Senza dubbio, un horror meno inquietante di quanto potessimo immaginare, tuttavia pure tra quelli più originali e suggestivi visti di recente. Non è nemmeno un caso che il paese di produzione sia l'Australia (in parte con gli Emirati Arabi), ultimamente sempre più centrale rispetto al genere (basti pensare a Talk to Me, o ancora prima a Babadook), nonché pronto a stupire, sperimentare e, se vogliamo, pure innovare i canoni. E allora, molto (troppo) in sordina è arrivato in streaming (disponibile in varie store digitali, da Prime Video a Primafila) uno dei casi cinematografici del 2024, ovvero Late Night With the Devil - In onda con il diavolo, diretto, scritto e pure montato dai fratelli Cameron e Colin Cairnes.
Un caso, fin dalla presentazione - nel marzo del 2023 - al South by Southwest, con successiva uscita capace di imporsi al botteghino americano come miglior week-end d'esordio per una pellicola distribuita da IFC Film/Shudder (non male, visto il core indipendente). Emblematica tra l'altro la cifra incassata nella prima domenica di programmazione: 666mila dollari. Sì, il sei-sei-sei, il fatidico numero del Demonio. Lo stesso Demonio protagonista del film.
Late Night With the Devil: possessione in diretta tv
Caratteristica di Late Night With the Devil, la costruzione cinematografica tramite l'espediente del found footage: i fratelli Cameron ci portano quindi nel 1977, all'interno di uno studio televisivo, quello del Night Owls with Jack Delroy, che sfida negli ascolti il Tonight Show di Johnny Carson. Protagonista, appunto, l'affabile Jack Delroy (David Dastmalchian, formidabile), conduttore legato all'ambigua cricca del The Grove, un camping californiano esclusivo (e ambiguo) per ricchissimi e potenti uomini. I suoi live procedono spediti, almeno fino a quando sua moglie Madeleine (Georgina Haig) muore di cancro. Dopo una lunga assenza, e con gli ascolti a picco, Delroy decide di tornare preparando una puntata speciale in occasione di Halloween, tra medium, sensitivi e teorie dell'occulto. Quando però entra in studio la giovane Lilly (Ingrid Torelli), posseduta, le cose iniziano a precipitare.
Il found footage come espediente
Non definiremmo Late Night with the Devil un film orrorifico nel vero senso della parola. Piuttosto, come avvenuto in Blair Witch Project, e ancora più indietro con Ghostwatch e, addirittura, con La guerra dei mondi via radio di Orson Welles, potremmo definirlo una sorta di (riuscito) esperimento. Un intermezzo horror perfetto per diventare un caso (tant'è). Certo, la paura è un'emozione abbastanza soggettiva, tuttavia pare non esserci mai una ricerca spasmodica del classico canovaccio tipico del genere, asciugando per quanto possibile il tono e, invece, spingendo sulla crescente tensione edificata mediante i personaggi che entrano ed escano dalla scena. Scena concepita e ideata per restare letteralmente intrappolata nello studio di Delroy. Tutto, ricordiamo, quasi in tempo reale rispetto al timing cinematografico.
E tutto, ancora, pensato per culminare in un finale - che non vi riveliamo - centrato rispetto alla brillante sceneggiatura. Sono infatti le parole, più che le immagini, il vero tumulto horror di Late Night With the Devil. In bilico tra umorismo e venature creepy, lo script illumina l'ossessione per il successo, e l'ingannevole falsità della televisione: negli anni Settanta, con l'affermarsi del piccolo schermo, divenuto mezzo sociale e politico, sono fioccati molti Late-Show i quali hanno ricorso ad espedienti più o meno smaccati per vincere la sfida degli ascolti. Cameron e Colin Cairnes, perciò, hanno pianificato al meglio un horror movie ben angolato rispetto all'originalità, invertendo i paradigmi della paura per suscitare, invece, un'inquietante stupore.
Conclusioni
I fratelli Cairnes scrivono e dirigono The Late Night With the Devil, un horror strutturato sul found footage che porta su un altro piano l'originalità del genere. Funziona nell'idea, nella struttura, nell'interpretazione di David Dastmalchian, e funziona poi nella ricerca della sensazione, più vicina all'inquietudine che alla paura tout court. Uno dei casi cinematografici dell'anno. Anche in chiave di marketing. Del resto, oggi il cinema di genere è anche sapiente comunicazione.
Perché ci piace
- L'idea del found footage.
- David Dastmalchian, formidabile.
- Il finale.
- L'originalità.
Cosa non va
- Se volete spaventarvi, qui c'è poco horror.