Dieci anni sono passati da quella notte del 6 aprile 2009 durante la quale una scossa di magnitudo 6.3 fece tremare il centro Italia devastando atrocemente la città de L'Aquila e la sua provincia. In concomitanza con questa triste ricorrenza Rai Fiction e IdeaCinema hanno deciso di presentare proprio nel capoluogo abruzzese la loro nuova fiction in coproduzione che è stata diretta da Marco Risi e di cui ci accingiamo a parlare in questa recensione di L'Aquila - Grandi speranze.
I luoghi delle riprese sono proprio quelli più colpiti dal sisma (qui potete vedere le nostre foto della presentazione della serie a L'Aquila), ovvero la zona rossa e le sue case in macerie che, tetre e suggestive, portano i segni di una disgrazia che difficilmente si può dimenticare e che ha segnato duramente e permanentemente gli Aquilani.
La serie si pone il difficile e ambizioso compito di raccontare una storia di resilienza e riconquista.
Nella trama il post disastro
La trama di L'Aquila - Grandi speranze è ambientata un anno e mezzo dopo quella terribile notte di tragedia e paura, raccontando le vicende di chi c'era e ha perso tutto come Franco e Silvia, interpretati da Giorgio Marchesi e Donatella Finocchiaro, ancora impegnati nella disperata ricerca della loro figlia più piccola disparsa la notte del terremoto, oppure di Gianni ed Elena (Giorgio Tirabassi e Valentina Lodovini), genitori di tre figli che hanno preso la coraggiosa decisione di tornare a vivere nel centro de L'Aquila, in quella loro casa tornata finalmente agibile. Non sono solo gli Aquilani ad interessarsi alla ricostruzione, appare ben presto Riccardo De Angelis, costruttore romano interpretato da Luca Barbareschi, che insieme a sua figlia si trasferisce nel capoluogo, rendendo chiari fin da subito i suoi piuttosto loschi interessi. Parallelamente alle vicende degli adulti, ci sono quelle dei ragazzi, giovani adolescenti che cercheranno di riappropriarsi a modo loro di una quotidianità, rendendo vicoli e case distrutte il loro luogo speciale dove poter vivere nuovamente la propria città e quegli spazi che, seppur distrutti, restano familiari per chi li ha vissuti.
Diversi punti di vista narrativi
Un aspetto interessante della fiction L'Aquila - Grandi speranze è di sicuro quello dei due punti di vista narrativi: uno che ci mostra gli adulti, coloro che si fanno carico della ricostruzione effettiva, ma sopratutto affettiva, della città e della quotidianità perduta, l'altro è quello dei ragazzi, che cercano tra le macerie uno spazio tutto loro, vivendo la città come gli adulti non riescono e non possono fare, slegati dalle problematiche concrete ma attanagliati da quelle emotive. Sono infatti loro il motore di questa serie, il punto di vista che ci offrono è di sicuro più fresco e avvincente di quello dei genitori. Questo dualismo tende, quindi, a pendere più su di loro, e allo spettatore quasi dispiace poiché con la loro innocenza e spontaneità questi giovani attori in erba riescono a rendere con enorme e vivida efficacia il dramma vissuto da una città intera.
Un'opinione sui personaggi
Possiamo, come già accennato, dividere i personaggi di L'Aquila - Grandi speranze in due semplici categorie: gli adulti, calati pienamente nel contesto della ricostruzione e i ragazzi, che vivono la città a modo loro, riprendendosi spazi che si credono perduti, riempiendoli della loro presenza e quindi nuovamente di vita. È proprio questo l'elemento che più degli altri funziona, le vicende quotidiane di un gruppo di adolescenti finiscono per essere permeate in ogni loro aspetto dall'ombra del trauma vissuto e questo traspare nei dialoghi, nei gesti e in quella disperata voglia di normalità che trasmettono. Un plauso va quindi ai giovanissimi attori che con la loro interpretazione, certo imperfetta ma fresca e spontanea, riescono a risollevare le sorti di una fiction che per diversi aspetti non ci ha pienamente convinto. Sono infatti gli adulti a dare l'impronta meno forte alla serie, almeno nel primo episodio che ci è stato mostrato: la narrazione delle loro vicende e dei loro dolori ci è sembrata a tratti stereotipata e incongruente, non riuscendo a raccontare a pieno una realtà pesante come quella degli aquilani.
Una serie per non dimenticare
L'intento dichiarato di questa serie è quello di riportare l'attenzione mediatica sulla difficile situazione in cui ancora versano la città de L'Aquila e i suoi abitanti . Di certo in questo può centrare l'obiettivo, perché proprio come per i protagonisti della fiction anche per i cittadini del capoluogo abruzzese, a distanza di ben 10 anni, il ricordo di quella notte è ancora un tormento, un dolore che riaffiora alla vista del centro storico ancora orribilmente deturpato. Quello che ci vuole raccontare L'Aquila - Grandi speranze è qualcosa che va oltre tutti i suoi tanti difetti, qualcosa che non dobbiamo dimenticare: L'Aquila e i suoi cittadini stanno ancora lottando ed è responsabilità di ognuno di noi e delle istituzioni che questa lotta non sia solitaria.
Conclusioni
Come già affermato nella recensione di L’Aquila - Grandi Speranze, questa serie ha l’intento di riaccendere l’attenzione sul capoluogo abruzzese e sulle difficili opere di ricostruzione dopo il terremoto che nel 2009 lo aveva devastato. La trama, che si svolge un anno dopo la tragedia, ci offre una rosa di personaggi purtroppo non del tutto riusciti. Solo i più giovani, che vorremmo vedere di più, con il loro modo spontaneo di reagire regalano un punto di vista diverso e fresco, raccontando così la drammatica vicenda in modo tanto semplice quanto efficace.
Perché ci piace
- La suggestiva messa in scena e le inquadrature che tristemente spaziano tra le macerie di una città distrutta.
- L’interpretazione dei giovani attori, fresca ed efficace.
Cosa non va
- I personaggi adulti piatti e a volte stereotipati le cui vicende non riescono a risultare incisive quanto necessario.
- Alcune dinamiche di trama a tratti quasi paradossali.