La pittrice e il ladro, la recensione: quando un documentario sembra un’opera di finzione

La recensione de La pittrice e il ladro, documentario che racconta l'incredibile vera storia di amicizia tra la pittrice Barbora Kysilkova e il ladro dei suoi dipinti Karl-Bertil Nordland.

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La pittrice e il ladro: una scena

Iniziamo la nostra recensione de La pittrice e il ladro con una punta di sorpresa, non solo per la storia raccontata in questo film documentario diretto da Benjamin Ree, ma soprattutto per come questa vicenda reale sembri provenire dalla penna di uno sceneggiatore cinematografico. L'unione tra narrativa e messa in scena raggiunge un equilibrio che fa dimenticare allo spettatore di star vedendo un documentario (a ognuno l'opinione se si tratta di un pregio dell'opera o meno) dando vita a un racconto avvincente che parte da un evento particolare per poi voler imbastire un discorso più ampio sul senso di amicizia e sul bisogno di empatia. Vincitore del Premio Speciale della Giuria al Sundance Film Festival 2020 e premiato come miglior film documentario al London Film Festival 2020, La pittrice e il ladro è in sala, per tre giorni dal 2 al 4 novembre, grazie a Wanted Cinema.

Rubare e ritrovare

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La pittrice e il ladro: un momento del documentario

Inizia con un furto la vicenda raccontata e documentata da Benjamin Ree in questo film. Approfittando dell'esposizione dei dipinti della pittrice ceca iperrealista Barbora Kysilkova presso una galleria d'arte di Oslo, due ladri compiono il furto di due opere in piena notte. Le telecamere di sorveglianza catturano il volto dei ladri, ma non riescono a mostrare il destino dei due dipinti. Una volta riconosciuti inizia un processo dove si presenta solo uno dei due: si tratta di Karl-Bertil Nordland, un giovane che viene, tra i banchi dell'aula, avvicinato dalla stessa pittrice. Una promessa: posare per lei quando lui uscirà di prigione. Inizialmente cercando di scoprire che fine abbiano fatto i suoi dipinti, Barbora inizierà a conoscere meglio la personalità di Bertil scoprendo un uomo con un passato traumatico e con un presente in costante ricerca di una felicità che appare distante. Tra i due inizierà un rapporto d'amicizia che proseguirà nel tempo e che affronterà varie difficoltà e cambiamenti, da un furto sul materiale per arrivare a una restituzione intangibile ed emotiva.

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Storie che si incastrano

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La pittrice e il ladro: una foto

Tre anni di riprese e testimonianze da parte del regista per portare sullo schermo una vicenda che sacrifica la dimensione più documentaristica per abbracciarne una più narrativa. Ecco escluse, di conseguenza, le canoniche interviste, gli sguardi verso la macchina da presa, l'intervento e la presenza fisica del regista e della troupe. L'obiettivo della macchina diventa un fantasma che segue silenziosamente la vita di queste due persone, ponendosi un passo indietro e lasciando che il montaggio dia un ritmo preciso al flusso del racconto. Inizialmente diviso in due parti (una per ciascuno dei protagonisti del titolo), il documentario procede intersecando sempre più le vicende personali, eliminando sempre più la separazione tra Barbora e Bertil e diventando racconto di una coppia di amici che, nonostante i momenti di distanza, fanno parte della stessa tela. Procedendo come nella creazione di un quadro, per pennellate che racchiudono intere vicende e l'alternarsi della vicenda tra passato e presente, attraversando i diversi punti di vista, La pittrice e il ladro rende partecipe lo spettatore, costringendolo a unire i pezzi nel corso della visione, ma invitandolo a scoprire con naturalezza.

Cinema dello sguardo

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La pittrice e il ladro: un'immagine

Quanto è importante osservare, quanto sono importanti gli sguardi. Un film come quello di Benjamin Ree sottolinea quest'aspetto attraverso il legame tra Barbora/Bertil e i dipinti originale e l'opera stessa con lo spettatore. Le scene migliori del film hanno a che fare con l'azione dello sguardo, spesso concentrandosi sulle reazioni e le emozioni che proprio gli occhio esprimono. In questo, La pittrice e il ladro si inserisce in un ambito perfettamente cinematografico, facendo suo il linguaggio e la grammatica del medium non solo per narrare, ma anche per parlare il linguaggio delle emozioni. La riflessione dell'arte forse appare un po' troppo diluita nel corso dei 102 minuti (un po' generosi) del film, così come alcune storylines che non sembrano trovare una perfetta conclusione, ma si sprigiona definitivamente nell'ultima inquadratura, perfetto riassunto di una storia che solo ai titoli di coda presenta il proprio conto, dimostrando quanto questa storia vera, atipica e strana ci abbia lasciato qualcosa.

Conclusioni

A conclusione della nostra recensione de La pittrice e il ladro possiamo affermare di essere di fronte a un documentario che usa il linguaggio cinematografico nel migliore dei modi, prediligendo la narrazione e assottigliando i confini tra cinema documentato e fiction. Merito di un materiale interessante che l’occhio di Benjamin Ree riesce a catturare e restituire, anche attraverso un lato emotivo, allo spettatore che si sentirà interessato e anche commosso da questa storia d’amicizia. La durata un po’ generosa e qualche difetto legato al racconto non inficiano la qualità di un’opera che sottolinea la forza dell’arte e il bisogno dei rapporti umani, anche se iniziati nel peggiore dei modi.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • La storia è avvincente e sembra un prodotto di fiction. Invece è tutto vero!
  • Il documentario usa il linguaggio cinematografico al suo meglio, riuscendo a raccontare il tutto in maniera interessante e senza dimenticare le emozioni.
  • Interessanti le riflessioni sull’arte e sui rapporti umani che vengono sprigionati dalla visione, creando un’esperienza totalmente empatica per lo spettatore.

Cosa non va

  • La durata del film a tratti appare generosa, a causa anche di alcuni aspetti narrativi che non sembrano trovare una conclusione definitiva.