Recensione Lü Cao Di (2005)

Più di un sorriso ci accompagna nel seguire la vita di questa piccolissima comunità, l'innocente scoperta del mondo esterno, il sorgere di domande su di esso, e la sensazione che resta al termine della visione è di sognante dolcezza.

La scoperta del mondo esterno

Il nostro mondo è zeppo di cose che diamo per scontate; è un enorme puzzle composto da una miriade di pezzi, la maggior parte dei quali passano del tutto inosservati ai nostri occhi.
Ma cosa succede quando uno dei nostri pezzi, per quanto piccolo ed insignificante, finisce in un puzzle diverso?

E' su un evenienza di questo tipo che si basa Lü cao di, film minimale ed etereo, ambientato negli immensi spazi della steppa mongola, dove ogni piccola novità può essere una grande emozione per il piccolo Bilike, che trova una pallina da ping pong e, con altri due amici, Erguotou e Dawa, cerca di trovare il modo per usarla.
E' di adorabile curiosità la reazione dei bambini a questa invasione esterna, e non si può evitare di sorridere nel vedere i diversi giochi che inventano e gli esami che compiono sulla pallina per capirne la natura e la funzione. La loro inutile veglia notturna in attesa che la pallina si illumini (la nonna di Bilike l'ha definita una "perla luminosa"), il loro viaggio a consultare i saggi Lama, la scoperta casuale, tra i disturbi e rumori della tv mal sintonizzata, vinta dal padre di Dawa, dell'esistenza di qualcosa chiamato ping pong, che farebbe della pallina il loro possesso la palla nazionale della Cina.

Il tutto in un'ambientazione suggestiva, in spazi immensi e desolati, fotografati con eleganza e gran senso della profondità, enfatizzati da lunghi silenzi e la quasi totale assenza di musica di accompagnamento.
Sin dalla sequenza iniziale, più di un sorriso sboccia nel seguire la vita di questa piccolissima comunità, la loro innocente scoperta del mondo esterno, il sorgere di domande su di esso, e la sensazione che resta al termine della visione è di sognante dolcezza.

Movieplayer.it

4.0/5