Presentato prima al Toronto Film Festival, poi alla Festa del Cinema di Roma, arriva ora sulle principali piattaforme on demand: La sfida delle mogli è uno di quei titoli che risentono del periodo che stiamo vivendo e non possono venir proiettati in sala. Eagle Pictures decide di aderire così alla campagna #iorestoacasa mettendo a disposizione un altro titolo in anteprima, dopo Un figlio di nome Erasmus. Questa è la vera storia delle Military Wives, le mogli dei militari impegnati al fronte in varie guerre e missioni di pace. Vivono in comprensori tutti uguali, alloggi per militari, dove ciascuna di loro viene appellata con il grado del marito. Identità femminile annullata e paura, molta paura che l'amato non torni mai più. Sono spesso giovani consorti che sentono terribilmente la mancanza del marito, terrorizzate dal vedere arrivare alla loro porta due uomini vestiti di blu. Significherebbe cattive notizie. Dal 2011 i Military Wives Choirs sono una realtà in tutto il mondo. Peter Cattaneo, il regista di Full Monty, ha raccontato la storia di come è nato il primo. E noi lo abbiamo incontrato per questa intervista alla Festa del Cinema di Roma.
Un film che racconta una storia vera
La sfida delle mogli è un film sulle donne: donne forti che non si arrendono, con un cast fondamentalmente al femminile.
Military Wives è, di base, la drammatizzazione di qualcosa che è realmente accaduto, una storia vera, e di una realtà che tutt'ora esiste. I cori delle mogli dei militari ci sono in tutto il mondo.
Ho visto nei titoli di coda che, tra le varie città in cui è presente un coro, c'è anche Napoli. Ne abbiamo uno anche in Italia, quindi.
Esatto: questi cori di mogli di militari sono nati ovunque, dopo l'esempio del primo, in Gran Bretagna.
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Come hai scelto le canzoni che devono cantare queste donne del coro?
Ho semplicemente cercato di immaginare cosa canterebbe un coro di donne di età diverse. Ho iniziato con dei classici, canzoni leggere. Poi ho pensato che loro dovessero distrarsi, svagarsi. Allora ho inserito delle canzoni del pop inglese, fino all'elettropop. Ho chiesto ai miei figli, per capire cosa ascoltassero da teenagers. Queste canzoni sono i nuovi classici, sono dei cult del pop, canzoni che chiunque, tra il pubblico, può cantare, perché tutti conosciamo quelle canzoni.
Una toccante canzone finale
Nel film poi c'è una canzone originale: chi l'ha scritta?
Esatto, è la canzone per la performance finale, la più importante prova per loro. Nel film, Lisa la scrive. Nella realtà sono stati Robbie Williams e Guy Chambers, che l'hanno scritta e composta. Come accade nel film, le parole sono basate sulle lettere vere che queste mogli hanno ricevuto o hanno scritto ai loro mariti al fronte. Sono parole vere, per questo sono toccanti.
Come li hai scritturati per comporre questa canzone?
Semplicemente, abbiamo contattato più persone per scrivere questa canzone, ma loro due erano così motivati che hanno fatto un ottimo lavoro in brevissimo tempo. L'ho ascoltato ed era fantastico. È andata così.
Un film sulla perdita
C'è una battuta nel film che mi ha colpito: "Noi non possiamo scegliere se essere contro la guerra, noi l'abbiamo sposata".
Sì, l'ho inserita nel film per chiarire subito che volevo evitare una discussione di tipo militaresco all'interno del film. Non mi interessava parlare della guerra, dei militari, dell'Afghanistan o del conflitto, se sia giusto o sbagliato. Ovviamente ho una mia opinione al riguardo, ma il film non parla di questo. È un argomento troppo complicato per inserire un discorso sensato all'interno di una commedia. Questo è un film su alcune persone che si trovano in uno stato di difficoltà psicologica, è un film sull'umanità di queste persone e il loro bisogno di stare insieme, di sentirsi comunità. Per questo ho evitato l'argomento 'guerra'. Non penso di essere qualificato per affrontarlo in modo da aggiungere qualcosa. E nemmeno i personaggi del film lo sono: sarebbero apparsi poco autentici.
Questo è anche un film sulla perdita, sul sentire che qualcuno ti manca tremendamente e sulla paura di perderlo per sempre...
Sì, penso che sia questo che gli dà maggior respiro. Quando per la prima volta ho incontrato queste donne, volevo solo girare un documentario su di loro e sul loro coraggio, che sarebbe stato di esempio per gli altri. Poi ho notato delle similitudini di quando sto lontano da Londra per molto tempo per girare e mia moglie sente la mia mancanza. Ovviamente non è la stessa cosa, non è paragonabile, ma a lei manco. Sentire la mancanza di qualcuno è un sentimento universale e la gente semplicemente trova un modo per andare avanti. C'è chi si trova un lavoretto part time e loro invece hanno fatto questo. Lo trovo meraviglioso.
Un film che parla di coraggio femminile
Il film è anche molto commovente... pensi che sia rivolto solo a un pubblico femminile o che sia rivolto a tutti.
Ho osservato il pubblico alle proiezioni del film alle première del Toronto Film Festival e della Festa del Cinema di Roma. Sono rimasto davvero sorpreso che la gente abbia pianto tanto alla visione del film. E posso confermare che a commuoversi sono state le donne, ma anche gli uomini.
Già, ma in questo momento la posizione che le donne stanno prendendo in tutto il mondo è così forte che fa effetto vedere qualcosa che racconta il loro peculiare coraggio così bene...
Certo, questa è una peculiarità della storia che racconto: sono tutte donne, ma prima di tutto sono degli esseri umani. Naturalmente credo che le donne abbiamo un loro modo molto peculiare per affrontare le cose. E questo penso sia evidente nel film: non si rivolgono a professionisti per avere un supporto, non è un film dai risvolti terapeutici in senso psicologico. Semplicemente loro reagiscono, si uniscono e vanno avanti. Non hanno una fase di diniego, non sono telepatiche, ma vivono la stessa realtà insieme e si capiscono.