Parola di Dio: tante risposte senza domande

Kiril Serebrennikov prende in prestito il testo teatrale di Marius von Mayenburg e condanna la società con la sua stessa arma: i versetti della Bibbia.

The Student: una scena del film
The Student: una scena del film

"In principio era il Verbo", recita il primo versetto del vangelo di Giovanni: "il verbo era Dio". La religione cattolica fin da principio è affidata quindi alla parola, alle sacre scritture, ai dettami chiusi in una verbosità passata di secolo in secolo fino ad arrivare a noi. Le parole della cristianità sono chiuse in un libro dalla copertina nera pece, una Bibbia tascabile che sta al giovane studente Veniamin come ai suoi compagni sta il telefono cellulare. Alla stregua di ogni adolescente Vienamin cerca la ribellione, ma la sua è una battaglia rovesciata che non ha nulla a che fare con il bisogno di avere più libertà, più spazio di esplorazione. Vienamin vuole al contrario più regole e più chiusura, contraendosi nei versi sacri che inizia a predicare anche tra i suoi amici e familiari. Il suo libricino tascabile dalla copertina nera diventa così il mezzo attraverso il quale passa la sua espressione, imposta e verbalmente violenta all'inizio, pericolosamente estrema alla fine, in un climax ascendente che porta verso la distruzione.

L'integralismo di Veniamin trova lo sgomento di alcuni e la sorda complicità di altri, che per affetto o per semplice rassegnazione chiudono la mente al problema lasciando ad una sola persona il compito di arrestare quel fiume in piena: inizia così una battaglia verbale che Kirill Serebrennikov riporta ossessivamente su schermo, dove i versetti si sovrappongono alle immagini in un lavoro di ricerca che pare quasi un passo di danza tra vedere e ascoltare, tra carta e corpo. La crisi adolescenziale si trasforma così in metafora ossessiva di un mondo malato ed estremo, che fin troppo spesso esprime il suo disagio violentemente attraverso dei principi che crede assoluti, senza alcuna capacità argomentativa. Una declinazione paurosa, fatta di convinzioni e verità incapaci di ascoltare l'altro e il suo punto di vista, anche se quest'ultimo proviene dalla stessa fonte. Il risultato finisce per essere il solitario martirio della dialettica, di fronte ad un progressivo regredire di una società brutale sull'orlo del collasso.

Rendiamo grazie a Dio

The Student: un'immagine tratta dal film
The Student: un'immagine tratta dal film

Nonostante la derivazione teatrale del testo originale, scritto da Marius von Mayenburg, il russo Kirill Serebrennikov riesce a trasformare le parole dell'autore e quelle della Bibbia da un'apparente staticità ad un'occasione di movimento: Parola di Dio, che corre solo apparentemente il rischio di sembrare didascalico, trova al contrario il suo modo di diventare estremamente cinematografico creando una tensione costantemente in crescita, che va di pari passo con la maniacalità del suo protagonista. Veniamin si spoglia e si traveste da scimmia, predica la pace e agisce con la violenza, costruisce croci e smonta camerette: il costante movimento fisico, alimentato dai movimenti di macchina, contrasta così un'immobilità mentale sempre più chiara ed evidente, pronta a nutrirsi dell'omertà di chi invece dovrebbe educare proprio la sua mente. La critica è evidente, e si occupa solo in superficie di estremismo religioso: oltre il velo c'è la perdita di una vera direzione, della capacità dialettica, dei valori che hanno caratterizzato per secoli la società (non solo quella russa a cui si riferisce il regista) e che ora soccombono di fronte ad un nuovo millennio che ha tutte le risposte, ma ha dimenticato come si fanno le domande.

The Student: un'immagine del film
The Student: un'immagine del film

Alfa e Omega

Parola di Dio: un momento del film
Parola di Dio: un momento del film

In questo tragico quadro sociale Serebrennikov inserisce il suo stile, che si declina alla perfezione con il tema trattato: spazi chiusi e fotografia netta, priva di sfumature così come lo è il suo personaggio. Un buio potente contro una luce altrettanto potente, che riesce a filtrare dalle finestre nonostante la volontà di Vienamin di barricarsi al di fuori di un mondo che non riesce ad essere alla sua altezza. Serebrennikov gestisce perfettamente i modi e i tempi del suo personaggio principale, convincente fino all'ultima battaglia e pronto ad essere volontariamente rifiutato dallo spettatore. Si finisce come la sua insegnante di biologia, pronta allo scontro verbale ma sconfitta su ogni fronte, ingoiata dall'ostilità attiva e passiva di chi le sta intorno ed infine inchiodata alla sua croce, un metaforico sacrificio che non salva ma al contrario condanna l'umanità.

Movieplayer.it

3.5/5