Il giovane Luiz è un vero dongiovanni e ha stabilito delle regole chiare da rispettare nelle sue relazioni. Infatti è intenzionato a non impegnarsi in una storia seria e dopo tre mesi decide categoricamente di troncare qualsiasi legame, nel timore che questi possa trasformarsi in qualcosa di più complesso. Vive ancora in casa con la madre sessantottenne e proprio in occasione del compleanno della donna la famiglia riceve una notizia sconvolgente: alla festeggiata infatti rimangono soltanto tre mesi di vita.
Come vi raccontiamo nella recensione de La parte della sposa, Luiz viene posto davanti a un ultimatum e se vuole far parte del testamento dovrà obbligatoriamente esaudire l'ultimo desiderio della genitrice, ovvero quello di sposarsi proprio entro quell'arco di tempo che la separa dalla dipartita. Il protagonista si trova impreparato e nessuna delle sue fiamme, abituate a vivere avventure alla giornata come lui, sembra intenzionata ad accettare la sua improvvisa proposta di nozze. Al punto che Luiz decide di ingaggiare qualcuno che finga di essere la sua promessa sposa: la scelta ricade sull'eccentrica Lina, attrice teatrale che fatica ad arrivare a fine mese ed è abituata a impersonare la parte della fidanzata o della moglie dietro apposito pagamento. Ma durante la convivenza forzata, tra i due nasce un sentimento più vero del previsto...
Questo l'ho già visto
Sarebbe anche simpatico se non sapesse così tanto di già visto, reiterando nei suoi cento minuti di visione una serie di stereotipi ad uso e consumo di un grande pubblico senza troppe pretese, abituato alle classiche svolte romantiche e a quei colpi di scena telefonati atti a traghettare verso il proverbiale lieto-fine.
Sin dal voice-over iniziale, nel quale il protagonista pronuncia le tre regole chiave per non rischiare di innamorarsi, si comprende già dove La parte della sposa sia destinato a infrangersi, ovvero dietro quel sentimentalismo spicciolo che esalta la classica retorica a tema, con un epilogo che non fa altro che confermare la scarsità di idee in fase di sceneggiatura.
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L'amore vince sempre
Il racconto vive infatti su un plot base che va da un punto A a un punto B senza colpo ferire, con qualche sussulto qua e là: ma più che effettive burrasche vi è soltanto un venticello che scuote senza eccessivi scossoni un amore intuibile anche ad uno sguardo meno smaliziato. Le stesse rivelazioni che possono apparire parzialmente inaspettate in realtà erano in realtà facilmente attendibili e ben presto è la noia a fare capolino in questo guazzabuglio di soluzioni fin troppo abusate nel relativo genere.
Perché La parte della sposa paga proprio il suo essere marcatamente derivativo, a cominciare da due personaggi principali imbastiti su prototipi consolidati: lui bellimbusto e latin-lover, lei simpatica e acculturata. La tipica regola degli opposti che si attraggono trova quindi l'ennesima conferma, anche se di effettivo mutamento - dall'una o dall'altra parte - non vi è poi traccia, salvo il presunto ravvedimento di lui che viene finalmente meno ai propri insalubri principi.
Simpatica ma innocua
In un cast popolato per gran parte da figure caricaturali, dalla madre rinvigorita di punto in bianco alla sorella impicciona che intende smascherare Luiz, a spiccare è soprattutto Thati Lopes, fresca e genuina quanto basta per infondere la corretta personalità a Lina, alpha e omega comico dell'intera operazione e assoluta star delle gag più divertenti: basti vederla quando imita il verso di animali notturni durante la gita in campeggio.
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Ma il problema principale de La parte della sposa è il suo vivere appunto di sporadiche fiammate, che cercano di ravvivare una commedia romantica altrimenti scontata e inesorabile nelle sue linee guida, mai capace di far pensare per un attimo che la nascente love-story possa realmente essere messa in discussione.
Conclusioni
Come vi abbiamo raccontato nella recensione de La parte della sposa, questa commedia romantica segue fedelmente tutte le linee guida del filone, risultando ben più che prevedibile nei suoi passaggi chiave e nell'(in)evitabile lieto fine. Nonostante la simpatia della protagonista femminile il risultato è modesto e vive di sussulti che fanno capolino qua e là in una narrazione che non si prende mai rischi, dove il dramma e l'ipotetica carica introspettiva vengono smussati in favore di una scontata farsa in salsa sentimentale.
Perché ci piace
- La protagonista femminile è simpatica ed è al centro delle scene più divertenti.
Cosa non va
- Una sceneggiatura stereotipata che procede banalmente verso il canonico lieto fine.
- Il sentimentalismo cede ad una retorica spiccia.