Recensione The Mortician (2010)

L'atmosfera di The Mortician, presentato nella sezione Panorama del Festival di Berlino 2011, contribuisce a dar forma alla spenta monotonia e crudezza della vita del suo protagonista, supportata dall'immersività della terza dimensione, usata per dare profondità alla messa in scena piuttosto che per creare immagini ad effetto.

La routine della morte

L'attività umana e le professioni in cui si è specializzata sono influenzate dal periodo storico e dalle caratteristiche della società in cui gli individui si ritrovano a muoversi. In una società post crisi e drammaticamente colpita dalla bancarotta, con la popolazione divisa in ghetti ed in preda alla violenza delle bande, la figura del coroner acquista importanza e viene caricata di lavoro extra per occuparsi delle viittime degli scontri. Un lavoro che il protagonista di The Mortician porta avanti con attenzione ai dettagli ed una rassicurante routtine, spezzata dall'unica distrazione delle visite ad una prostituta locale di nome Ava (Dana Fuchs).
Una ripetitività interrotta dall'arrivo di un nuovo collaboratore, Noah (E.J. Bonilla), e movimentata dalla consegna di una donna ripescata da un canale col tatuaggio della Venere di Botticelli sul corpo, che risveglia in lui il ricordo della madre, di un ragazzino che chiede ossessivamente di entrare nell'obitorio e di una capobanda che sembra essere sulle tracce di quest'ultimo.

Il protagonista, interpretato da Method Man, ci viene descritto come un uomo morto che vive in una città morente. Di lui seguiamo il percorso che lo porta a venir fuori dall'oscurità che lo attanaglia, compiendo una rinascita emotiva che rimette in moto la sua esistenza incastrata in un ingranaggio che si muove con ripetitività senza tempo.

L'atmosfera, con la sua fotografia livida, contribuisce a dar forma alla spenta monotonia e crudezza della vita dell'uomo, anche supportata dall'immersività della terza dimensione, usata per dare profondità alla messa in scena piuttosto che per creare immagini ad effetto.
The Mortician è infatti girato in 3D stereoscopico e rappresenta uno degli appuntamenti dedicati alla terza dimensione al Festival di Berlino 2011, dove è presentato in anteprima mondiale nell'ambito della sezione Panorama.

Tutti gli elementi che compongono The Mortician di Gareth Maxwell Roberts, però, faticano a comporre un quadro d'insieme coerente e compatto, facendo trapelare una sensazione di indecisione nella linea da seguire per costruire la storia. Infatti alcune immagini forti, alcune sequenze brutali, non sembrano fondersi in modo coerente con altre che cercano di invece comunicare il senso di desolazione dei personaggi, il protagonista in primis.
Questo lascia una sensazione di incompiutezza che non ci permette di considerare il film completamente riuscito, nonostante non manchino alcuni momenti degni di nota e motivi di interesse.

Movieplayer.it

3.0/5