La vita va così, recensione: una storia di resistenza umana che tocca corde sensibili

Riccardo Milani torna a parlare di temi delicati e preziosi, affidandosi a Virginia Raffaele, Diego Abatantuono e Aldo Baglio. Tuttavia, pecca su tempi narrativi troppo dilatati. Al cinema dal 23 ottobre.

Un'immagine de La vita va così

Nel 2023, alla Festa del Cinema di Roma, iniziava il cammino glorioso di C'è ancora domani di Paola Cortellesi. Quest'anno l'onore di aprire l'evento della Capitale tocca a un autore come Riccardo Milani, che ha già dimostrato di saper parlare al pubblico e promette di farlo ancora con il nuovo lavoro, La vita va così, creando i presupposti per un altro titolo che dalla Festa arriva a conquistare il pubblico.

La Vita Va Cosi Ignazio Giuseppe Loi Virginia Raffaele
Ignazio Loi con Virginia Raffaele

E come il precedente Un mondo a parte, Milani torna a parlare di realtà locali, di provincia, di territori da salvaguardare, ma si sposta da un contesto ambientale suggestivo a un altro ugualmente affascinante, dalle montagne abruzzesi al mare della Sardegna, affidandosi nuovamente a Virginia Raffaele accompagnandola con Diego Abatantuono, Aldo Baglio e un arzillo anziano del posto - Giuseppe Ignazio Loi - che dimostra fin dalle primissime battute di riuscire a bucare lo schermo e conquistare gli spettatori.

La vita e le vacche di Efisio Mulas

La Vita Va Cosi Diego Abatantuono
Diego Abatantuono in una scena del film

Protagonista della storia de La vita va così, sua figura centrale e preponderante, è infatti Efisio Mulas, un anziano pastore solitario del sud della Sardegna, che diventa suo malgrado ultimo baluardo di difesa di un territorio. Siamo al Capodanno del 2000 e una importante azienda milanese decide di costruire un lussuoso resort nella zona, che è impreziosita da una splendida spiaggia, trovandosi la strada spianata e l'entusiasmo locale, se non fosse per un unico piccolo ostacolo: Efisio.

Il pastore rifiuta di vendere, ma per gli incaricati dell'azienda non sarà mai un ostacolo insormontabile e lo tentano con una cifra considerevole. L'uomo, però, continua ad opporre resistenza. E continua a rifiutare anche le successive offerte, crescenti, e le pressioni degli altri abitanti della piccola comunità, per i quali quell'oasi di modernità e cemento rappresenta l'occasione per cambiare vita e avere un lavoro fisso.

L'attenzione di Riccardo Milani per la comunità e i personaggi

Quel che è evidente in La vita va così, che porta avanti in qualche modo il discorso già affrontate nel precedente Un mondo a parte, con un'attenzione alle piccolo comunità locali in cui Riccardo Milani scruta per cercarne l'umanità. Anche in questo caso parte del cast è di attori, e non attori, sardi, scelti per affiancare Virginia Raffaele che interpreta la figlia di Efisio e Diego Abatantuono che si dimostra a fuoco nel dar vita all'imprenditore che mira alla costruzione del resort di lusso. Con loro Aldo Baglio, che porta su schermo il capo cantiere che non ha solo il compito di gestire la costruzione dell'opera, ma anche di convincere il pastore a cedere la propria terra. Accanto a loro, anche Geppi Cucciari, ma non vi anticipiamo il suo ruolo perché la gestione del suo contributo in scrittura ne risentirebbe.

La Vita Va Cosi Riccardo Milani
Il cast de La vita che verrà

E poi c'è lui, Efisio, interpretato appunto da Ignazio Loi, un sardo di 84 anni che porta su schermo una purezza e freschezza che dà il senso stesso alla storia che Riccardo Milani intende raccontarci, che incarna il simbolo di umana resistenza che si ispira a una storia vera, ma parla di tante storie concrete e reali in cui il difficile equilibrio tra salvaguardia e progresso, tra radici e futuro viene messo alla prova.

Tra necessità per il futuro e rispetto del territorio: la scelta difficile de La vita va così

Efisio si trova al centro di un conflitto, o forse possiamo dire che lo rappresenta: da una parte il rispetto doveroso e prezioso per il territorio, le radici, e tutto ciò che comporta sia in termini paesaggistici e naturalistici che puramente culturali; dall'altra la necessità di guardare avanti al futuro, senza che il passato diventi un ostacolo insormontabile. Efisio ha il coraggio di dire no a chi pensa che tutto si possa comprare, ma non deve affrontare solo l'ostilità di chi invece sente dalla sua il potere dei soldi, ma anche di chi lo circonda che a quelle lusinghe vorrebbe cedere, a ragione o meno. Quella de La vita va così è una storia universale, importante da raccontare, che ci fa passar su anche ad alcuni problemi di scrittura che trascinano fin troppo la prima parte, che insistono troppo sull'idea che tutto, in quei luoghi, è immutabile.

La Vita Va Cosi Ph Claudio Iannone
Aldo in una scena del film di Milani

Al netto infatti di un voto che prova a sintetizzare pregi e difetti dell'opera nel complesso, che ci è parsa meno compatta e a fuoco di altre dell'autore e del recente Un mondo a parte, siamo usciti dalla visione del film convinti che sia una storia in grado di parlare al pubblico quanto la precedente, animata da personaggi in cui gli spettatori si potranno riconoscere, da un'umanità che è sempre più chiara, evidente e importante quando ci si allontana da discorsi più generali e astratti e si scende nel particolare di un luogo e delle sue dinamiche uniche e da preservare.

Conclusioni

Meno solido narrativamente di Un mondo a parte, con un ritmo che rende prolissa soprattutto la prima parte, La vita va così conferma però la capacità di Milani di indagare le piccole comunità, il territorio e l'umanità che lo abita. Buca lo schermo Ignazio Loi che interpreta il protagonista Efisio Mulas e tiene testa ai volti noti che lo circondano, ma Virginia Raffaele a Diego Abatantuono e Aldo Baglio. Importante soprattutto parlare del difficile equilibrio tra l'esigenza di guardare avanti e di affidarsi al progresso e quella altrettanto forte di preservare il territorio e le sue peculiarità.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Il protagonista Ignazio Loi, che regge il senso generale del film con il suo deciso e ripetuto "No".
  • Il messaggio e l'attenzione per l'equilibrio tra progresso e tradizione.
  • La composizione del cast, ben distribuita tra volti noti e attori, e non attori, locali...

Cosa non va

  • ... al netto di alcuni squilibri nel modo in cui i personaggi sono usati nell'economia della storia.
  • La ripetitività della situazione messa in piedi, che rende soprattutto la prima parte inutilmente prolissa.