Un progetto ambizioso, anzi un sogno realizzato prima del tempo: la costruzione dell'Autostrada del Sole, consegnata due anni prima dei dieci stimati, diventa una miniserie in due puntate dal titolo La strada dritta, in onda su Rai Uno in prima serata lunedì 20 e martedì 21 ottobre. Raccontata in anteprima dal cast capitanato da Ennio Fantastichini, che interpreta l'unico personaggio realmente esistito, l'ingegnere Fedele Cova, la fiction segue le altalenanti vicende che hanno condotto alla realizzazione dell'opera. Tratta dall'omonimo romanzo di Francesco Pinto, scritta da Sandro Petraglia e Fidel Signorile, è diretta da Carmine Elia e coprodotta da Rai Fiction e Cattleya.
Giorgio Marchesi interpreta una sorta di braccio destro del protagonista, Giovanni, mentre Anita Caprioli dà il volto all'architetto Bruna e Carmine Recano all'operaio Gaetano, trasferito da Napoli al nord per sostentare la moglie Angela (Raffaella Rea) e i figli. Valeria Bilello è Maria, una ragazza che desidera diventare sarta. Anche lei, come il resto dei protagonisti, lega le vicende personali a quest'impresa incredibile.
Un progetto ambizioso
"Fiction e intrattenimento - spiega Giancarlo Leone, direttore di Rai Uno - sono le architravi della nuova stagione, che già dà la cifra del lavoro che la Rai sta facendo. Anziché fare scontrare cinema e tv, qui s'incontrano e sono vicini". Il progetto della fiction s'inserisce nella volontà di raccontare grandi storie del passato per dare speranza al futuro. "Se nel 1955 avessi avuto un chilo di mozzarella da portare da Napoli a Milano - aggiunge Francesco Nardella, vicedirettore di Rai Fiction - avrei impiegato due giorni e mezzo e nel frattempo sarebbe diventata ricotta". Un esempio concreto, ma esplicativo, per riassumere in breve il valore dell'Autostrada del Sole e dei pionieri che l'hanno resa possibile: "Cova è uno di quei personaggi che guardano in prospettiva, pensano ai figli e ai nipoti e hanno una visione collettiva". La sfida maggiore? "Siamo orgogliosi - dice Maurizio Tini di Cattleya - di raccontare un modo di reagire alle difficoltà della vita che andrebbe recuperato. In ogni puntata ci sono 400 inquadrature manipolate con effetti visive mentre di norma per la fiction il numero si aggira tra le 30 e le 40. Abbiamo ricostruito anche sequenze complesse come il Po in piena o la creazione di un ponteggio".
Scommessa vinta
"Sembra un'impresa impossibile per il tema refrattario - spiega Sandro Petraglia - ma anche una bella scommessa. Abbiamo raccontato una borghesia capace, un gruppo di ingegneri che ci ricorda Primo Levi, persone che sapevano fare bene le cose e il MOMA ha dedicato anche una mostra all'ingegneria italiana". La realizzazione della fiction, così come quella dell'Autostrada del Sole, è frutto di un lavoro di squadra: "Il rischio di sfociare nel documentario c'era - confessa il regista Carmine Elia - ecco come l'autostrada è diventata un personaggio e Cova me lo sono immaginato come Ulisse, che con furbizia, ma senza guardare al proprio tornaconto, vuole salvare la res publica e ognuno si rimbocca le maniche e fa il suo".
Prova d'attore
Cova, tra luce e ombre, ha rappresentato una sfida notevole per Ennio Fantastichini: "Avevo paura - parole sue - che la sua passione diventasse ossessione. La sua determinazione è quella di portare l'opera fino in fondo ma intanto ha ricevuto anche denunce per gli espropri". Il personaggio gli ricorda le proprie radici: "Mio padre era tornato dalla Russia a piedi, me lo raccontava mia madre, e aveva una voglia di riscatto incredibile". Volitivo, determinato e irremovibile: l'ingegnere lotta con le unghie e con i denti per ottenere i risultati sperati: "Questi "uomini del fare" dormono poco. Il loro è stato un progetto epocale che permette di riflettere per creare un futuro migliore. Insomma questo sguardo all'indietro ci aiuta a guardare avanti". Un grande uomo, comunque, ha bisogno di un team di lavoro valido per portare a termine un'impresa di questo spessore. Ecco, allora, venire in soccorso Giorgio Marchesi: "Uno degli aspetti vincenti è che non ci sono scelte scontate. Il mio personaggio diventa eroe pur essendo un antieroe. Cova, infatti, è un fiume in piena che travolge tutto". Anche a suo avviso la fiction "aiuta a recuperare valori d'altri tempi". Cambio di rotta, invece, per Anita Caprioli: "Di solito i personaggi femminili nelle storie d'epoca sono bidimensionali, mamme e mogli, figlie e studentesse, scollate dall'esperienza del momento. Invece qui c'è una ricerca d'individualità, qualcosa che esisteva realmente. Bruna è un'eccezione, ha potuto studiare e fare esperienza all'estero, veniva da una famiglia benestante".