In una giornata campale, con l'intera Capitale bloccata per l'allarme meteo (che, almeno nella mattinata, non ha prodotto i danni paventati) Luca Miniero non poteva presentare un film dal tema più emblematico. Con la chiusura di tutti gli istituti scolastici, infatti, il co-protagonista de La scuola più bella del mondo, Christian De Sica, ha avuto buon gioco a dire che "oggi, a Roma, la nostra scuola è l'unica aperta". È proprio l'istruzione, infatti, e in particolare la situazione della scuola italiana, il tema al centro del nuovo film di Miniero; una commedia in cui il regista mette a confronto la realtà di un istituto pubblico meridionale, in cui un Rocco Papaleo svogliato cerca di tenere a bada una classe "difficile", e una prestigiosa scuola toscana, retta da un De Sica preside snob.
Un film con cui il regista napoletano, quindi, prosegue la sua indagine "territoriale", in forma di commedia, sulle diverse realtà sociali del nostro paese; declinandola stavolta sul terreno di un tema spinoso, come quello dell'istruzione, punto nodale delle politiche (e dei tagli) dei molti governi che si sono succeduti negli ultimi decenni. A presentare il film in conferenza stampa, oltre al regista e ai due protagonisti, gli attori Lello Arena e Miriam Leone (rispettivamente preside dell'istituto meridionale, e insegnante di quello toscano) e il produttore Riccardo Tozzi.
La nuova strada di Christian
A introdurre l'incontro, un De Sica che ha spiegato come mai abbia deciso di interpretare, stavolta, un ruolo un po' diverso dal solito. "In effetti non avevo mai fatto un film con tono così", ha detto l'attore romano. "Ne sono molto contento, anche se non rinnego il genere della farsa. Il mio personaggio, stavolta, non è misogino, maleducato o volgare; è competitivo e vigliacco, piuttosto, ma crede nella scuola. I suoi alunni, infatti, sono diligenti, a differenza di quelli dell'altro istituto. Sul set, mi è piaciuta soprattutto la compagnia: di solito, quando uno fa un film è solo col suo personaggio, invece noi non vedevamo l'ora di andare a mangiare insieme... tant'è che sono ingrassato 5 chili! Luca, più che un regista, è grande attore comico, ha una classe e un'eleganza rare. Non ho mai incontrato un regista con tanta classe. Mi è sembrato di vedere un film degli anni '60, con dentro tanto ottimismo. Basta con questi film neri, sempre incazzati! Forse sarà stata anche la vicinanza dei bambini, che sono stati straordinari."
Un'evoluzione, quella di De Sica, che lui dice legata anche all'età. "Non è che posso fare sempre il dongiovanni: un personaggio come quello di un preside, per la mia età, è anche giusto. Però, se ci fosse un nuovo film 'comicarolo' buono, non esiterei a farlo. Per ora, sono contento di aver fatto una cosa diversa. Ora tornerò a teatro, e poi interpreterò un film prodotto da Carlo Cresto-Dina: sarà una storia di amicizia, e non d'amore, tra me una e donna di quarantacinque anni. Una cosa un po' diversa dal solito, quindi. Ma se dovessero richiamarmi per un cinepanettone, tornerei a farlo di corsa".
Geografie scolastiche
Nel film, viene fatto notare, c'è il tema del confronto tra nord e sud del paese, già affrontato dal regista nei grandi successi Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord. "Qui, mi interessava in particolare parlare della scuola", spiega Miniero, "perché questa rivela molto delle caratteristiche dell'Italia: inoltre, possiede in sé già molti aspetti comici. I problemi, in quest'ambito, ci sono sia a nord che a sud, anche se a me piace avere un punto di vista meridionale sulle cose. E' bello notare, comunque, come l'Italia si trovi in una fase in cui la grande speranza la danno i professori: sono loro a dare la scossa, anche se a volte magari perdono motivazione, come il personaggio di Rocco, o ne hanno troppa, come quello di Christian. Gli attori mi piacevano moltissimo proprio per la loro capacità di fare sia la parte comica che quella non comica. È vero, siamo stati benissimo sul set... forse abbiamo anche bevuto un po' troppo".
Il film ha comunque una filosofia ottimista, visto che mostra uno scambio riuscito, anche se difficoltoso. Un buon auspicio, forse, per le nuove generazioni. "Io sono stato in una scuola come quella che si vede nel film", prosegue Miniero. "Vent'anni fa i nostri istituti erano peggiori, anche se c'è ancora un ritardo a livello di conoscenza tecnologica. Quello che il film racconta, soprattutto, è un ritardo nella politica. Credo che la speranza stia in persone come il preside Moscariello, interpretato da Lello Arena: lui, infatti, continua imperterrito a mandare lettere al Presidente della Repubblica, per fargli conoscere le difficoltà del suo istituto. Penso che lo scambio tra ragazzi e professori sia fondamentale, e che ci si debba concentrare sulla motivazione e la formazione dei secondi."
