Recensione Magdalene (2002)

Un film di denuncia, che sbatte in faccia all'Europa intera la verità su qualcosa che è durato per troppo tempo.

Le case della catarsi

Nel 1996 ha chiuso l'ultima stireria di una casa Magdalene, in Irlanda. Fondate nel diciannovesimo secolo e dedicate a Maria Maddalena, erano istituti religiosi molto diffusi ove venivano rinchiuse le ragazze madri, quelle colpevoli di aver abbandonato il tetto coniugale, più in generale tutte coloro le quali non potevano essere "riconosciute" nella società "civile e timorata di Dio". Vincitore del Leone d'Oro a Venezia, nel 2002, questo film racconta la vita di quattro ragazze irlandesi all'interno di uno di questi istituti, e tutti i soprusi e le angherie che erano costrette a subire essendo lì detenute. Non è eccessivo usare questo termine, proprio perchè la condizione delle donne rinchiuse in quelle che non erano altro che enormi lavanderie e stirerie, rasentava veramente l'assurdo. Oltre agli estenuanti turni di lavoro, le suore si divertivano a torturare le ragazze sia fisicamente che psicologicamente. Diverse scene sono veramente molto forti per l'estremo cinismo e la paradossale violenza mentale insite in esse.

Del resto, Peter Mullan gira quest'opera con piglio documentaristico ma non completamente distaccato, introducendoci con brutale immediatezza nella tragedia della permanenza delle quattro co-protagoniste all'interno dell'istituo, e si riserva anche un piccolo cameo con primo piano drammatico annesso.
A tal proposito, da notare l'ottima interpretazione delle protagoniste, in particolare Nora-Jane Noone, che veste i panni di Bernadette, una ragazza prelevata improvvisamente dall'orfanotrofio dove viveva e portata in una nuova realtà di sottomissione e umiliazione, proprio quello che lei non avrebbe mai voluto, e Eileen Walsh , davvero eccezionale nel ruolo di Crispina, una ragazza che uscirà dall'istituto per entrare in un manicomio e lì dentro distruggersi pian piano.
Particolarmente azzeccati i commenti musicali durante tutto il film, che enfatizzano e sottolineano i momenti più importanti sempre senza essere troppo invasivi. Da antologia del cinema il primissimo pezzo durante il matrimonio, con le cornamuse che "insistono" e non fanno sentire i dialoghi. Dal punto di vista prettamente tecnico, è forse la parte migliore del film in quanto a messa in scena. Si riesce infatti a creare la tensione drammatica nel modo migliore possibile, tenendo solamente l'accompagnamento e le immagini serrate che mostrano la violenza subita da una delle ragazze.

Quindi un ottimo secondo film per Mullan, in qualche modo figlio della scuola di Ken Loach, che teorizza e mette sullo schermo un cinema civilmente impegnato, duro, di denuncia. Una pellicola di non facile visione, che è stata molto contestata, soprattutto e ovviamente da parte della chiesa, che ha accusato il regista di fare del facile anti-cattolicesimo. Al di là di tutto, è fuor di dubbio: ciò che viene raccontato nel film è stato realtà fino a pochi anni fa ed è stato soprattutto uno scandalo molto vicino a noi, dentro la nostra linda Europa.