A presentare il suo ultimo film, Le conseguenze dell'amore, già visto all'ultimo festival di Cannes e in uscita in circa ottanta sale italiane il 24 settembre, il regista napoletano Paolo Sorrentino è in ottima compagnia: sono con lui, infatti, i due protagonisti Toni Servillo e Olivia Magnani (nipote dell'indimenticabile Anna) , i 'comprimari' Adriano Giannini e Angela Goodwin, e il produttore Domenico Procacci. Riportiamo qui gli spunti più interessanti:
Per sua stessa definizione il film più che dell'amore parla di amicizia, anche se in maniera forse poco convenzionale...
Paolo Sorrentino: L'amicizia è in effetti uno dei temi che mi interessa di più, anche se ammetto di avere un certo pudore a parlarne e nemmeno io so spiegarmi il perché, ma so che ho più difficoltà a parlarne apertamente rispetto ad altre cose. E' per questo che nel film è un sentimento che rimane sempre sotterrato e affiora solo nell'ultima scena, ma credo sia fondamentale perché più duraturo e meno fuggevole dell'amore.
Il film si basa molto su silenzi e sguardi, in un clima di sensualità appena accennata: quanto è stato difficile trovare il giusto equilibrio? Come è avvenuta la preparazione degli attori?
Paolo Sorrentino: Il film è stato molto facile da realizzare, ed è stato scritto e prodotto molto velocemente. Ci sono state diverse prove con gli attori ma soprattutto sui dialoghi e mai troppo approfondite. I silenzi, ovviamente, non potevamo provarli prima, perché senza la cinepresa non avrebbe avuto senso.
Toni Servillo: Non è facile spiegare come si arriva a preparare un personaggio, non esiste una formula. C'è un tema manifesto, quello della solitudine, un uomo che da otto anni non parla quasi con nessuno e non ha alcun rapporto di tipo personale con nessuno, è naturale, quindi, che questa scelta imponeva una maggiore eloquenza nei gesti, nelle espressioni e negli sguardi. Credo che una delle cose più belle del personaggio di Titta sia come gioca con il pubblico, depistandolo in continuazione e mantenendo così sempre vivo il mistero sul suo personaggio e di conseguenza la curiosità dello spettatore.
Quanto c'è di reale nel personaggio interpretato da Servillo? Quali elementi sono stati presi da fatti di cronaca e quanti provengono da cinema e letteratura?
Paolo Sorrentino: Quello di Titta Di Girolamo è un personaggio antico, uno che ha molto tempo a disposizione, che sa guardarsi intorno e che non si ferma agli aspetti superficiali. E' un personaggio senza immaginazione, un personaggio in continua attesa di un cambiamento, in attesa della morte o forse della vita. D'altronde tutto il film è incentrato sul protagonista e tutti gli altri personaggi sono stati scritti in sua funzione. Prima di scrivere la sceneggiatura ho letto molto e mi sono documentato sulla criminalità organizzata. Il personaggio interpretato da Servillo è in parte un Sindona in piccolo, un personaggio in cui sono presenti elementi di pura fantasia ma anche fatti di cronaca camuffati.
Non ho una cultura cinematografica relativa al noir, amo i romanzi di Simenon, ma non ho voluto girare un film noir, se l'ho fatto è stato in modo inconsapevole.
Il film è ambientato principalmente in un albergo e tutti i protagonisti sembrano quasi essere un'unica famiglia: questo clima di intimità c'era anche durante le riprese?
Toni Servillo: Il clima sul set era molto disteso e allegro anche se il film ospita sentimenti diversi. Sei settimane chiusi in albergo favoriscono la concentrazione, soprattutto considerando che la mia camera era molto simile a quella del film: stesso letto, stessa finestra, stessa atmosfera, è un qualcosa che sicuramente ti aiuta, è quasi metodo Stanislavskij.
Olivia Magnani: Sono d'accordo, anche io penso che il vivere così tanto tempo in un albergo proprio come nel film abbia aiutato la concentrazione e l'immedesimazione.
Adriano Giannini: Per me è stato sicuramente diverso visto che andavo e venivo da Roma e non sono stato sempre presente alle riprese. Con Toni addirittura non avevamo nemmeno mai provato, ma abbiamo girato direttamente, ma anche questo era voluto perché ci ha aiutato a rendere l'impatto del mio personaggio che improvvisamente irrompe nella vita di Titta.
Angela Goodwin: Io avevo letto il copione, avevo provato con Raffaele Pisu, ma quando sono arrivata sul set sono rimasta molto sorpresa di come il mio personaggio era in realtà cambiato, e di come era cambiato il rapporto con suo marito.
Sorrentino e Servillo, questo per voi è il secondo film insieme, cosa ci potete dire di questa vostra affinità?
Toni Servillo: In realtà non saprei spiegare bene cosa ci lega, ma trovo molto bello che il nostro rapporto non si basi esclusivamente sull'amicizia o su rapporti puramente professionali, ma abbiamo un legame molto forte basato sull'ironia e sull'affiatamento. Scherzo sempre con lui dicendo che il giorno in cui volesse passare dall'altra parte della camera lo vorrei a recitare insieme a me ma come comico, visto che ha un talento naturale. Per ora però curerà la regia televisiva del mio spettacolo "Sabato, domenica e lunedì", poi chissà che non si torni a lavorare insieme anche al cinema.