L'aspetto tecnologico, unitamente a quello di una buona guida, è messo in luce anche dallo stesso Arena. "Quotidianamente, a Napoli, vedo ragazzi che chiamerei 2.0: tecnologicamente avanzati, che si procurano su internet tutto ciò che possono avere. Questo è un vantaggio, perché basta mettergli accanto qualcuno che sia in grado di motivarli, che possa far loro strada e spiegar loro come indirizzare questo grande potenziale di conoscenza. Una guida giusta, spesso, fa succedere piccoli miracoli; ma noi avremmo bisogno piuttosto di una continuità, che ancora manca."
De Sica, scherzando, ricorda una battuta di suo padre Vittorio: "Lui diceva che i professori di scuola sono angeli di seconda classe: proprio perché stare vicino ai bambini è un compito faticoso. Lui però era bravissimo in questo. Citava la frase di San Francesco, che diceva 'state buoni se potete': lui invece preferiva dire 'sono 40 anni che mi rompete il cazzo: tacete se potete'. Volevo mettere questa frase nel film, ma Luca non l'ha voluta perché era troppo da cinepanettone".
Il lavoro degli attori
Viene chiesto agli altri interpreti un'impressione sui rispettivi personaggi, e più in generale sul lavoro sul set. "Mi è piaciuto molto tornare a lavorare con Miniero", dice Papaleo, "principalmente per un'affinità nel sentire: quando lavoro con lui sento di essere un po' un suo prolungamento, una sua costola. Il ruolo mi è piaciuto perché ho potuto rappresentare una piccola magagna: parlo di un certo abbandono di speranza nella gente, soprattutto nel meridione, che è la zona che mi sta più a cuore. Sento che questo è un tema importante, che spinge per essere raccontato: non dobbiamo sentirci assolti, ma casomai fare di più, evitare di limitarci a sopravvivere. I bambini sono stati bravissimi: dei piccoli professionisti, che tuttavia hanno mantenuto il loro incanto".
"Siamo diventati noi una piccola scuola", interviene Miriam Leone. "Una scuola vera. Io sono figlia di un professore di liceo, che si è preso tante amarezze per la scuola pubblica. Ma quando c'è fantasia, umanità e impegno, i ragazzi ti seguono: questo è successo anche a noi. I ragazzi ci hanno trasmesso forte l'idea dell'incanto, quella di guardare le cose con meraviglia."
"Io sono felice di stare in un film di cui non mi vergogno", sottolinea Arena. "Uno a volte non è contento di un film che ha fatto, e allora non vede l'ora che smetta di essere visto. Ma i film ormai hanno una vita lunga, e poi i tuoi figli, quando crescono, trovano anche i dvd nascosti negli angoli più remoti degli scaffali. Per questo, bisogna fare film di cui non ci si debba vergognare tempo dopo. Il mio personaggio, in quest'epoca in cui c'è tanta gente che promette cose che non fa, è uno che promette e che fa: non solo, ma si ammala anche nel prendersi cura degli altri. Il nostro è un film fatto da persone perbene, che hanno lavorato con passione".
Memorie personali
Viene infine chiesta, agli attori, qualche parola sui propri, personali ricordi legati al mondo della scuola. "Io, da ragazzino, a scuola ero una pippa", confessa De Sica. "Ho rifatto il primo liceo e mi sono trovato in classe con Carlo Verdone, e lì sono diventato bravo. Per me e Carlo, la scuola è stata una vera accademia di arte drammatica. Poi, all'università sono diventato bravissimo, ero iscritto a Lettere e prendevo tutti 30 e lode... finché non ho deciso di mollare tutto per fare la scuola del night, insieme a Massimo Boldi. Ho fatto prendere un colpo a mio padre, con questa decisione, ma è stata anche la mia fortuna".
"Io andavo a scuola dalle suore", rivela Arena. "Più che ricordarmi io di loro, sono loro che si sono ricordate di me... visto che ero uno dei peggiori allievi che avessero mai avuto! Mi sono fatto perdonare solo recentemente, regalando alla scuola 90.000 volumi. Ho iniziato a recitare lì a 6 anni: ma la cosa terribile era che i più bravi venivano premiati con un bacio da parte di questa vecchia suora. Un incubo."
"Io ho bellissimi ricordi del periodo scolastico", dice la Leone. "Non potevo neanche marinare la scuola, perché mio padre insegnava lì: ero controllata a vista. Ho avuto una grande professoressa di lettere, che si chiamava Grillo: veniva dalla scuola di Danilo Dolci, e aveva un metodo di insegnamento abbastanza alternativo. Con delle piccole trottole di legno facevamo cose incredibili, lì ho capito che con la passione e la volontà si può supplire alle mancanze della scuola".
"Io andavo bene a scuola", rivela infine Papaleo. "Non facevo a botte, avevo ottimi voti, i miei genitori erano contenti. Ho avuto un'infanzia di merda, insomma, da cacasotto: non ho quei ricordi bellissimi di chi ha marinato la scuola o fatto cose proibite. La folgorazione l'ho avuta grazie al mio professore di storia e filosofia: lui ha scalfito questa mia superficialità corta, mi ha emancipato, mettendomi addosso questa curiosità, specie verso la storia e la poesia. Non riesco a scherzare sul tema della scuola: la ritengo un nodo fondamentale della società, la salvezza degli esseri umani."