatti, portano via con sé i cavalli dei caduti. Si erano fatte numerose congetture sul destino di Hasufel, il cavallo che Eomer aveva affidato all'erede di Isildur in occasione del loro primo incontro, quando in realtà l'animale si rivela essere Brego, che era stato la cavalcatura del defunto Theodred - figlio del sovrano della Marca, e che Aragorn aveva liberato, dopo averlo confortato con l'ausilio della magia elfica: un dettaglio, questo, non presente in Tolkien (Brego è in realtà il nome di uno dei re di Rohan), e che il montaggio della theatrical version aveva reso un autentico mistero.
Le altre scene aggiuntive di una certa entità sono meno significative dal punto di vista della coerenza del plot, ma alcune sono di una bellezza commovente. Pensiamo alla scena in cui Barbalbero declama la canzone delle Entesse e la sua millenaria voce echeggia fino alle cime degli alberi di Fangorn; o le esequie di Theodred, salutato dal canto funebre della cugina, la bella Eowyn, la testa bionda, la pelle candida che campeggia tra i tetri drappi luttuosi, come i petali di Simbelmyne sui colli sotto i quali riposano i re di Rohan.
Altre sequenze accessorie sono assai meno emozionanti, e rientrano nella categoria dei dettagli che fanno la gioia dei "completisti" e dei più accaniti esegeti tolkieniani: così è per la scena in cui Frodo e Sam scoprono le qualità della corda elfica, verso l'inizio del film, o quella in cui Vermilinguo parla a Saruman del monile al dito di Aragorn, e questi scopre che si tratta dell'anello di Barahir, antichissimo lascito della casata di Elendil.
Per il resto, il minutaggio addizionale serve soprattutto ad ampliare le storyline che più erano state sacrificate, e quindi in primo luogo quella che vede per protagonisti Barbalbero, Merry e Pipino: il materiale inserito è sufficiente a farci ricordare che anche i due giovani hobbit possono farci battere il cuore come Sam e Frodo, nonché farci ridere come l'irresistibile Gimli.
Ma anche le altre linee narrative guadagnano da questa Extended Edition, quanto meno a livello di caratterizzazione dei personaggi: non solo il rapporto di Aragorn con Eowyn risulta meglio delineato da alcune ulteriori sequenze a due, ma scopriamo anche alcuni dettagli preziosi su questi personaggi. Per la figlia degli Eorlingas, infatti, scoprire che nelle vene del guerriero che l'ha tanto colpita scorre sangue numenoreano significa confermare, senz'ombra di dubbio, che Aragorn è l'unico uomo degno del suo amore; e il ramingo, una volta conosciute le tristi origini della dolce e battagliera fanciulla, non può che volgersi alla sua grazia e alla sua nobiltà con sguardo ancor più ammirato.
Guardando al complesso dell'opera, laddove le scene addizionali inserite nella Extended Edition de La compagnia dell'anello ne rallentavano decisamente il ritmo, qui anche il passo sembra favorito dal nuovo montaggio, l'alternarsi tra scene d'azione e dialoghi/monologhi risulta meglio ponderato e la narrazione fluisce senza un attimo di troppo e senza i passaggi difettosi che avevano caratterizzato la theatrical version.
In conclusione, si può ben dire che chi ha apprezzato il film nella versione distribuita nelle sale adorerà questa Extended Edition, e che chi invece era rimasto deluso dal film potrebbe rivalutarlo nella nuova veste; il dubbio, a questo punto, riguarda l'episodio conclusivo della saga, Il signore degli anelli - Il ritorno del re, che da oltre quattr'ore è passato a meno di tre e mezzo nel final cut e che di tale riduzione potrebbe aver risentito così come ne ha risentito Le due torri. La scelta più saggia per il vero appassionato, a questo punto, parrebbe essere quella di saltare addirittura la proiezione e di attendere il DVD con la versione estesa. Ma, con tutto il mondo intento a discutere della conclusione di quest'epopea filmica senza precedenti e la grande festa di Los Angeles in arrivo, crediamo che ben pochi avranno il nerbo e la pazienza di adottare una misura tanto drastica.