L'incontro virtuale con Laura Pausini per commentare la nomination all'Oscar come miglior canzone per Io sì (Seen), arrivata dopo la conquista del Golden Globe, si trasforma in una valle di lacrime. La cantante, genuina e spontanea come appare sul palco, si commuove di fronte ai giornalisti riflettendo sulla responsabilità di rappresentare l'Italia all'estero, soprattutto su un palcoscenico prestigioso come quello degli Oscar. La Pausini è entrata, infatti, nella cinquina per la miglior canzone col brano scritto insieme a Diane Warren e Niccolò Agliardi per La vita davanti a sé, film Netflix interpretato da Sophia Loren e diretto dal figlio Carlo Ponti.
"In queste occasioni non mi preparo mai i discorsi" ci confessa la Pausini in collegamento dalla sua casa di Roma. "Ma ieri ho pensato che stavolta devo proprio farlo e voglio dedicare questa candidatura a mio padre. Così l'ho già scritto. Mio padre mi ha fatto conoscere la musica quando ero piccola, mi ha spiegato perché le canzoni sono importanti per la vita delle persone quando contengono un messaggio. Non mi ha mai spinto a cantare, ma mi ha sempre detto che i miei sogni erano troppo piccoli. Il mio sogno era fare piano bar da sola, perché nel mio paese non c'erano donne che lo facevano. Vengo da Solarolo, anche solo immaginare di andare a Sanremo dalle mie parti era inconcepibile".
La benedizione di Sophia Loren
Sfidando ogni statistica, Laura Pausini a Sanremo ci è andata per davvero ed è da lì che la sua carriera ha preso il volo trasformandola in una degli ambasciatori della musica italiana nel mondo. E a proposito di statistiche, Laura Pausini è la sesta italiana a ricevere una nomination all'Oscar per la miglior canzone, la seconda anche autrice del testo dopo Tony Renis. Prima di lei, solo Giorgio Moroder è riuscito a conquistare due statuette con_ What a Feeling_ (Flashdance) e Take My Breath Away (Top Gun). Come svela la cantante, è stata proprio Sophia Loren a volerla come sua voce nel brano simbolo de La vita davanti a sé, che racconta l'amicizia tra una ex prostituta che vive a Bari e un ragazzino africano: "Io sì (Seen) è nata in inglese, l'ha scritta Diane Warren. Quando l'ho cantata sulle immagini, Edoardo Ponti non era così convinto e mi ha chiesto di provare a inserire qualche verso in italiano. Da lì abbiamo scelto il testo italiano".
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Comporre il testo di Io sì non è stata un'impresa semplice perché "c'era la metrica di Diane da rispettare. Non è stato facile non cadere nelle parole più scontate. Inoltre non volevo perdere il titolo inglese, Seen, perché racconta tutto il film". La difficoltà maggiore, per Laura Pausini, è stata però aderire a un metodo di lavoro per lei inedito: "Per me il canto è un lavoro solitario, sono io che decido come eseguire un brano. Stavolta mi sono fatta dirigere da Edoardo nella parte cantata, mi ha indicato perfino i punti in cui spingere con la voce. E poi, non potendo viaggiare, è da agosto che sto su Zoom fino alle cinque del mattino per via del fuso orario con gli USA. Con Diane ci sentiamo praticamente ogni giorno. La conosco da quando vivevo a Los Angeles e so che è una combattente. Dopo undici nomination, stavolta vuole vincere e crede ciecamente nel messaggio del film".
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Come sopravvivere al successo
Il grande successo internazionale non sembra aver cambiato Laura Pausini. La cantante ammette di essersi chiesta a lungo 'Perché proprio io?' e di essere addirittura stata in analisi perché si sentiva in colpa di avere avuto un tale successo. "Da quando ho fatto Sanremo 28 anni fa mi sono sempre chiesta cosa avessi di speciale, ma non mi sono mai accontentata. Vengo da una paesino di campagna, so cosa significhi darsi da fare, non ho paura di lavorare" ci spiega. "Vincere dei premi mi crea ansia perché la gente si aspetta di più. Ma la vera ansia da prestazione me la crea l'Italia. Sono più tranquilla quando parlo con Beyoncé di quando mi telefona Pippo Baudo".
Nel riflettere sulla situazione attuale in cui la candidatura all'Oscar distoglie momentaneamente l'attenzione dall'emergenza sanitaria, Laura Pausini non trattiene l'emozione e si commuove confessando: "Anche a me mancano le persone. Sono due anni che non viaggio, ero abituata a stare a casa 20 giorni e il resto del tempo lo passavo con la gente del mondo. Faccio fatica a trovare un equilibrio, perché mi manca cantare. Sul palco mi sento tranquilla, ma sono orgogliosa di condividere questo momento con gli italiani". La cantante riflette, inoltre, sui rischi della fama e sulle critiche che qualche volta la fanno sentire fragile: "Ho imparato a capire che non sono questi i drammi della vita. I primi anni dei social vivevo malissimo le cattiverie e rispondevo quindi creavo un caso. Adesso quelli che mi danno fastidio li banno. Ormai tutti possono dire tutto e fare tutto, a me questa cosa non va giù e mi auguro che in futuro torni a fare musica chi ha talento". E la Pausini, a cui il talento non manca, adesso manca solo un Oscar per coronare una carriera invidiabile. "Di solito cerco di non farmi illusioni così se non vinto non resto delusa, ma stavolta non vincere mi romperebbe un po'. Me la voglio giocare".