Italiano Medio: la grottesca ferocia dell'uomo medio

Al suo esordio cinematografico Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda, confeziona una commedia spietata e feroce, in cui nessuno è esente da difetti e contraddizioni, soprattutto l'italiano medio del titolo, creatura a due facce furba e spregevole.

Star del web da quasi un decennio, Marcello Macchia, noto al pubblico con il soprannome di Maccio Capatonda, può essere considerato di diritto il padre di tutti i videomaker contemporanei, dai The Jackal ai The Pills, colui che per primo ha tracciato il sentiero e usato YouTube non solo per mettersi in mostra, ma soprattutto per raccontare storie. All'inizio creatore di parodie di reality show, poi di finti trailer cinematografici caratterizzati da nomi estrosi, infine autore di webserie di successo come Mario e ideatore di personaggi ormai entrati nell'immaginario collettivo, basti pensare a Padre Maronno, Mariottide o Billy Ballo, Maccio Capatonda ha saputo costruire un suo stile identificabile, premiato dal web.

Per un fruitore bulimico di film, serie tv, videogiochi e televisione come Macchia, che unisce la passione per registi come Stanley Kubrick e Dario Argento a quella per serie animate come I Griffin, sceneggiatore, regista, attore e montatore dei suoi progetti, era dunque naturale pensare di passare al lungometraggio, sfida intrapresa anche da molti comici italiani, che hanno compiuto il rischioso salto dalla televisione al grande schermo.

Italiano Medio, dal web al grande schermo

Italiano medio: Maccio Capatonda in una scena del film
Italiano medio: Maccio Capatonda in una scena del film

A differenza degli altri colleghi però, Capatonda è consapevole del mezzo che usa e, occupandosi a 360° della pellicola, non incorre negli errori che continuano a compiere molti degli altri comici italiani: tratto dall'omonimo corto del 2012, andato in onda per la prima volta all'interno del programma Ma anche no, condotto da Antonello Piroso, Italiano Medio non è un semplice collage delle gag più famose del comico, ma una storia a tutto tondo, con una sua struttura fluida e coerente. Pur non mancando riferimenti al "canone capatondiano" (basti pensare alla gag dell'Uomo che usciva la gente o ai richiami costanti al corto da cui tutto è nato), Italiano Medio è una spietata, dissacrante e a tratti sconfortante parodia della società italiana contemporanea, popolata di figure distorte ed esagerate, che paradossalmente trovano il culmine della loro spregevolezza proprio nella loro versione "media".

Giulio Verme, idealista al 20% e cafone al 2%

Italiano medio: Maccio Capatonda in una scena della commedia
Italiano medio: Maccio Capatonda in una scena della commedia

Protagonista della pellicola è Giulio Verme, interpretato da Capatonda, un idealista che si batte per il rispetto dell'ambiente ma, cercando di essere coerente con le sue idee, si ritrova a fare un lavoro insoddisfacente e a essere compatito perfino dalla sua fidanzata, Franca (Lavinia Longhi). Spinto dall'amico Alfonso (Luigi Luciano) a provare una pasticca che fa abbassare l'utilizzo del suo cervello dal 20 al 2%, Giulio si trasforma in un cafone gretto e senza morale, che passa le sue giornate a guardare i reality, rimorchiare donne e giocare ai videogiochi. A dimostrare l'impronta autoriale della pellicola, il cambiamento del protagonista è sottolineato da un differente uso della fotografia, che passa dai toni grigi del Giulio al 20% a quelli saturi e dopati del Giulio al 2%, con l'aiuto anche di diversi effetti speciali, insoliti per una commedia.

Un pugno in faccia allo spettatore

Popolato da figure inquietanti perché allo stesso tempo esagerate ma verosimili, come il viscido produttore televisivo interpretato da Franco Mari, alias Rupert Sciamenna, o la volgare vicina Sharon (Barbara Tabita), Italiano Medio non risparmia nessuno e manifesta il suo disprezzo sia per gli idealisti puri che per i menefreghisti incorreggibili, mettendo sullo stesso piano calciatori, aspiranti vip, ecoterroristi e giornalisti. Grazie a una folta schiera di personaggi, che sembrano gli eredi diretti di I mostri di Dino Risi, Capatonda esprime il suo disgusto per una società schiava della televisione e dell'eccesso, che non sa più distinguere la vita reale da quella sui social e che si involgarisce sempre di più. A stabilizzare completamente lo spettatore più smaliziato è però la figura dell'italiano medio del titolo: un ibrido furbo e interessato dei due estremi, che ha capito la convenienza del compromesso e ci si trova benissimo, non curandosi delle proprie contraddizioni morali. Uno specchio raggelante, che fa intuire, dopo le risate, che in realtà abbiamo visto noi stessi, e il riflesso non è dei più gradevoli.

Movieplayer.it

3.0/5