La ragazza del mare, recensione del film con Daisy Ridley: l'incredibile storia vera di Trudy Ederle

La recensione di La ragazza del mare, film che racconta l'incredibile ed emozionante storia vera di Trudy Ederle, una delle più grandi sportive di sempre. A interpretarla Daisy Ridley. Su Disney+.

Daisy Ridley è Trudy Ederle in La ragazza del mare

Quando l'Inghilterra stava per giocare la finale degli Europei 2024, gridando per l'ennesima volta il motto "it's going home" (forse sarebbe ora di cambiarlo: è evidente che porti sfortuna), su internet girava il meme del Ken di Ryan Gosling che dice alla Barbie di Margot Robbie come finalmente la nazionale di calcio della terra d'Albione avrebbe vinto il trofeo. Lei prova a dire: "Veramente la squadra femminile l'ha portata a casa nel 2022", lui risponde: "Non interessa a nessuno". Sotto a quel post moltissimi utenti - uomini ovviamente - di tutto il mondo sono d'accordo nel dire che lo sport femminile dovrebbe essere equiparato alle Paralimpiadi, facendo così jackpot di insulti gratuiti. È per questo che film come quello di Joachim Rønning non sono soltanto buon intrattenimento, ma hanno anche una funzione sociale: raccontare storie che sono state ignorate a lungo. O dimenticate. Cerchiamo di capire perché in questa recensione di La ragazza del mare, su Disney+ dal 19 luglio.

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Daisy Ridley è Trudy Ederle in La ragazza del mare

Tratto dall'omonimo libro di Glenn Stout, pubblicato nel 2009, La ragazza del mare è un film sportivo, di quelli fortemente ispiratori. Racconta infatti la storia vera di Trudy Ederle, una delle più grandi nuotatrici mai esistite. Di cui però nessuno si ricorda. Almeno non fuori dagli Stati Uniti. Perché, a differenza di altri colleghi, le sue imprese sono state celebrate molto meno. Finalmente questa pellicola le rende giustizia e può diventare uno di quei titoli che porteranno le future generazioni di bambine (e bambini) a scoprire il nuoto. E soprattutto a sfidare se stessi, anche quando tutti intorno a loro dicono che non sono adatti a fare qualcosa.

È quello che è successo alla stessa Trudy Ederle, interpretata da Daisy Ridley, che, colta da morbillo da piccola, mentre aveva una febbre fortissima che avrebbe potuto ucciderla (e che le danneggiò per sempre l'udito), vide in lontananza una nave in fiamme. Scoprì che la maggior parte delle vittime rimaste a bordo erano donne: non si erano buttate in acqua perché non sapevano nuotare. Da allora lei e la sorella, figlie di immigrati tedeschi, avrebbero fatto di tutto per diventare brave nuotatrici. Impresa che non soltanto portò Trudy a vincere la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Parigi del 1924 nella 4x100 metri stile libero, ma anche a fare qualcosa che prima non era riuscito a nessun'altra donna: attraversare la Manica a nuoto.

La trama di La ragazza del mare: tra storia vera e avventura

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Una scena di La ragazza del mare

La trama di La ragazza del mare quindi parte dagli inizi, dal temperamento ribelle e determinato di una donna nata a New York a inizio '900, terza di sei figli, ma molto avanti rispetto alla sua epoca. Vediamo infatti come le persone più importanti della sua vita siano la sorella maggiore Meg e la madre, che fa di tutto per aiutarla a realizzare il suo sogno, anche se il padre avrebbe preferito che si sposasse con l'erede di un macellaio. Tutti amano un underdog che alla fine vince ed Ederle ha dovuto superare davvero molti ostacoli per riuscire a fare ciò che amava di più, ovvero nuotare.

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Vediamo infatti come, di classe sociale non abbiente e con problemi di udito, non volessero ammetterla nella squadra di nuoto del quartiere. Per riuscirci Ederle ha spalato per mesi il carbone nella caldaia della piscina, prima di unirsi alle atlete. Poi, dopo aver vinto diverse gare regionali e poi nazionali, è arrivata alle Olimpiadi, dove però l'allenatore mandò lei e le sue colleghe praticamente al macello: non le aveva fatte allenare durante il viaggio in nave da New York a Parigi, per non disturbare gli allenamenti della squadra maschile.

Per non parlare della traversata della Manica: costantemente sabotata dal suo allenatore, Jabez Wolffe (un Christopher Eccleston forse mai così odioso), che aveva tentato a sua volta l'impresa per ben 22 volte senza successo, e non sopportava l'idea che una donna potesse riuscire dove lui aveva fallito così tante volte. Insomma, a giudicare dal film, Trudy Ederle era davvero straordinaria, perché è riuscita in un'impresa difficilissima resa ancora più complessa dall'ostilità altrui. Una bella metafora di quanto, molto spesso, le donne debbano faticare il doppio degli uomini per raggiungere gli stessi risultati.

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Trudy Ederle: un'icona non soltanto sportiva

I film sullo sport spesso sono inevitabilmente esaltanti: le imprese fisiche diventano perfetta metafora della vita. E in più sono anche avvincenti da guardare. Il film di Joachim Rønning sa rendere un evento già appassionante di suo in una vera e propria avventura: Trudy Ederle è quasi un'eroina, un simbolo di coraggio, forza e determinazione. Tutto è fatto per emozionare e in alcuni momenti si rischia di scadere nella retorica, ma La ragazza del mare si lascia guardare con piacere, mettendo in luce quella che non è soltanto un'icona sportiva, ma un grande esempio umano.

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Daisy Ridley in La ragazza del mare

Diventata sorda negli anni '40, la campionessa olimpionica si ritirò per insegnare nuoto ai bambini non udenti. Inserita nella International Swimming Hall of Fame nel 1965, è morta a 98 anni, il 30 novembre 2003. Dopo la traversata della Manica fu festeggiata in patria con una parata a New York, il 27 agosto 1926. Quasi cento anni dopo è bello, e bene, ricordare la sua storia: le nuove generazioni sono pronte a riscoprire una figura ammirevole come la sua. A loro, e a noi, al contrario di Ken, interessa molto.

Conclusioni

Come scritto nella recensione di La ragazza del mare, il film di Joachim Rønning racconta la storia vera di Trudy Ederle, campionessa olimpica e prima donna ad attraversare la Manica a nuoto, nel 1926. A interpretarla è Daisy Ridley, che dà al personaggio il carisma necessario. Non soltanto un film sportivo ispiratore, ma anche una testimonianza storica importante: questa atleta straordinaria, a cent'anni dalla sua impresa, è stata dimenticata. Riscoprirla è cosa bella e buona per le nuove generazioni di bambine e bambini. Oltre a essere un film che si lascia guardare con piacere.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.8/5

Perché ci piace

  • La riscoperta di un'icona, non solo sportiva, come Trudy Ederle.
  • Il ritmo incalzante, quasi da film di avventura.
  • Il carisma di Daisy Ridley.

Cosa non va

  • Chi non ama i film sportivi potrebbe non apprezzare.
  • In qualche momento si rischia la retorica, ma il film si riprende subito.