Sorprende La tana (The Burrow in originale), il nuovo corto Pixar che fa parte della serie degli SparkShort. Sorprende per tecnica, perché è il terzo realizzato in animazione tradizionale, una rarità nello studio che da sempre basa la sua attività sulla grafica al computer, e per estetica e valore artistico, perché è adorabile e riesce a trasmettere un calore e senso di confort casalingo che si sposa alla perfezione con le atmosfere natalizie. Il nuovo corto è disponibile su Disney+ da Natale, insieme a Soul che avrebbe dovuto accompagnare anche nel suo cammino in sala, ed è diretto dalla giovanissima Madeline Sharafian, che ci ha parlato delle scelte fatte per la concezione e realizzazione del suo cortometraggio e del lavoro con il suo piccolo team di sviluppo, con la passione e l'entusiasmo che ci capita sempre di scorgere negli artisti che operano nel mondo dell'animazione.
Non è la prima esperienza nel campo dell'animazione per la Sharafian, che ha lavorato per Cartoon Network, è in Pixar dal 2015 dove ha già preso parte a film come Coco, Onward e l'appena annunciato Turning Red di Domee Shi. Si può quindi considerare un pezzo rodato e importante nel complesso ingranaggio dello studio, ma è la prima volta che si trova a dirigere qualcosa. Un impegno nel quale si è lanciata con dedizione e gioia, per il quale è ricorsa a un'idea che le frullava in testa da diversi anni e che mette al centro quello che è un po' il suo animale totem, visto il suo soprannome di rabbit, un personaggio con cui potesse entrare in sintonia.
Storia di un coniglio
Il protagonista de La tana è un adorabile coniglietto, impegnato nella costruzione della sua casetta sotterranea, la tana del titolo. Armato di un progetto essenziale su carta inizia i lavori di scavo, ma si scontra con le altre creature sotterranee che lo mettono al cospetto di due realtà: la prima è che sarà difficile trovare un po' di spazio per starsene tranquillo sottoterra; la seconda è che i suoi nuovi vicini di casa sono molto più abili di lui nella progettazione e costruzioni delle proprie casette. Abilità e competenze di cui il nostro coniglio protagonista potrà avvalersi una volta superate le diffidenze iniziali e accettato il contatto ravvicinato con il prossimo.
Uno studio nello studio
Dal "pensare troppo che può essere un nemico" al "super potere di chiedere aiuto", gli insegnamenti che ci arrivano dal piccolo coniglio de La tana sono stati alla base anche del lavoro fatto dalla Sharafian per raccontarne la storia. Il programma SparkShort è infatti un piccolo "studio all'interno dello studio", un programma indie che ha rievocato le esperienze di lavoro da studentessa della regista, quello fatto per i suoi cortometraggi alla CalArts: sei mesi di tempo per la lavorazione, un team da mettere in piedi con cui potesse essere una gioia lavorare, procedere senza andare in stallo in assenza dell'idea o dell'immagine giusta. "Ho dovuto convincermi a lavorare senza panico" ci ha detto la regista, con l'idea di mettere in piedi un corto rapido e fruibile, "un boccone ricco e concentrato".
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L'importanza dello stile
Si è partiti dagli incantevoli ambienti in cui i personaggi si muovo. "Non si fa così di solito" spiega la Sharafian, "ma è uno SparkShort e potevamo fare come volevamo." L'ispirazione è evidente e palese sin dal primo sguardo e si rifà allo stile di molti libri per ragazzi, da Beatrix Potter a Richard Scarry e Jill Barklem. "Sono sempre stata affascinata, sin da bambina, dalle sezioni aperte" aggiunge per spiegare la scelta di mostrare questo spaccato del sottosuolo in cui muovere i personaggi, fondali ricchissimi di dettagli che sono stati un'ulteriore spinta verso l'animazione 2D: con i tempi produttivi a disposizione, non avrebbero potuto ottenere quella varietà e ricchezza di fondali con la CGI.
Importante la scelta dei colori e del tipo di pennellate, definiti insieme al team e grazie all'apporto dei diversi artisti coinvolti. Lo scopo primario era uno: "Aggiungere un caloroso tono pittorico a disegni digitali." Un obbiettivo decisamente raggiunto a guardare le immagini del corto Pixar e i piccoli ambienti accoglienti in cui il coniglio protagonista si sposta frenetico. Per la prima fase, ogni artista ha lavorato separatamente, per poi confrontare i lavori di tutti e attingere agli aspetti più adatti all'opera finale dalle bozze di ognuno, tra una pennellata perfetta per la terra ed effetti che richiamassero Totoro e i lavori dello Studio Ghibli.
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Il popolo del sottosuolo
Per ottenere il contrasto con sfondi così dettagliati, si è scelto di tenersi sul semplice per le figure dei personaggi. La Sharafian sapeva che non si sarebbe potuta occupare di più di un paio di personaggi, ma col supporto di tutto il gruppo si è riusciti a mettere insieme un cast di animaletti ampio e variegato, tratteggiati con linee essenziali e che potessero creare empatia con il pubblico così come con gli artisti. Una semplicità del tratto che rendesse piacevole il lavoro e tollerasse anche qualche tratto meno preciso, con una palette di colori individuata da subito per ognuno dei personaggi.
Un processo di animazione che è stato anche un piacere, secondo quanto ci racconta la regista: "tutti in Pixar amano il 2D" ci dice, ricordando come tanti artisti dello studio andassero da loro pregandoli di poter contribuire con qualcosa. "Questo corto non sarebbe nemmeno lontanamente così bello se non ci fosse stato l'entusiasmo di un intero reparto dello studio" aggiunge a conferma di una sensazione che traspare guardando i sette minuti scarsi del corto: la gioia di raccontare una storia con passione e voglia di annullare le distanze con il pubblico, il vero valore aggiunto Pixar.
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