Spazio, luce, tempo. Su questi tre elementi, e dividendo il film in altri tre atti, Gianluca Jodice rivede gli ultimi giorni della monarchia francese in Le Déluge. Film ambizioso, decisamente cinematografico, incline ad una lettura moderna. Maria Antonietta e Luigi XVI, rispettivamente Mélanie Laurent e Guillaume Canet, rinchiusi a palazzo prima di venire decapitati. È il 1792, epoca di rivoluzioni e di ghigliottine. Epoca tragica, epoca di transizione: dall'Antico Regime fino ad oggi, quando la politica resta attaccata al sovranità e allo status quo.
Del film, uscito in sala dopo il passaggio a Locarno, ne abbiamo parlato con Gianluca Jodice, partendo proprio dallo spazio scenico: "Lo spazio, ovviamente, segue i tre atti e ogni atto, ovviamente, racconta uno stadio evolutivo della situazione e della personalità dei personaggi, ha un codice espressivo diverso", ci spiega il regista. "Per quanto riguarda lo spazio, sì, nel primo atto il protagonista, anche se sembra quasi una provocazione dirlo, è più il salone più i personaggi. L'obiettivo era ricostruire, stando sempre nella stessa stanza, l'immaginario settecentesco, andando poi a decostruire il tutto, cambiando messa in scena. C'è una sorta di pacificazione, come se la tragedia investisse sia i carcerati che i rivoluzionari".
Le Déluge - Gli ultimi giorni di Maria Antonietta: intervista a Gianluca Jodice
Suggestivo il pensiero dietro Le Deluge - Gli ultimi giorni di Maria Antonietta di Maria Antonietta: un momento crepuscolare e di passaggio, che con il sangue e le ghigliottine ha poi scritto la prima pagina della Storia moderna. "Ho letto e ascoltato molte interviste di uno storico marxista, tra l'altro francese, che dice una cosa abbastanza scomoda, inquietante, che può essere presa anche male. Dice che molto probabilmente la violenza politica della contemporaneità, il germe, è nato dal terrore della Rivoluzione Francese".
Ancora, "Il germe dell'odio per l'avversario politico, che non è un avversario dialettico, nasce da lì. Tant'è che nella scena finale del film, dove c'è quel salotto dei rivoluzionari, suggerisco che si taglieranno la testa tra di loro dopo pochi mesi. Quindi, il fiume della storia, del trauma, avvolge tutto e tutti. C'è poi un aneddoto periferico: il personaggio che accoglie i reali, e addetto alla sorveglianza, fu poi giustiziato perché ritenuto troppo empatico. La violenza era quasi un obbiettivo e non un mezzo", spiega il regista.
Le Déluge, recensione: sovranità e ghigliottine nello splendido film di Gianluca Jodice
Uno sguardo inedito
Gianluca Jodice, che nel 2020 aveva raccontato invece D'Annunzio ne Il cattivo poeta, si sofferma poi sulla documentazione che ha anticipato la produzione del film: "Mentre scrivevamo il film, mi ha colpito moltissimo leggere l'epistolario di Maria Antonietta agli ambasciatori, alle amiche, all'amante. E sembrava di leggere Maria Antonietta come se fosse una regina delle favole... Se invece leggi gli articoli di Robespierre, sembrano scritti da un uomo moderno, che parlava come un sindacalista di oggi. C'era una separazione antropologica, e sembravano due tipi di Secoli diversi".
Tra l'altro, Le Déluge toglie il mito e la patinata dai merletti, dalle parrucche e dalla cipria dell'Ancien Regime, spesso raccontato al cinema. "È sempre molto eccitante quando scopri un punto di vista nuovo su storie e personaggi visti e stravisti, anche rappresentati già bene", prosegue il regista. "Il nostro è un segmento di quel periodo breve, così recintato nello spazio e nel tempo. C'è solo qualche polpettone televisivo che racconta tutta la rivoluzione. Insomma, nella sua forza sia drammatica che emblematica, storicamente, neanche i francesi l'hanno mai preso così di petto la loro Rivoluzione".